Il “change” vincente di Hillary

Anthony M. Quattrone

Le sorprendenti vittorie della senatrice di New York, Hillary Clinton, per i democratici, e del senatore dell’Arizona, John McCain, per i repubblicani nelle primarie dell’8 gennaio nel New Hamphire danno lo spunto per alcune riflessioni sulle traiettorie che si cominciano a intravedere nella campagna elettorale americana. Il fallimento dei sondaggi riguardante il voto democratico nel New Hampshire, il tema del “cambiamento” nello scontro fra la Clinton e il senatore dell’Illinois, Barack Obama, e la strategia dell’ex sindaco di New York, Rudi Giuliani, meritano un’attenta riflessione.

È preoccupante che ben undici sondaggi davano, fino al 7 gennaio, vincente nelle primarie democratiche del New Hampshire Barack Obama, con una media di quasi otto punti percentuali, sulla Clinton. Fra questi sondaggi ci sono anche alcuni svolti da Gallup, Cnn, Cbs News, Zogby per la Reuters, Rasmussen e altri nomi importanti. Il mondo dei sondaggi americani si interroga sul motivo per il quale è incappato nello stesso errore. Sembra che nessuno dei sondaggi avesse seriamente preso in considerazione che circa il venti per cento dei votanti democratici faceva parte degli “indecisi”, che ha, di fatto, scelto per chi votare solo poco prima di entrare nei seggi. Alla presenza di una straordinaria macchina organizzativa, come quella di Hillary Clinton, appoggiata anche dalla struttura ufficiale del Partito democratico nel New Hampshire, si sarebbe dovuto mettere in conto la possibilità di influenzare il voto degli “indecisi”. Infatti, la Clinton ha potuto contare sulla mobilitazione di migliaia di sostenitori e centinaia di autisti che hanno portato gli elettori della propria parte a votare.

La seconda riflessione concerne il tema più impiegato da parte dei democratici, “change”, il cambiamento. Dopo la sonora batosta nel turno elettorale in Iowa, gli strateghi della campagna elettorale della Clinton hanno recepito bene il messaggio che proveniva dall’elettorato in cui si chiede sia il cambiamento, sia la fine dello status quo nella politica a Washington. Attraverso una campagna mediatica precisa, lo staff della Clinton ha ripescato e riutilizzato in grande stile uno slogan già scelto lo scorso luglio dai consulenti della senatrice di New York: “Ready for Change, Ready to Lead” (siamo pronti per il cambiamento, siamo pronti per dirigere). Lo scopo della strategia della Clinton era, ed è, di presentare all’elettorato una visione concreta e realistica del cambiamento, in contrasto con il “sogno” prospettato da Obama. Anche il presidente Bill Clinton, durante vari interventi a sostegno della moglie, ha messo in risalto che il cambiamento proposto da Obama sembra provenire dai libri di fiabe, mentre quanto è proposto da sua moglie, è più concreto e realizzabile. A ribadire la differenza del concetto di “change” fra lei e Obama, la senatrice Clinton ha evidenziato, in un dibattito lo scorso sabato che “le parole non sono azioni” cercando di focalizzare l’attenzione degli elettori sulla concretezza dei suoi programmi e del suo operato politico, rispetto alle proposte e all’attività di Obama.

La terza riflessione riguarda la strategia adottata dal team di Rudi Giuliani. Secondo molti osservatori americani, le idee di Rudi Giuliani e quelle di John McCain, il vincitore fra i repubblicani in Iowa, sono molto simili, e il bacino elettorale repubblicano e indipendente che sostiene i due candidati è, in sostanza, lo stesso. Mentre nel New Hampshire, McCain ha vinto con il 37 percento dei consensi, Giuliani è arrivato solo quarto con il nove per cento, dietro all’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney col 32 per cento, e l’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee e vincitore delle primarie in Iowa, Mike Huckabee, con l’undici per cento. La decisione di Giuliani di non impegnarsi e di non investire fondi nelle primarie in Iowa del 3 gennaio, nel Wyoming il 5 gennaio, e nel New Hampshire l’altro ieri, farebbe parte di una strategia mirante a concentrare tutte le forze dell’ex sindaco di New York sulla conquista degli Stati con il più alto numero di delegati, come la Florida il 29 gennaio, e la California, New York e altri venti stati il 5 febbraio, durante il “Super Tuesday”. In diverse interviste, Giuliani ha cercato di spiegare questa strategia, provando a non offendere gli elettori degli Stati “ignorati”. La strategia di Giuliani è ad alto rischio, ma sembrerebbe basato sull’efficienza del minimo sforzo per il massimo guadagno. Se la scommessa gli andrà bene, dovrebbe trovarsi anche con abbastanza fondi a disposizione per arrivare fino alla Convention che si terrà ai primi di settembre per scegliere il candidato repubblicano alle presidenziali di novembre.

