Mentre i repubblicani discutono, Obama raccoglie fondi

Il candidato repubblicano Newt Gingrich ( al centro) è in vantaggio di pochi punti su Mitt Romney. Fotografia: Chris Keane/Reuters

Anthony M. Quattrone

I due maggiori partiti americani, il democratico e il repubblicano, sono ormai proiettati verso le elezioni del novembre 2012, quando si eleggerà il nuovo presidente, si rinnoverà l’intera Camera, si voterà per un terzo del Senato, e saranno in gara le cariche per tredici governatori di undici stati e due territori. I democratici tenteranno di conservare la Casa Bianca e la maggioranza al Senato, sperando di riconquistare la Camera, persa nelle elezioni di “mid-term” del 2010 e difendere nove cariche di governatore. I repubblicani, sfruttando il malcontento popolare per il perdurare della crisi economica, tenteranno il colpo, spodestando Barack Obama, consolidando le posizioni acquisite alla Camera e cercando di diventare di nuovo la maggioranza al Senato, che hanno perso nel 2006, e di conquistare altre cariche di governatore.

Oggi è particolarmente difficile avanzare pronostici perché se da un lato il Presidente Obama registra un gradimento abbastanza basso, attorno al 44 percento, nessuno dei suoi avversari repubblicani riesce, almeno per ora, a conquistare la simpatia e la fiducia della maggioranza degli elettori. I repubblicani soffrono anche per la bassissima considerazione che gli elettori manifestano nei confronti del Congresso, spesso paralizzato dalla rigidità repubblicana nei confronti di qualsiasi proposta portata avanti dal Presidente Obama o dal gruppo democratico. I sondaggi indicano un gradimento che non supera il 15 percento per il Congresso!

Nei confronti fra Obama e ciascuno dei pretendenti repubblicani, i sondaggi danno il presidente in carica vincente in tutti i casi con margini che vanno dai 14 punti contro la deputata del Minnesota, Michelle Bachman, a quasi 2 punti contro l’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney. Obama è in vantaggio contro l’ex presidente della Camera, Newt Gingrich per 7 punti, e contro il deputato del Texas, ispiratore del movimento ultra conservatore “Tea Party”, Ron Paul, per 6 punti. Obama è in vantaggio di 9 punti contro l’ex presidente della Banca federale di Kansas City, Herman Cain, il governatore del Texas, Rick Perry, e l’ex senatore della Pennsylvania, Rick Santorum. E’ interessante tuttavia, e preoccupante per i democratici, che Obama risulta vincente per meno di un punto percentuale quando nei sondaggi è raffrontato contro un repubblicano generico, senza specificarne il nome.

I candidati repubblicani, che stanno partecipando ai dibattiti televisivi in vista del primo appuntamento elettorale per le primarie il prossimo 3 gennaio in Iowa, non si risparmiano critiche e attacchi anche abbastanza decisi, prestando il fianco agli strateghi democratici che stanno mettendo a punto la strategia elettorale del prossimo novembre.

La squadra di Obama sembrerebbe intenta, in questo momento, a rafforzare la posizione economica della campagna elettorale del Presidente, concentrando tutti gli sforzi per infiammare la base democratica, comunicando direttamente il pericolo che incombe con un possibile cambio d’inquilino alla Casa Bianca. Lo staff elettorale di “Obama 2102” sta raccogliendo milioni di dollari con contributi relativamente bassi, sotto $200, da milioni di americani, sorprendendo gli osservatori. Mentre i repubblicani dovranno spendere ingenti somme sia per le primarie, sia per le presidenziali, Obama potrà concentrare tutta la sua potenza economica sulle elezioni principali, non sprecando fondi per ottenere la nomina democratica, che dovrebbe essere garantita anche dall’assenza di competitori interni al partito.

La stampa americana ha anche evidenziato che Michelle Obama sta svolgendo un nuovo e importante ruolo nell’entusiasmare la base democratica. La signora Obama sta dimostrando capacità comunicative inaspettate che causano non poche preoccupazioni in casa repubblicana. Michelle riesce a parlare un linguaggio comprensibile che tocca il cuore degli americani colpiti dalla crisi economica, guadagnando stima e rispetto nelle comunità femminili nera, ispanica e del ceto medio bianco, che potrebbero essere fondamentale per assicurare non solo la rielezione del marito, ma anche la conquista di importanti seggi alla Camera.

I democratici tentano di dimostrare che stanno facendo tutto quanto sia possibile per combattere la crisi economica mondiale. I repubblicani cercano, invece, di scrollarsi di dosso l’immagine ben cucita da decenni di essere dei freddi calcolatori pronti a tagliare il “welfare” per favorire i ricchi. