Per il Wall Street Journal, test elettorale in Iowa non è rappresentativo della nazione.

Anthony M. Quattrone

Le primarie che si svolgeranno fra due giorni in Iowa sono il primo test elettorale ufficiale per le presidenziali USA del 2008. I risultati che saranno dichiarati alla fine degli scrutini del 3 gennaio dovranno essere analizzati con estrema attenzione sia dagli strategisti dei candidati dei due partiti, sia dagli osservatori, perchè i risultati che saranno pubblicizzati, specialmente da parte democratica, potrebbero non riflettere in alcun modo il risultato reale e finale né della consultazione, né saranno necessariamente rappresentativi dell’umore del paese.

Andiamo in ordine. Il sistema delle primarie in Iowa è chiamato caucus, cioè “riunione”. I due partiti adottano due metodi diversi nello svolgimento dei caucus. L’unico elemento in comune fra i due partiti è che gli elettori sono obbligati a presentarsi di persona ad un appuntamento, una “riunione”, al seggio elettorale di quartiere, durante la serata del 3 gennaio, dove possono esprimere il voto. Nel caso dei repubblicani, gli elettori che si presentano al caucus devono solamente scrivere, in privato, il nome del candidato prescelto su di un foglio di carta. I voti sono contati e il partito repubblicano dello stato dell’Iowa dichiara i risultati, con le relative assegnazioni dei delegati che voteranno alla convenzione nazionale il prossimo agosto.

Nel caso dei democratici, il tutto è molto più complesso. Gli elettori si presentano all’appuntamento del 3 gennaio, al caucus di quartiere, per una prima tornata in cui gli elettori si raggruppano, letteralmente, in una parte della sala in cui si svolge la consultazione, assieme agli altri sostenitori del candidato per il quale vogliono votare. Alla fine della prima operazione che dura circa 30 minuti, i candidati che non raggiungono il 15% dei voti dei presenti sono esclusi dalla seconda tornata. Durante la seconda tornata di 30 minuti, si riformano i gruppi, e alla fine del tempo prestabilito, il rappresentante del partito stila un rapporto con le percentuali di voti ottenuti da ciascun candidato nel caucus, determinando il numero di delegati per ciascun candidato da mandare alle votazioni della contea, che si terranno a marzo. I delegati delle contee voteranno in seguito per i delegati statali da mandare alla convenzione nazionale del partito democratico il prossimo agosto. In breve, il risultato del 3 gennaio per i democratici non è necessariamente il risultato finale della consultazione in Iowa.

Un editoriale di John Fund del Wall Street Journal del 31 dicembre critica aspramente la procedura dei caucus in Iowa, e in particolare, il sistema adottato dai democratici, definendolo un sistema poco democratico e poco trasparente, per diversi motivi. Il giornale lamenta che, nel caso dei democratici, il voto non è nemmeno segreto. Quando si deve essere fisicamente presenti in un lato di una sala per dichiarare di appoggiare un candidato, e gli amici e parenti sono da qualche altra parte della sala, si può essere facilmente influenzati, o messi sotto pressione, per cambiare preferenza, molto di più che nel caso delle votazioni segrete.

Il giornale lamenta anche che, nel caso dei caucus, a differenze delle primarie in altri stati, i seggi non sono aperti per l’intera giornata, ma solo per il breve periodo stabilito per la “riunione”. Mentre nelle primarie che si volgono con il voto segreto, l’elettore può presentarsi al seggio durante l’arco di un’intera giornata, e in pochi minuti può esprimere il suo voto e andare via, nel caso dei caucus, la presenza al seggio può richiedere anche due ore, come per le due tornate richieste per i democratici. Il Wall Street Journal critica la mancanza di una procedura che prevedi anche la possibilità di votare in absentia, attraverso la posta o usando altri metodi previsti per le elezioni federali, perchè con i caucus si limita il diritto di voto dei malati e di coloro che per un motivo o per un altro non possono essere presenti.

La procedura per l’identificazione di chi ha il diritto a votare nel caucus lascia molto a desiderare, perchè, secondo il Wall Street Journal, chiunque può presentarsi al seggio, senza un documento di identità, e partecipare al voto, lasciando aperta la possibilità che voteranno in Iowa anche i sostenitori, non residenti, che lavorano per le campagne elettorali dei diversi candidati in gara.

Alcuni analisti fanno osservare che i risultati dei caucus dell’Iowa sono forse più importanti da un punto di vista giornalistico, come primo evento elettorale, più che per la rappresentatività a livello nazionale dei risultati. Dal 1972, da quando si svolgono i caucus in Iowa, solo due volte i vincitori delle consultazioni in Iowa hanno determinato il vincitore delle presidenziali, come nel caso del democratico Jimmy Carter nel 1976 e del repubblicano e attuale presidente, George W. Bush nel 2000.

Nei caucus dell’Iowa tradizionalmente votano solo il 6% di tutti gli elettori. Quest’anno dovrebbero votare circa 125 mila democratici e 90 mila repubblicani. I delegati espressi dallo stato dell’Iowa rappresentano solo il 3% di quelli necessari per vincere le nomine presidenziali nei due partiti. Steven Thomma della McLatchy Newspapers scrive che l’Iowa è uno stato contadino, dove non ci sono minoranze, la popolazione è più bianca della neve, gli studenti completano le scuole superiori in gran numero, la popolazione vive a lungo, e “dove la massima attrattiva epicurea alla fiera statale è lo spiedino di maiale fritto.” Per Thomma, il “campione Iowa” non rappresenta affatto l’America.

Un altro motivo per il quale i primi risultati “ufficiali” che saranno resi noti la sera del 3 gennaio devono essere valutati con estrema prudenza è che i risultati che arriveranno in serata saranno probabilmente solo quelle provenienti dalle zone urbane, mentre per le zone extra urbane, che hanno un numero di delegati significativo, i risultati potrebbero arrivare con notevole ritardo. I seggi sono 1.781 in 99 contee. I candidati che hanno speso più energie nelle zone rurali, come l’ex senatore democratico del Nord Carolina, John Edwards, l’ex governatore repubblicano dell’Arkansas, Mike Huckabee, e l’ex senatore repubblicano del Tennessee, Fred Thompson, potrebbero ricevere consensi tali da stravolgere i primi risultati ufficiali, nonché le prime proiezioni.

Nel frattempo, la maggioranza dei sondaggi continuano a dare un sostanziale pareggio fra la senatrice di New York, Hillary Clinton, il senatore dell’Illinois, Barack Obama, e John Edwards, fra i democratici, e un pareggio fra Mike Huckabee e l’ex governatore del Massachussets, Mitt Romney fra i repubblicani. Solo un sondaggio, condotto fra il 27 e il 30 dicembre per il Des Moines Register, uno dei maggiori giornali dello stato, da un chiaro vantaggio a Obama con il 32 percento, contro il 25 per Clinton, e il 23 per Edwards, fra i democratici. Il giornale da anche un chiaro vantaggio per Huckabee con il 32 percento, contro il 26 per Romney, e il 13 per il senatore dell’Arizona, John McCain.

Pubblicato su Agenzia Radicale il 1 gennaio 2008.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.