La campagna elettorale americana per le primarie si sta dimostrando pieno di sorprese e risulta particolarmente frizzante. Le prossime settimane, fino al “Super Tuesday” del 5 febbraio, in cui si svolgeranno le primarie in ben 22 stati, saranno decisivi. Soprattutto sarà un periodo in cui il carattere e la personalità del candidato, la sua capacità di attingere a tutta la propria forza interiore, e l’abilità di creare le necessarie alleanze per arrivare fino in fondo avranno una fondamentale importanza. La sorpresa del risultato nel New Hampshire non è la prima, e non sarà l’ultima di questa campagna elettorale.

Pubblicata sull’Avanti! il 10 gennaio 2008.

Undici sondaggi danno Obama in grande vantaggio su Clinton nel New Hampshire.

ANTHONY M. QUATTRONE

Undici sondaggi condotti dopo le primarie in Iowa danno il senatore dell’Illinois, Barack Obama, vincente contro la senatrice di New York, Hillary Clinton, nelle primarie che si svolgeranno martedì 8 gennaio nel New Hampshire.  I margini di vittoria per Obama variano dall’uno percento della Suffolk/WHDH al 13 percento della USA Today/Gallup.  In media, gli undici sondaggi danno la vittoria ad Obama per 7,8 punti percentuali.  Il senatore del Nord Carolina, John Edwards, segue in terza posizione, distaccato in media dalla Clinton di ben 10 punti, e da Obama, sempre in media, di quasi 18.  Nel New Hampshire sono il palio solo 22 dei 4.367 delegati che voteranno nella convenzione nazionale democratica, che si terrà a fine agosto per scegliere il candidato presidente.  Tuttavia, anche se i delegati in palio sono pochi, storicamente è spesso accaduto che il vincitore nel New Hampshire, sia fra i repubblicani, sia fra i democratici, ha vinto in seguito la nomina alla candidatura presidenziale per il suo partito.

Fra i repubblicani la corsa nel New Hampshire, dieci sondaggi consegnano la vittoria al senatore dell’Arizona, John McCain, mentre uno da la vittoria all’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney.  Nei sondaggi che indicano McCain vincente, lo scarto varia da uno a nove punti a favore del senatore dell’Arizona sull’ex governatore del Massachusetts.  Nell’unico sondaggio a favore di Romney, McCain perderebbe con uno scarto di soli tre punti.  L’ex governatore dell’Arkansas e vincitore della gara repubblicana in Iowa, Mike Huckabee otterrebbe, in base alla media degli undici sondaggi, il terzo posto, davanti all’ex sindaco di New York, Rudi Giuliani, che finirebbe solo quarto.  Nel New Hampshire sono il palio solo 24 dei 2.488 delegati che voteranno nella convenzione nazionale repubblicana, che si terrà ad inizio del prossimo settembre per scegliere il candidato presidente.

La Rasmussen ha comunicato il 7 gennaio il risultato dell’unico sondaggio nazionale che si è tenuto, fino a questo momento, dopo le recenti elezioni in Iowa.  Fra i democratici, il vantaggio di 13 punti che Hillary Clinton aveva contro Obama Barack a metà dicembre nel sondaggio nazionale si è assottigliato a soli 4 punti, che è pari al margine d’errore dichiarato dalla casa di rilevamento statistico.  Al 7 gennaio, la Clinton godrebbe del favore del 33 percento degli elettori democratici in America, contro il 29 per Obama, ed il 20 per Edwards.

Fra i repubblicani, il sondaggio nazionale della Rasmussen indica Huckabee al 20 percento, seguito da McCain al 19, Giuliani al 17, Romney al 15, Thompson all’undici percento.  Secondo la Rasmussen, pertanto, Giuliani avrebbe perso il vantaggio che aveva registrato dalla primavera del 2007 fino alle primarie in Iowa del 3 gennaio.  I risultati fra i repubblicani, tuttavia, sono troppo vicini per avere un significato statistico indiscusso perchè, anche in questo caso, il margine di errore è di 4 punti percentuali.

Dopo il test elettorale nel New Hampshire, i candidati di entrambi i partiti partiranno per il Michigan dove il 15 gennaio si svolgeranno le primarie che varranno 128 delegati per i democratici, e 61 per i repubblicani.  Gli ultimi sondaggi svolti in Michigan, che danno ancora la Clinton vincente per un largo margine fra i democratici, e Romney fra i repubblicani per un solo punto, risalgono allo scorso novembre e sono ormai inattendibili.  I risultati del New Hampshire, che saranno resi noti durante la serata di martedì 8 gennaio, avranno sicuramente un riflesso significativo, almeno per quanto riguarda i candidati democratici.

Pubblicato su Agenzia Radicale il 7 gennaio 2008.

Mitt Romney vince fra i repubblicani in Wyoming. Ora si guarda al New Hampshire dove Obama sarebbe in vantaggio su Clinton

ANTHONY M. QUATTRONE

Mitt Romney, l’ex governatore del Massachusetts, ha conquistato la sua prima vittoria elettorale vincendo la tornata elettorale repubblicana in Wyoming, che si è svolta abbastanza in sordina il 5 gennaio.  Il Wyoming, uno stato della regione ovest degli Stati Uniti, ha il record di essere quello con il minor numero di residenti in tutta l’Unione, con meno di 520 mila abitanti.  Il Wyoming avrebbe dovuto nominare 24 delegati per partecipare alla convention repubblicana dove sarà scelto il candidato presidenziale repubblicano, e che si svolgerà nella città di Saint Paul, Minnesota, dall’1 al 4 settembre 2008.  Invece, perchè il partito locale ha deciso di anticipare il “caucus” prima del Super Tuesday (il “super martedì”) del 5 febbraio, in cui si svolgeranno 24 fra le più importanti primarie del paese, la direzione nazionale del partito repubblicano ha deciso di punire il partito statale, riducendo il numero dei suoi delegati alla convention nazionale da 28 a 14.  Nelle consultazioni del 5 gennaio, erano in palio 12 delegati, mentre i rimanenti due delegati saranno scelti durante il congresso del partito del Wyoming che si terrà maggio.

Mitt Romney ha ottenuto 8 dei 12 delegati in palio, mentre l’ex senatore del Tennessee, Fred Thompson ne ha ottenuto 2, e il deputato della California, Duncan Hunter, ne ottenuto uno.  L’ultimo delegato sarà assegnato appena completati gli scrutini, probabilmente durante la giornata del 6 gennaio.

Se si considera che ben 2.488 delegati parteciperanno alla convention repubblicana di settembre, si può capire perchè i candidati presidenziali repubblicani hanno ignorato il Wyoming, che con i suoi 14 delegati rappresenta meno dello 0,6 percento di tutti i delegati repubblicani.

Secondo Leigh Vosler, un delegato repubblicano di Cheyenne, la capitale del Wyoming, Mitt Romney ha vinto “perchè, in primo luogo, ha visitato lo stato e ha fatto la sua campagna elettorale qui, mentre altri candidati ci hanno ignorati.  Inoltre, Mitt Romney è anche la persona giusta per il compito di presidente”.  Mead Gruver dell’Associated Press ricorda che Romney, assieme a tre dei suoi cinque figli, ha visitato il Wyoming ad agosto e novembre, mentre uno dei figli, Josh Romney, è anche il proprietario di un ranch nella parte sudovest dello stato.

Mentre la squadra di Romney tenta di capitalizzare la piccola vittoria in Wyoming, tutti gli osservatori sono ora intenti ad analizzare i possibili effetti dei risultati della consultazione in Iowa sulle primarie che si svolgeranno nel New Hampshire martedì 8 gennaio.

Il sondaggio condotto per la CNN nel New Hampshire il 4 e 5 gennaio, immediatamente dopo le primarie del 3 gennaio in Iowa, danno vincente per i repubblicani il senatore dell’Arizona, John McCain, con il 33 percento, seguito da Mitt Romney con il 27, l’ex sindaco di New York, Rudi Giuliani, con 14 percento, e dal vincitore delle primarie dell’Iowa, l’ex governatore del Arkansas, Mike Huckabee, con l’undici percento.  Un sondaggio della American Research Group (ARG), anch’esso condotto il 4 e 5 gennaio, mette fra un vantaggio significativo fra McCain e Romney, con il primo al 39 percento contro il 25 del secondo.  La ARG indica Huckabee al terzo posto con il 14 percento, e Rudi Giuliani al quarto posto con il 7 percento.

Fra i democratici, il sondaggio della CNN indica che il senatore dell’Illinois, Barack Obama e l’ex senatore del Nord Carolina, John Edwards, hanno guadagnato almeno 3 punti percentuali a testa dopo i favorevoli risultati che hanno ottenuto in Iowa, mentre la senatrice di New York, Hillary Clinton, ne ha perso uno.  Pertanto, secondo le ultime rilevazioni della CNN, nel New Hampshire Hillary Clinton e Barack Obama sono pari al 33 percento, mentre Edwards segue con 20 punti percentuali.  Per il sondaggio della American Reserach Group, invece, Obama avrebbe superato Clinton, con il 38 percento contro il 26, con Edwards terzo con 20 percento.

