A meno di un anno dalle primarie gli States sognano la sfida stellare tra Hillary Clinton e Rudi Giuliani
Anthony M. Quattrone
Le elezioni presidenziali americane non sono solo la procedura istituzionale per decidere chi dovrà governare il paese per quattro anni, ma forse sono anche l’evento di più grossa rilevanza mediatica, che, negli USA, forse supera anche il Superbowl, la finale di football americano. Il Superbowl è così importante e seguito, che anche il presidente degli Stati Uniti non esita a spostare di qualche giorno il discorso sullo Stato dell’Unione, che si tiene proprio a fine gennaio come il Superbowl, per evitare sovrapposizioni di palinsesto televisivo, che lo vedrebbe sicuramente perdente, in termini di audience, rispetto alla partita dell’anno.
Le elezioni Presidenziali del 2008 si stanno già presentando come il “Superbowl” delle elezioni americane di tutti i tempi. Secondo il presidente della Commissione Elettorale Federale, Michael Toner, queste elezioni saranno le più costose in assoluto della storia americana. Toner stima che costeranno almeno un miliardo di dollari e se un candidato per le primarie vuole essere seriamente preso in considerazione, dovrà raccogliere almeno 100 milioni di dollari entro la fine del 2007, per condurre la battaglia per la nomination del suo partito. Secondo Toner, i costi per le presidenziali americane sono più che raddoppiati nell’arco di otto anni.
Manca poco meno di un anno dall’inizio delle primarie per scegliere i candidati per i due partiti. Volendo continuare una comparazione fra elezioni e Superbowl, l’immaginazione porta subito ad una sfida fra due stelle nel firmamento politico americano – Hillary Clinton, per i democratici e Rudi Giuliani, per i repubblicani – una sfida che non si è potuta consumare nel 2000 per il seggio di senatore dello Stato di New York, a causa di una grave malattia che aveva colpito Giuliani, costringendolo al ritiro durante le primarie. Hillary stravinse per 12 punti contro un candidato dell’ultima ora, Rick Lazio, per i repubblicani.
Hillary Clinton, ex first lady dal 1992 al 2000, e moglie del popolarissimo presidente Bill Clinton, è dal 2000 senatore per lo stato di New York; Rudi Giuliani, due volte sindaco di New York, dal 1993 al 2001, e l’indiscusso leader morale della nazione dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001. Hillary contro Rudi, fantapolitica? Forse non tanto. Secondo i maggiori sondaggi dell’ultima settimana, Hillary Clinton batterebbe tutti i candidati democratici per la nomination, staccando addirittura il secondo, il senatore Barack Obama, di ben 20 punti. In campo repubblicano, la corsa è più vicina, con la maggioranza dei sondaggi che danno Giuliani favorito sul senatore John McCain per 6 o 7 punti, staccando tutti gli altri candidati per margini molto alti. Nei sondaggi che raffrontano potenziali candidati democratici contro i repubblicani, Clinton contro Giuliani sortisce un sostanziale pareggio. In breve, non sembrerebbe fantapolitica ipotizzare un “Superbowl” fra questi due giganti.
Il percorso per arrivare alle presidenziali è ancora molto lungo. Clinton e Giuliani hanno annunciato le loro candidature da poco e sono nella delicatissima fase per la raccolta di fondi. Qualche giorno fa, Hillary Clinton ha ospitato a cena a casa sua 70 sostenitori che hanno promesso di raccogliere fra i 250 mila e un milione di dollari a testa per sostenere la sua campagna elettorale. La Clinton sta ora organizzando anche la raccolta di fondi fra sostenitori “medi” che promettono di raccogliere almeno $25.000 a testa. Nel frattempo, secondo il “New York daily news”, Rudi Giuliani sembrerebbe intenzionato a raccogliere fra i 100 e i 125 milioni di dollari attraverso l’aiuto di 250 sostenitori. Giuliani, che ha potuto contare finora sul forte appoggio dei più importanti studi legali e finanziari degli stati di New York, New Jersey, e Connecticut, per la maggior parte dei contributi economici, ha anche iniziato ad “esplorare le miniere d’oro della California”, attraverso un lavoro capillare di contatti con sostenitori pronti a contribuire grosse cifre. Giuliani è, infatti, in California in questi giorni, conducendo un secondo viaggio nel giro di poche settimane.
L’elezione della Clinton o di Giuliani sarebbe un evento storico per l’America perchè entrambi rappresentano una “prima volta”: la Clinton sarebbe la prima donna presidente e Giuliani il primo italo-americano. Nel 2004, ben 54% dell’elettorato era composto da donne, ed attualmente il 51% delle donne americane sono single. Nel censimento del 2000, gli italian-americans erano 15,6 milioni, pari al 5,6% della popolazione. Clinton e Giuliani dovranno sviluppare strategie adeguate per catturare il voto di questi due gruppi, o almeno neutralizzare il potenziale vantaggio che l’altro avrebbe dall’appartenere a uno di questi due gruppi.
Una vittoria della Clinton potrebbe dare un impulso definitivo alla lotta per le pari opportunità e l’uguaglianza fra uomo e donna. I sondaggi indicano che l’80% degli americani non è contrario ad una donna nel ruolo di presidente e “comandante-in-capo” delle forze armate. La vittoria di Giuliani, invece, vedrebbe la rivalsa della comunità degli italiani d’America contro decenni di discriminazioni e di insinuazioni, dove, secondo un sondaggio, il 74% degli americani pensano che la maggior parte degli italo-americani sono associati in qualche modo alla mafia.
Nelle primarie che inizieranno in Iowa agli inizi del prossimo anno, Clinton e Giuliani, se vorranno vincere, dovranno arrivare già con delle alleanze ben consolidate all’interno dei rispettivi partiti democratico e repubblicano. Entrambi candidati sono dei centristi in campo sociale e conservatori in quello economico. Non hanno posizioni molto diverse in politica estera, e, in genere non sembrerebbero molto distanti sui temi etici. La Clinton deve tentare di non perdere la sinistra del proprio partito, così come Giuliani deve tentare di non perdere la destra religiosa. Hillary sembra spostarsi troppo su posizioni care alla destra religiosa, alienando il movimento per i diritti civili. Rudi ha dato dimostrazione di essere tollerante della diversità e aperto al cambiamento sociale, sulla questione gay e sulla ricerca scientifica, alienando così la destra religiosa.
Se vinceranno le nomination per i rispettivi partiti, il Superbowl della politica americana si giocherà probabilmente non sulla politica, ma su chi è considerato più capace di implementarla, su chi è più affidabile. Mancano 11 mesi all’inizio delle primarie. Tanto potrà cambiare nei sondaggi, e l’incognita della guerra in Iraq avrà sicuramente il suo peso sulle preferenze dell’elettorato, così come hanno dimostrato le elezioni del mid-term dello scorso novembre. Ma il Superbowl arriverà, e la scommessa su Hillary Clinton contro Rudi Giuliani è d’obbligo.
Pubblicato sull’Avanti! dell’11 febbraio 2007