La fine dello status quo

Anthony M. Quattrone

Lo status quo e le forze dell’antipolitica in America hanno ricevuto una sonora lezione dalle consultazioni elettorali per le primarie presidenziali che si sono tenute il 3 gennaio in Iowa.  Le vittorie del senatore dell’Illinois Barack Obama per i democratici e dell’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee, per i repubblicani, due candidati che esortano un cambiamento radicale della politica in America, hanno mandato segnali chiari ai difensori dello status quo in entrambi i partiti.  Ancora più significativo è la massiccia partecipazione popolare alle consultazioni in questo stato contadino della “middle America”.

I risultati dell’Iowa sorprendono non tanto per il piazzamento dei candidati, che il sondaggio del Des Moines Register del 30 dicembre ha in larga parte previsto, ma piuttosto per la grande partecipazione popolare ai caucus dei due partiti.  Secondo il New York Times del 4 gennaio, oltre 239 mila elettori democratici e 115 mila repubblicani hanno votato, superando di gran numero i 125 mila democratici e gli 87 mila repubblicani che hanno partecipato alle consultazioni del 2004.

Fra i democratici, Obama ha ottenuto il 37,6 percento dei consensi, contro circa il 29,8 per l’ex senatore del Nord Carolina, John Edwards, e il 29,4 per la senatrice di New York, Hillary Clinton.  Fra i repubblicani, Huckabee ha ottenuto il consenso del 34,4 percento contro il 25,4 percento per l’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, il 13,4 per l’ex senatore del Tennessee, Fred Thompson, e il 13,2 per il senatore dell’Arizona, John Mc Cain.  L’ex sindaco di New York, Rudi Giuliani, ha raccolto solo il 3 percento dei consensi repubblicani. A causa della complessità del meccanismo elettorale per i caucus dell’Iowa, i risultati finali andranno confermati fra qualche giorno.

Secondo alcuni osservatori, lo stato dell’Iowa non è rappresentativo dell’America e, pertanto si deve usare prudenza nell’interpretare i risultati delle primarie.  Steven Thomma della McLatchy Newspapers scrive che l’Iowa è uno stato contadino, dove non ci sono minoranze, la popolazione è più bianca della neve, gli studenti completano le scuole superiori in gran numero, la popolazione vive a lungo, e “dove la massima attrattiva epicurea alla fiera statale è lo spiedino di maiale fritto.”  Per Thomma, il “campione Iowa” non rappresenta affatto l’America.  Inoltre, dal 1972, da quando si svolgono i caucus in Iowa, solo due volte i vincitori delle consultazioni in Iowa sono diventati presidenti, come nel caso del democratico Jimmy Carter nel 1976 e del repubblicano e attuale presidente, George W. Bush nel 2000.

Questa volta, tuttavia, i risultati di questo stato contadino “non rappresentativo” potrebbero avere molta più rilevanza che nel passato, specialmente se si aggiunge alla vittoria di Obama in campo democratico la sconfitta di Hillary Clinton ed il successo di John Edwards.  La senatrice di New York è considerata da molti democratici una rappresentante dello status quo, mentre l’ex senatore del Nord Carolina è accreditato, assieme ad Obama, come un altro rappresentante dell’America politica che “vuole svoltare pagina”.  Per il New York Times del 4 gennaio, le vittorie di Huckabee e Obama, con il successo anche di Edwards, scuotono profondamente gli apparati di conservazione nei due partiti maggiori.

Se l’alto numero di elettori sarà confermato anche nelle primarie del New Hampshire che si svolgeranno martedì prossimo, gli strateghi dei due partiti dovranno valutare se si sta sviluppando una nuova traiettoria nella politica americana: quella della rinnovata partecipazione popolare nella politica e il ritorno al voto.  I candidati dello “status quo”, come Hillary Clinton per i democratici e Rudi Giuliani per i repubblicani, dovranno riformulare le strategie elettorali per comprendere come catturare il voto di coloro che ritornano alla politica o che partecipano per la prima volta, e in particolare dovranno cercare come conquistare le simpatie degli indecisi nei loro partiti e di coloro che si definiscono “indipendenti”.