Un dato rilevante secondo l’ultimo sondaggio della CNN è la “percezione di eleggibilità” che misura l’opinione degli elettori a riguardo della possibilità che il candidato di un partito possa vincere contro il candidato di un altro partito.  Secondo l’ultimo rilevamento della CNN, la “eleggibilità” di Barack Obama ha praticamente raggiunto quella di Hillary Clinton, con il senatore dell’Illinois al 35 percento e l’ex first lady al 36 percento.  Obama dopo la vittoria in Iowa è riuscito, in pratica, a guadagnare ben 13 punti rispetto al rilevamento precedente della CNN, condotto fra il 27 e il 30 dicembre, mentre Hillary Clinton ha perso 9 punti.

Pubblicato su Agenzia Radicale il 6 gennaio 2008.

La fine dello status quo

Anthony M. Quattrone

Lo status quo e le forze dell’antipolitica in America hanno ricevuto una sonora lezione dalle consultazioni elettorali per le primarie presidenziali che si sono tenute il 3 gennaio in Iowa.  Le vittorie del senatore dell’Illinois Barack Obama per i democratici e dell’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee, per i repubblicani, due candidati che esortano un cambiamento radicale della politica in America, hanno mandato segnali chiari ai difensori dello status quo in entrambi i partiti.  Ancora più significativo è la massiccia partecipazione popolare alle consultazioni in questo stato contadino della “middle America”.

I risultati dell’Iowa sorprendono non tanto per il piazzamento dei candidati, che il sondaggio del Des Moines Register del 30 dicembre ha in larga parte previsto, ma piuttosto per la grande partecipazione popolare ai caucus dei due partiti.  Secondo il New York Times del 4 gennaio, oltre 239 mila elettori democratici e 115 mila repubblicani hanno votato, superando di gran numero i 125 mila democratici e gli 87 mila repubblicani che hanno partecipato alle consultazioni del 2004.

Fra i democratici, Obama ha ottenuto il 37,6 percento dei consensi, contro circa il 29,8 per l’ex senatore del Nord Carolina, John Edwards, e il 29,4 per la senatrice di New York, Hillary Clinton.  Fra i repubblicani, Huckabee ha ottenuto il consenso del 34,4 percento contro il 25,4 percento per l’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, il 13,4 per l’ex senatore del Tennessee, Fred Thompson, e il 13,2 per il senatore dell’Arizona, John Mc Cain.  L’ex sindaco di New York, Rudi Giuliani, ha raccolto solo il 3 percento dei consensi repubblicani. A causa della complessità del meccanismo elettorale per i caucus dell’Iowa, i risultati finali andranno confermati fra qualche giorno.

Secondo alcuni osservatori, lo stato dell’Iowa non è rappresentativo dell’America e, pertanto si deve usare prudenza nell’interpretare i risultati delle primarie.  Steven Thomma della McLatchy Newspapers scrive che l’Iowa è uno stato contadino, dove non ci sono minoranze, la popolazione è più bianca della neve, gli studenti completano le scuole superiori in gran numero, la popolazione vive a lungo, e “dove la massima attrattiva epicurea alla fiera statale è lo spiedino di maiale fritto.”  Per Thomma, il “campione Iowa” non rappresenta affatto l’America.  Inoltre, dal 1972, da quando si svolgono i caucus in Iowa, solo due volte i vincitori delle consultazioni in Iowa sono diventati presidenti, come nel caso del democratico Jimmy Carter nel 1976 e del repubblicano e attuale presidente, George W. Bush nel 2000.

Questa volta, tuttavia, i risultati di questo stato contadino “non rappresentativo” potrebbero avere molta più rilevanza che nel passato, specialmente se si aggiunge alla vittoria di Obama in campo democratico la sconfitta di Hillary Clinton ed il successo di John Edwards.  La senatrice di New York è considerata da molti democratici una rappresentante dello status quo, mentre l’ex senatore del Nord Carolina è accreditato, assieme ad Obama, come un altro rappresentante dell’America politica che “vuole svoltare pagina”.  Per il New York Times del 4 gennaio, le vittorie di Huckabee e Obama, con il successo anche di Edwards, scuotono profondamente gli apparati di conservazione nei due partiti maggiori.

Se l’alto numero di elettori sarà confermato anche nelle primarie del New Hampshire che si svolgeranno martedì prossimo, gli strateghi dei due partiti dovranno valutare se si sta sviluppando una nuova traiettoria nella politica americana: quella della rinnovata partecipazione popolare nella politica e il ritorno al voto.  I candidati dello “status quo”, come Hillary Clinton per i democratici e Rudi Giuliani per i repubblicani, dovranno riformulare le strategie elettorali per comprendere come catturare il voto di coloro che ritornano alla politica o che partecipano per la prima volta, e in particolare dovranno cercare come conquistare le simpatie degli indecisi nei loro partiti e di coloro che si definiscono “indipendenti”.

