I democratici vincono anche al Congresso
Anthony M. Quattrone
L’America ha scelto il suo presidente: sarà il senatore democratico dell’Illinois, Barack Hussein Obama, a guidare gli Stati Uniti per i prossimi quattro anni, forte del consenso popolare in patria, e della simpatia di tante persone in ogni parte del globo. Le elezioni del 2008 saranno ricordate non solo come le più costose nella storia degli Stati Uniti, con oltre un miliardo e mezzo di dollari spesi dai due partiti e dai diversi candidati durante le primarie e la fase finale delle presidenziali, ma anche perchè sono le prime che hanno coinvolto in modo totale l’intera comunità mondiale, sia per i possibili risvolti che la politica presidenziale americana possa avere sulle relazioni internazionali, sia per l’immediatezza delle notizie provenienti dall’America.
L’elezione di Obama va incontro al desiderio espresso dall’opinione pubblica internazionale affinché l’America scelga la discontinuità nei confronti dell’interventismo unilaterale, della guerra preventiva, e dello stradominio delle corporazioni, indirizzando invece la sua politica verso la condivisione e il dialogo, in un contesto di una leadership morale ed etica, che mette l’uomo, e non gli interessi economici, al centro dell’azione politica. La politica di Obama, come è stata prospettata durante i 21 mesi di campagna elettorale, è una combinazione di idealismo progressista, tipicamente americano, abbinato ad un profondo senso di realismo per quanto riguarda i problemi dell’economica, i temi legati all’approvvigionamento delle fonti di energia, e i pericoli derivanti dalla costante minaccia posta dal terrorismo mondiale. La vittoria di Obama è anche quella del sogno americano, non solo per quello che il presidente in pectore propone, ma anche perchè lui stesso è la dimostrazione della vitalità, del dinamismo, e dell’apertura della società americana. Il discorso di concessione della vittoria, fatta da McCain poco dopo le 5 del mattino (ora italiana), è anch’esso la dimostrazione che l’America è pronta al cambiamento: McCain ha messo in risalto non solo il momento storico caratterizzato dalla vittoria per la presidenza di un nero, ma anche la grande capacità di Obama di ispirare milioni di americani, e gli ha promesso l’appoggio incondizionato per unire il paese per superare tutte le difficoltà del momento.
La vittoria di Obama, prima contro la senatrice di New York, Hillary Clinton, per la nomina a candidato presidenziale democratico, e poi contro McCain, per la presidenza, conferma la volontà degli americani di svoltare pagina, di non prestar fede più al paradigma secondo il quale “quello che va bene per il business, le imprese, va bene per l’America”. Nel discorso che ha tenuto dinnanzi alla folla festante radunata al Grant Park di Chicago, Obama ha sottolineato che l’America ha scelto che non si dovrà più misurare la qualità della vita in termini di dividendi trimestrali da pagare agli azionisti, ma in termini di benessere totale per i suoi cittadini, in termini di pari opportunità, di qualità delle scuole, di accesso ad un sistema sanitario efficiente e abbordabile per tutti gli americani, e di nuova attenzione per i temi dell’energia e dell’ambiente. Obama ha sottolineato la necessità di unire il paese per permettere agli americani di “riappropriarsi del sogno americano”. Leggi tutto l’articolo!