Usa, stanotte a Nashville McCain tenta la rimonta

Anthony M. Quattrone

Si terrà stanotte presso la Belmont University, a Nashville, in Tennessee, il secondo dibattito presidenziale fra il candidato repubblicano, il senatore dell’Illinois, John McCain, ed il candidato democratico, il senatore dell’Illinois, Barack Obama. Il formato scelto per questo dibattito, che sarà trasmesso in diretta sia dalla Cnn, sia da SkyTg24, alle 3 di questa notte, sarà quello del “town hall meeting”, dove, oltre ad una serie di domande che saranno fatte dai conduttori della serata, sarà data al pubblico presente in sala, composto di elettori che non hanno ancora deciso per chi voteranno il prossimo novembre, l’opportunità di rivolgere domande direttamente ai due candidati.

La difficile congiuntura economica che attanaglia la finanza americana, la volata in alto del candidato democratico nei sondaggi nazionali, e l’incattivimento della propaganda elettorale, con sempre più attacchi personali e diffusione di dati falsi o poco attendibili, fanno da cornice all’incontro/scontro fra McCain e Obama.

Secondo i maggiori sondaggi americani, Obama conduce su McCain nelle preferenze degli elettori a livello nazionale ed anche in molti degli stati cosiddetti “ballerini”, e potrebbe portarsi a casa ben 353 voti elettorali, superando ampiamente la quota di 270, necessari per vincere le elezioni. Secondo i sondaggi pubblicati domenica dalla Gallup e dalla Rasmussen, Obama conduce per sette punti contro McCain nei sondaggi nazionali. La Gallup ha misurato una preferenza del 50 a 43 percento a favore di Obama fra gli elettori iscritti alle liste elettorali, mentre la Rasmussen ha registrato una preferenza di 51 a 44 percento a favore di Obama fra coloro che più probabilmente andranno a votare il prossimo 4 novembre. I rilevamenti della Gallup e della Rasmussen concordano con tutti i sondaggi nazionali che sono stati pubblicati dal 29 settembre.

Il vantaggio di Obama nei sondaggi nazionali sembrerebbe confermato anche dai rilevamenti fatti in alcuni stati storicamente ballerini, che non hanno una tradizione elettorale a favore di un partito o dell’altro, e che in passato hanno determinato l’elezione del presidente. Dal 1960 ad oggi, infatti, nessun presidente è stato eletto senza aver vinto le consultazioni elettorali in almeno due dei tre più grossi stati tradizionalmente ballerini, valgono a dire, la Florida con 27 voti elettorali, l’Ohio con 20, e la Pennsylvania con 21. In Florida ed in Ohio, Obama conduce, in media, per tre punti nei sondaggi svolti durante l’ultima settimana, mentre in Pennsylvania, conduce, in media, per nove punti. E’ anche significativa la decisione della campagna elettorale di McCain di abbandonare il Michigan, un altro stato ballerino, che vale 17 voti elettorali, perchè, secondo i sondaggi, il distacco a favore di Obama sembrerebbe ormai incolmabile.

L’importanza del dibattito di stasera si può leggere anche dai risultati di uno studio della Quinnipiac University che ha confrontato i dati sulle preferenze elettorali degli elettori in Florida, Ohio, e Pennsylvania prima e dopo il primo dibattito presidenziale, che McCain e Obama hanno tenuto il 26 settembre alla University of Mississippi, a Oxford, Mississippi. Secondo i dati della Quinnipiac University, in Florida la situazione precedente al dibattito vedeva Obama in vantaggio su McCain per 49 a 43, mentre dopo il dibattito, Obama guadagnava altri due punti percentuali salendo a 51, con McCain stabile a 43. In Ohio, Obama è salito da 49 a 50 percento, mentre McCain è rimasto stabile al 42. In Pennsylvania, il dibattito ha portato particolarmente bene a Obama, il quale è salito da un gradimento del 49 percento precedente al confronto con McCain, al 54 percento dopo. In Pennsylvania, McCain ha perso ben quattro punti dopo il dibattito, scendendo dal 43 al 39 percento. Pertanto, il dibattito di stasera potrebbe diventare decisivo affinché McCain possa bloccare la traiettoria ascendente del senatore afro americano.

Il conto dei voti elettorali è ampiamente a favore di Obama. Secondo Real Clear Politics, Obama può contare, in questo momento, su 192 voti sicuri, più 72 abbastanza certi, per un totale di 264. Fra gli stati ballerini, che valgono 111 voti elettorali, l’ampio vantaggio di Obama, negli stati più grossi, potrebbe garantirgli almeno i sei voti necessari per raggiungere quota 270, necessario per diventare presidente.

Secondo molti analisti americani, il vantaggio di Obama in questo momento è, in larga parte, dovuto a due fattori principali. Il primo fattore è relativo alla reazione dell’elettorato durante una grave crisi economica in periodo elettorale: la tradizione vuole che il partito al governo paga le conseguenze alle urne. Il secondo fattore riguarda l’opinione degli elettori su chi dei due candidati è più capace e pronto per guidare il paese nel campo dell’economia, specialmente durante l’attuale crisi finanziaria. Nei sondaggi, McCain è considerato più capace nel campo della sicurezza e nella politica estera, mentre Obama è giudicato più pronto e più vicino alla gente comune nel campo dell’economia.

Alcune affermazioni contraddittorie fatte da McCain e da diversi suoi collaboratori nel corso dell’operazione guidata dal presidente George W. Bush, per fare approvare al Congresso l’enorme misura per il salvataggio dell’economia Usa, sono state evidenziate non solo dalla campagna democratica, ma anche da molti repubblicani. L’intervento statale nell’economia, con la probabile necessità di attingere fondi dalla tassazione dell’americano medio per coprire le spese del piano di salvataggio, non coincide per nulla con le posizioni espresse in tante occasioni dai repubblicani, ed in particolare dal candidato presidente. Da un lato, McCain vorrebbe apparire come colui che è riuscito ad unire il Congresso attorno ad una proposta del presidente Bush, mentre, dall’altro, non vuole essere associato in qualsiasi modo con una proposta che potrebbe causare l’aumento delle tasse. McCain ha necessità di trovare un equilibrio credibile fra le due posizioni, e deve riuscire a convincere l’elettorato sia di destra, sia di centro, che la sua posizione è coerente. Se la destra di mercato abbandona McCain, dopo che la destra religiosa è tornata al suo fianco per merito della governatrice dell’Alaska, Sarah Palin, l’ascesa di Obama potrebbe diventare inarrestabile.

Le accuse rivolte ad Obama da parte della Palin di avere fra le sue amicizie dei terroristi antiamericani, ed il tentativo dei democratici di far sembrare McCain un lacchè delle lobby, incattiviscono l’ambiente e potrebbero avere un effetto boomerang contro di chi lancia accuse infondate. Gli americani comuni, quelli che andranno a votare il prossimo 4 novembre, sono seriamente preoccupati per lo stato dell’economia e per le prospettive future del paese.

Il dibattito di questa notte assume una particolare importanza per McCain che deve inventarsi qualcosa per risalire nei sondaggi. Obama ha, invece, la necessità di chiudere la partita in modo definitivo, convincendo quegli elettori ancora incerti che ha la stoffa per fare il presidente.

Pubblicato sull’Avanti! del 7 ottobre 2008.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.