Secondo un rilevamento condotto dalla Associated Press all’entrata dei seggi elettorali in Iowa, oltre la metà dei partecipanti ai caucus democratici indicava il “cambiamento” come il fattore più importante nella loro scelta.  Il sondaggio rilevava anche che oltre il 50 percento dei democratici votavano per la prima volta, e fra questi, Obama ha ottenuto un consenso che superava il 40 percento.  Fra gli elettori “veterani”, Edwards ha ricevuto il 30 percento dei consensi, mentre Obama e Clinton hanno ricevuto circa il 25 percento a testa.  Secondo il New York Times, il 60 percento degli elettori democratici sotto i 25 anni di età hanno votato per Obama, mentre il 45 percento di quelli sopra i 65 hanno votato per Clinton, indicando una potenziale divisione generazionale nel voto democratico.  Fra i repubblicani, secondo il sondaggio della Associated Press la metà degli elettori repubblicani si definivano cristiani evangelici o cristiani “rinati”, e in maggioranza esprimevano consensi per l’ex pastore battista, Mike Huckabee.

Barack Obama ha tenuto un discorso definito “memorabile” dal famoso giornalista del Washington Post e vincitore del premio Pultizer, Bob Woodward, in cui avvisa l’establishment politico di Washington che “stiamo scegliendo la speranza invece della paura, stiamo scegliendo l’unità invece della divisione, e stiamo mandando un potente messaggio che il cambiamento sta arrivando in America”.  John Edwards ha riassunto i risultati dell’Iowa dichiarando che “l’unica cosa che è veramente chiara dai risultati dei caucus di stasera è che lo status quo ha perso, e il cambiamento ha vinto.  I risultati dimostrano che il popolo americano è pronto ad eleggere un presidente che sappia affrontare l’ingordigia delle grandi corporazioni e lottare a favore delle famiglie dei lavoratori, qualcuno che saprà aggiustare un sistema che non funziona a Washington, e che porterà un vero cambiamento nel paese”.

Anche Mike Huckabee, nel discorso dinnanzi ai suoi sostenitori in festa, ha voluto ribadire il concetto del cambiamento in corso nella politica USA, dichiarando che “stasera abbiamo visto una nuova giornata nella politica americana.  Oggi abbiamo dimostrato che la politica americana è ancora nelle mani di persone come voi”.  In un’intervista con Wolf Blitzer della CNN, Huckabee considera la sua vittoria fra i repubblicani, assieme a quella di Obama fra i democratici, ed anche il secondo posto di Edwards fra questi ultimi, come un chiaro messaggio della popolazione dell’Iowa contro lo status quo di Washington.

I candidati democratici ora si preparano al prossimo scontro nel New Hampshire della settimana prossima.  Sarà interessante vedere se i sondaggi cambieranno a seguito della vittoria di Obama in Iowa.  Al momento, l’ultimo sondaggio della CNN, pubblicato il 30 dicembre, indica un vantaggio per la Clinton con il 34 percento, contro il 30 per Obama e il 17 per Edwards.  Al termine delle primarie dell’Iowa, due candidati democratici, i senatori Chris Dodd del Connecticut, e Joseph Biden del Delaware, hanno annunciato ufficialmente il ritiro delle loro candidature, ma non hanno dichiarato se appoggeranno qualcuno dei candidati rimasti in gara.

Lo scontro in casa repubblicana nel New Hampshire sarà particolarmente interessante perchè la vittoria di Huckabee in Iowa viene attribuita in larga parta al consenso che l’ex pastore battista è riuscito a guadagnare fra gli evangelici cristiani, affluiti in massa ai seggi elettorali repubblicani, mentre nel New Hampshire gli evangelici non hanno la stessa rilevanza politica.  Secondo l’ultimo sondaggio della CNN del 30 dicembre, nel New Hampshire McCain e Romney sono primi con un sostanziale pareggio al 29 percento, seguiti da Giuliani al 12 percento, e Huckabee quarto con solamente il 10 percento di gradimento.

Pubblicato sull’Avanti! il 5 gennaio 2008.

Traiettoria verso il cambiamento: Trionfo per Obama per i democratici e Huckabee per i repubblicani

ANTHONY M. QUATTRONE

I risultati delle primarie presidenziali dell’Iowa mandano un messaggio chiaro all’establishment politico americano: il paese vuole il cambiamento.  Il senatore dell’Illinois, Barack Obama, per i democratici e l’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee, hanno trionfato battendo per ampi margini gli avversari dei rispettivi partiti.  Entrambi hanno portato avanti programmi elettorali che mirano al cambiamento dello status quo nella politica americana.

