Anthony M. Quattrone
L’assassinio di Benazir Bhutto potrebbe rimettere in discussione la strategia americana nei confronti del Pakistan. L’America, che affronta da sempre il dibattito al suo interno su come bilanciare il realismo in affari esteri, strettamente basato sugli interessi nazionali americani, e l’idealismo, collegato all’avanzamento della libertà e della democrazia nel mondo, aveva deciso da qualche tempo di fare pressione sul generale Pervez Musharraf affinché quest’ultimo riportasse le libertà democratiche in Pakistan. Il governo americano, spinto sia da parte degli idealisti neoconservatori, sia dai loro cugini idealisti progressisti, ha iniziato diversi anni fa una politica di avvicinamento nei confronti di Benazir Bhutto e di altri membri dell’opposizione pachistana. Il cambio di strategia politica aveva preoccupato non poco gli analisi che aderiscono alla scuola del realismo pragmatico, legato in particolare ad Henry Kissinger, l’ex segretario di stato repubblicano dei governi di Richard Nixon e Gerald Ford. I pragmatici hanno premuto affinché gli Stati Uniti continuassero ad appoggiare il generale Musharraf, per impedire che un vuoto di potere in Pakistan creasse un rifugio per il terrorismo mondiale, e che le armi nucleari pachistane potessero finire in mano ai nemici dell’America. E’ indubbio che l’assassinio della Bhutto ora getta scompiglio fra gli strategisti della politica estera americana, ridando ai realisti pragmatici il vantaggio, preoccupati che il Pakistan possa cadere nell’anarchia.
Secondo il Boston Globe del 28 dicembre, “gli analisti americani speravano che una coalizione che includesse Musharraf ed i partiti dell’opposizione, ed in particolare Benazir Bhutto, potesse garantire al Pakistan una via nuova e moderata, unendo i militari e l’opposizione laica contro l’estremismo islamico, che minaccia gli Stati Uniti e gli interessi occidentali, e che tenta di trascinare il paese nel caos.” L’uccisione della Bhutto mette in dubbio l’attuazione di questo proposito che poteva soddisfare le intenzioni sia dei realisti, sei degli idealisti nel Dipartimento di Stato americano.
La dichiarazione ufficiale del Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, rilasciato il 27 dicembre, si chiude con un appello “idealista” al popolo pachistano, “Ci appelliamo al popolo pachistano, ai leader politici, alla società civile di rimanere calma e lavorare insieme per costruire un futuro più moderato, pacifico, e democratico”. Gli Stati Uniti hanno fornito al Pakistan circa dieci miliardi di dollari in aiuti per combattere il terrorismo dal 2001 ad oggi. Recentemente, il governo americano ha impegnato altri 300 milioni di dollari per assistere il governo di Musharraf per il 2008. Tuttavia, alcune recenti iniziative di Musharraf, fra cui una tregua che ha negoziato con alcune tribù del nordovest, presumibilmente legate ad attività terroristiche antiamericane, la repressione dell’opposizione e del sistema giudiziario, e la recente attuazione dello stato d’emergenza in autunno, hanno creato grosse preoccupazioni nel Congresso americano, inducendo molti legislatori a richiedere porre condizioni su tutti i finanziamenti al governo pachistano.
L’assassinio della Bhutto ha fornito agli elettori americani la possibilità di valutare le opinioni e la preparazione in politica estera dei candidati per le primarie presidenziali americane. Secondo il Washington Post del 29 dicembre, l’ex senatore democratico del Nord Carolina, John Edwards, è risultato il migliore fra i candidati, mentre l’ex governatore repubblicano dell’Arkansas, Mike Huckabee è stato il peggiore. Edwards è riuscito a parlare con Musharraf il 27 dicembre, e lo ha incoraggiato a “continuare sulla strada della democratizzazione, e a permettere ad investigatori internazionali di venire a determinare cosa sia successo, e quali sono i fatti”. Secondo il Washington Post, Edwards ha dato al dittatore pachistano un messaggio chiaro e forte, un tipo di messaggio che dovrebbe ricevere da tutti gli americani.
La senatrice democratica di New York, Hillary Clinton, e il senatore repubblicano dell’Arizona, John McCain, hanno entrambi offerto delle persuasive e convincenti analisi sulla situazione pachistana, esprimendo l’ appoggiato per la democratizzazione del paese. La Clinton, tuttavia, ha citato “il fallimento del regime di Musharraf nel combattere il terrorismo e nel costruire la democrazia” aggiungendo che “è venuta l’ora che gli Stati Uniti si mettano dalla parte della società civile in Pakistan”. McCain ha invece dichiarato che Musharraf può ancora fare molto nella lotta al terrorismo, e va sostenuto, anche se ha fatto alcune cose su cui il senatore dell’Arizona non concorda, come la tregua con le tribù del nordovest e la dichiarazione dello stato d’emergenza.
Secondo il Washington Post, l’ex sindaco repubblicano di New York, Rudi Giuliani, e l’ex governatore repubblicano del Massachusetts, Mitt Romney, si sono limitati a rigurgitare i soliti slogan sul terrorismo ed il “jihadismo”, evitando di fare delle serie considerazioni sulla situazione pachistana.
Il senatore democratico dell’Illinois, Barack Obama, ha fatto, secondo il Post, un grave errore tentando di collegare l’assassinio della Bhutto al voto che la senatrice Clinton ha dato nell’ottobre del 2002 a favore dell’intervento militare americano in Iraq. Il portavoce di Obama, David Axelrod, ha dichiarato che la Clinton “era una forte sostenitrice della guerra in Iraq, si può ipotizzare che questo è uno dei motivi per cui siamo stati dirottati dall’Afghanistan, dal Pakistan, e dalla lotta ad al-Qaeda, la quale potrebbe essere stata coinvolta negli eventi di oggi”. Obama ha confermato le dichiarazioni del suo portavoce.
Secondo il Washington Post, il peggiore degli aspiranti presidenti americani è stato Mike Huckabee, il quale ha dimostrato di non essere a conoscenza che la legge marziale in Pakistan era stata già tolta da ben due settimane, e ha tentato cinicamente di collegare l’assassinio della Bhutto al tema dell’immigrazione clandestina in America. Huckabee ha dichiarato che gli Stati Uniti dovevano reagire all’assassinio della Bhutto “controllando le frontiere, per assicurarci che non ci sia un’attività inusuale da parte di Pachistani che tentato di entrare nel nostro paese”. Il Washington Post e altri giornali americani hanno stigmatizzato il maldestro tentativo di Huckabbe di collegare gli eventi in Pakistan con la questione dell’immigrazione clandestina in America, bollandolo come un modo cinico di fare politica, basato su informazioni insensate.
Pubblicato su Agenzia Radicale il 30 dicembre 2007.