Secondo un rilevamento condotto dalla Associated Press all’entrata dei seggi elettorali in Iowa, oltre la metà dei partecipanti ai caucus democratici indicava il “cambiamento” come il fattore più importante nella loro scelta.  Il sondaggio rilevava anche che oltre il 50 percento dei democratici votavano per la prima volta, e fra questi, Obama ha ottenuto un consenso che superava il 40 percento.  Fra gli elettori “veterani”, Edwards ha ricevuto il 30 percento dei consensi, mentre Obama e Clinton hanno ricevuto circa il 25 percento a testa.  Secondo il New York Times, il 60 percento degli elettori democratici sotto i 25 anni di età hanno votato per Obama, mentre il 45 percento di quelli sopra i 65 hanno votato per Clinton, indicando una potenziale divisione generazionale nel voto democratico.  Fra i repubblicani, secondo il sondaggio della Associated Press la metà degli elettori repubblicani si definivano cristiani evangelici o cristiani “rinati”, e in maggioranza esprimevano consensi per l’ex pastore battista, Mike Huckabee.

Barack Obama ha tenuto un discorso definito “memorabile” dal famoso giornalista del Washington Post e vincitore del premio Pultizer, Bob Woodward, in cui avvisa l’establishment politico di Washington che “stiamo scegliendo la speranza invece della paura, stiamo scegliendo l’unità invece della divisione, e stiamo mandando un potente messaggio che il cambiamento sta arrivando in America”.  John Edwards ha riassunto i risultati dell’Iowa dichiarando che “l’unica cosa che è veramente chiara dai risultati dei caucus di stasera è che lo status quo ha perso, e il cambiamento ha vinto.  I risultati dimostrano che il popolo americano è pronto ad eleggere un presidente che sappia affrontare l’ingordigia delle grandi corporazioni e lottare a favore delle famiglie dei lavoratori, qualcuno che saprà aggiustare un sistema che non funziona a Washington, e che porterà un vero cambiamento nel paese”.

Anche Mike Huckabee, nel discorso dinnanzi ai suoi sostenitori in festa, ha voluto ribadire il concetto del cambiamento in corso nella politica USA, dichiarando che “stasera abbiamo visto una nuova giornata nella politica americana.  Oggi abbiamo dimostrato che la politica americana è ancora nelle mani di persone come voi”.  In un’intervista con Wolf Blitzer della CNN, Huckabee considera la sua vittoria fra i repubblicani, assieme a quella di Obama fra i democratici, ed anche il secondo posto di Edwards fra questi ultimi, come un chiaro messaggio della popolazione dell’Iowa contro lo status quo di Washington.

I candidati democratici ora si preparano al prossimo scontro nel New Hampshire della settimana prossima.  Sarà interessante vedere se i sondaggi cambieranno a seguito della vittoria di Obama in Iowa.  Al momento, l’ultimo sondaggio della CNN, pubblicato il 30 dicembre, indica un vantaggio per la Clinton con il 34 percento, contro il 30 per Obama e il 17 per Edwards.  Al termine delle primarie dell’Iowa, due candidati democratici, i senatori Chris Dodd del Connecticut, e Joseph Biden del Delaware, hanno annunciato ufficialmente il ritiro delle loro candidature, ma non hanno dichiarato se appoggeranno qualcuno dei candidati rimasti in gara.

Lo scontro in casa repubblicana nel New Hampshire sarà particolarmente interessante perchè la vittoria di Huckabee in Iowa viene attribuita in larga parta al consenso che l’ex pastore battista è riuscito a guadagnare fra gli evangelici cristiani, affluiti in massa ai seggi elettorali repubblicani, mentre nel New Hampshire gli evangelici non hanno la stessa rilevanza politica.  Secondo l’ultimo sondaggio della CNN del 30 dicembre, nel New Hampshire McCain e Romney sono primi con un sostanziale pareggio al 29 percento, seguiti da Giuliani al 12 percento, e Huckabee quarto con solamente il 10 percento di gradimento.

Pubblicato sull’Avanti! il 5 gennaio 2008.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.