Se si aggiunge anche il secondo posto dell’ex senatore del Nord Carolina, John Edwards, fra i democratici, il quale ha battuto di misura la senatrice di New York, Hillary Clinton, che ha ottenuto solo il terzo posto, i candidati per il cambiamento hanno fatto l’en plein.  Per il New York Times di oggi, le vittorie di Obama e Huckabee scuotono profondamente gli apparati di conservazione nei due partiti maggiori.

I risultati dell’Iowa danno a Barack Obama il 38 percento, Edwards il 30, e Clinton il 29 percento del voto fra i democratici.  I risultati dei repubblicani premiano Mike Huckabee con il 34 percento del voto, seguito dall’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, con il 25 percento, e un pari merito al 13 percento per il senatore dell’Arizona, John McCain, e l’ex senatore del Tennessee, Fred Thompson. E’ da notare che l’ex sindaco di New York, Rudi Giuliani, ha ottenuto solo circa il 4 percento del voto fra gli elettori repubblicani in Iowa.  A causa della complessità del meccanismo elettorale per i caucus dell’Iowa, i risultati finali andranno confermati fra qualche giorno.

Le consultazioni elettorali dell’Iowa sorprendono non tanto per i risultati in termini di voti percentuali, che il sondaggio del Des Moines Register del 30 dicembre ha in larga parte previsto, ma piuttosto per la grande partecipazione popolare ai caucus dei due partiti.  Secondo le proiezioni, circa 221 mila democratici, e 115 mila repubblicani si sono presentati ai seggi elettorali durante una serata gelida, superando le stime che prevedevano un massimo di 125 mila democratici e 90 mila repubblicani.  Secondo molti analisti, Obama e Huckabee hanno beneficiato di questo alto numero di partecipanti perchè hanno ricevuto il voto di moltissimi “nuovi elettori”.  Se l’alto numero di elettori sarà confermato anche nelle primarie del New Hampshire il prossimo 8 gennaio, gli strateghi dei due partiti dovranno comprendere se ci si trova di fronte ad una nuova traiettoria nella politica americana: quella della rinnovata partecipazione popolare nella politica con il ritorno al voto.  I candidati dello “status quo”, come Hillary Clinton per i democratici e Rudi Giuliani per i repubblicani, dovranno riformulare le strategie elettorali per comprendere come catturare il voto di coloro che ritornano alla politica o che partecipano per la prima volta, e in particolare dovranno cercare come conquistare le simpatie degli indecisi nei loro partiti e di coloro che si definiscono “indipendenti”.

Secondo un rilevamento condotto dalla Associated Press all’entrata dei seggi elettorali in Iowa, oltre la metà degli elettori repubblicani si definivano cristiani evangelici o cristiani “rinati”, e in maggioranza esprimevano consensi per l’ex pastore battista, Mike Huckabee.  Lo stesso rilevamento presso i seggi democratici indicava che circa la metà dei democratici poneva il “cambiamento” come il fattore più importante.  Oltre la metà dei partecipanti ai caucus democratici votavano per la prima volta, e Obama ha ottenuto, secondo il rilevamento della Associated Press, oltre il 40% dei “nuovi” voti.  Fra gli elettori “veterani”, Edwards ha ricevuto il 30 percento dei consensi, mentre Obama e Clinton hanno ricevuto circa il 25 percento a testa.  Secondo il New York Times, il 60 percento degli elettori democratici sotto i 25 anni di età hanno votato per Obama, mentre il 45 percento di quelli sopra i 65 hanno votato per Clinton, indicando una potenziale divisione generazionale nel voto democratico.

Barack Obama ha tenuto un discorso definito “memorabile” dal famoso giornalista del Washington Post e vincitore del premio Pultizer, Bob Woodward, in cui avvisa l’establishment politico di Washington che “stiamo scegliendo la speranza invece della paura, stiamo scegliendo l’unità invece della divisione, e stiamo mandando un potente messaggio che il cambiamento sta arrivando in America”.

John Edwards ha riassunto i risultati dell’Iowa dichiarando che “l’unica cosa che è veramente chiaro dai risultati dei caucus di stasera è che lo status quo ha perso, e il cambiamento ha vinto.  I risultati dimostrano che il popolo americano è pronto ad eleggere un presidente che sappia affrontare l’ingordigia delle grandi corporazioni e lottare a favore delle famiglie dei lavoratori, qualcuno che saprà aggiustare un sistema che non funziona a Washington, e che porterà un vero cambiamento nel paese”.

Anche Mike Huckabee, nel discorso dinnanzi ai suoi sostenitori in festa, ha voluto ribadire il concetto del cambiamento in corso nella politica USA, dichiarando che “stasera abbiamo visto una nuova giornata nella politica americana.  Oggi abbiamo dimostrato che la politica americana è ancora nelle mani di persone come voi”.  In un’intervista con Wolf Blitzer della CNN, Huckabee considera la sua vittoria fra i repubblicani, assieme a quella di Obama fra i democratici, ed anche il secondo posto di Edwards fra questi ultimi, come un chiaro messaggio della popolazione dell’Iowa contro lo status quo di Washington.

I candidati democratici ora si preparano per lo scontro nel New Hampshire che si terrà fra quattro giorni.  Sarà interessante vedere se i sondaggi cambieranno a seguito della vittoria di Obama in Iowa.  Al momento, l’ultimo sondaggio della CNN, pubblicato il 30 dicembre, indica un vantaggio per la Clinton con il 34 percento, contro il 30 per Obama e il 17 per Edwards.  Al termine delle primarie dell’Iowa, due candidati democratici, i senatori Chris Dodd del Connecticut, e Joseph Biden del Delaware, hanno annunciato ufficialmente il ritiro delle loro candidature, ma non hanno dichiarato se appoggeranno qualcuno dei candidati rimasti in gara.

Lo scontro in casa repubblicana nel New Hampshire sarà particolarmente interessante perchè la vittoria di Huckabee in Iowa viene attribuita in larga parta al consenso che l’ex pastore battista è riuscito a guadagnare fra gli evangelici cristiani, affluiti in massa ai seggi elettorali repubblicani, ma che nel New Hampshire non hanno la stessa rilevanza politica.  Secondo l’ultimo sondaggio della CNN del 30 dicembre, nel New Hampshire McCain e Romney sono primi con un sostanziale pareggio al 29 percento, seguiti da Giuliani al 12 percento, e Huckabee quarto con solamente il 10 percento di gradimento.

I candidati repubblicani, prima di arrivare nel New Hampshire fra quattro giorni, dovranno scontrarsi anche nel Wyoming il 5 gennaio.  La direzione nazionale del partito repubblicano ha deciso punire il partito del Wyoming, riducendo di metà il numero dei delegati per la convenzione nazionale che si terrà ad agosto, perché la struttura locale del partito ha anticipato il caucus al 5 gennaio, mentre i democratici del Wyoming hanno confermato l’appuntamento dell’8 marzo.  Secondo l’Associated Press, non ci sono sondaggi che indicano chi sono i favoriti fra i repubblicani per i caucus del 5 gennaio. D’altro canto, non sembra che il voto del Wyoming faccia gola a nessuno dei candidati.

Pubblicato su Agenzia Radicale il 4 gennaio 2008.

Per il Wall Street Journal, test elettorale in Iowa non è rappresentativo della nazione.

Anthony M. Quattrone

Le primarie che si svolgeranno fra due giorni in Iowa sono il primo test elettorale ufficiale per le presidenziali USA del 2008. I risultati che saranno dichiarati alla fine degli scrutini del 3 gennaio dovranno essere analizzati con estrema attenzione sia dagli strategisti dei candidati dei due partiti, sia dagli osservatori, perchè i risultati che saranno pubblicizzati, specialmente da parte democratica, potrebbero non riflettere in alcun modo il risultato reale e finale né della consultazione, né saranno necessariamente rappresentativi dell’umore del paese.

Andiamo in ordine. Il sistema delle primarie in Iowa è chiamato caucus, cioè “riunione”. I due partiti adottano due metodi diversi nello svolgimento dei caucus. L’unico elemento in comune fra i due partiti è che gli elettori sono obbligati a presentarsi di persona ad un appuntamento, una “riunione”, al seggio elettorale di quartiere, durante la serata del 3 gennaio, dove possono esprimere il voto. Nel caso dei repubblicani, gli elettori che si presentano al caucus devono solamente scrivere, in privato, il nome del candidato prescelto su di un foglio di carta. I voti sono contati e il partito repubblicano dello stato dell’Iowa dichiara i risultati, con le relative assegnazioni dei delegati che voteranno alla convenzione nazionale il prossimo agosto.

Nel caso dei democratici, il tutto è molto più complesso. Gli elettori si presentano all’appuntamento del 3 gennaio, al caucus di quartiere, per una prima tornata in cui gli elettori si raggruppano, letteralmente, in una parte della sala in cui si svolge la consultazione, assieme agli altri sostenitori del candidato per il quale vogliono votare. Alla fine della prima operazione che dura circa 30 minuti, i candidati che non raggiungono il 15% dei voti dei presenti sono esclusi dalla seconda tornata. Durante la seconda tornata di 30 minuti, si riformano i gruppi, e alla fine del tempo prestabilito, il rappresentante del partito stila un rapporto con le percentuali di voti ottenuti da ciascun candidato nel caucus, determinando il numero di delegati per ciascun candidato da mandare alle votazioni della contea, che si terranno a marzo. I delegati delle contee voteranno in seguito per i delegati statali da mandare alla convenzione nazionale del partito democratico il prossimo agosto. In breve, il risultato del 3 gennaio per i democratici non è necessariamente il risultato finale della consultazione in Iowa.

Un editoriale di John Fund del Wall Street Journal del 31 dicembre critica aspramente la procedura dei caucus in Iowa, e in particolare, il sistema adottato dai democratici, definendolo un sistema poco democratico e poco trasparente, per diversi motivi. Il giornale lamenta che, nel caso dei democratici, il voto non è nemmeno segreto. Quando si deve essere fisicamente presenti in un lato di una sala per dichiarare di appoggiare un candidato, e gli amici e parenti sono da qualche altra parte della sala, si può essere facilmente influenzati, o messi sotto pressione, per cambiare preferenza, molto di più che nel caso delle votazioni segrete.

Il giornale lamenta anche che, nel caso dei caucus, a differenze delle primarie in altri stati, i seggi non sono aperti per l’intera giornata, ma solo per il breve periodo stabilito per la “riunione”. Mentre nelle primarie che si volgono con il voto segreto, l’elettore può presentarsi al seggio durante l’arco di un’intera giornata, e in pochi minuti può esprimere il suo voto e andare via, nel caso dei caucus, la presenza al seggio può richiedere anche due ore, come per le due tornate richieste per i democratici. Il Wall Street Journal critica la mancanza di una procedura che prevedi anche la possibilità di votare in absentia, attraverso la posta o usando altri metodi previsti per le elezioni federali, perchè con i caucus si limita il diritto di voto dei malati e di coloro che per un motivo o per un altro non possono essere presenti.

La procedura per l’identificazione di chi ha il diritto a votare nel caucus lascia molto a desiderare, perchè, secondo il Wall Street Journal, chiunque può presentarsi al seggio, senza un documento di identità, e partecipare al voto, lasciando aperta la possibilità che voteranno in Iowa anche i sostenitori, non residenti, che lavorano per le campagne elettorali dei diversi candidati in gara.

Alcuni analisti fanno osservare che i risultati dei caucus dell’Iowa sono forse più importanti da un punto di vista giornalistico, come primo evento elettorale, più che per la rappresentatività a livello nazionale dei risultati. Dal 1972, da quando si svolgono i caucus in Iowa, solo due volte i vincitori delle consultazioni in Iowa hanno determinato il vincitore delle presidenziali, come nel caso del democratico Jimmy Carter nel 1976 e del repubblicano e attuale presidente, George W. Bush nel 2000.

Nei caucus dell’Iowa tradizionalmente votano solo il 6% di tutti gli elettori. Quest’anno dovrebbero votare circa 125 mila democratici e 90 mila repubblicani. I delegati espressi dallo stato dell’Iowa rappresentano solo il 3% di quelli necessari per vincere le nomine presidenziali nei due partiti. Steven Thomma della McLatchy Newspapers scrive che l’Iowa è uno stato contadino, dove non ci sono minoranze, la popolazione è più bianca della neve, gli studenti completano le scuole superiori in gran numero, la popolazione vive a lungo, e “dove la massima attrattiva epicurea alla fiera statale è lo spiedino di maiale fritto.” Per Thomma, il “campione Iowa” non rappresenta affatto l’America.

Un altro motivo per il quale i primi risultati “ufficiali” che saranno resi noti la sera del 3 gennaio devono essere valutati con estrema prudenza è che i risultati che arriveranno in serata saranno probabilmente solo quelle provenienti dalle zone urbane, mentre per le zone extra urbane, che hanno un numero di delegati significativo, i risultati potrebbero arrivare con notevole ritardo. I seggi sono 1.781 in 99 contee. I candidati che hanno speso più energie nelle zone rurali, come l’ex senatore democratico del Nord Carolina, John Edwards, l’ex governatore repubblicano dell’Arkansas, Mike Huckabee, e l’ex senatore repubblicano del Tennessee, Fred Thompson, potrebbero ricevere consensi tali da stravolgere i primi risultati ufficiali, nonché le prime proiezioni.

Nel frattempo, la maggioranza dei sondaggi continuano a dare un sostanziale pareggio fra la senatrice di New York, Hillary Clinton, il senatore dell’Illinois, Barack Obama, e John Edwards, fra i democratici, e un pareggio fra Mike Huckabee e l’ex governatore del Massachussets, Mitt Romney fra i repubblicani. Solo un sondaggio, condotto fra il 27 e il 30 dicembre per il Des Moines Register, uno dei maggiori giornali dello stato, da un chiaro vantaggio a Obama con il 32 percento, contro il 25 per Clinton, e il 23 per Edwards, fra i democratici. Il giornale da anche un chiaro vantaggio per Huckabee con il 32 percento, contro il 26 per Romney, e il 13 per il senatore dell’Arizona, John McCain.

Pubblicato su Agenzia Radicale il 1 gennaio 2008.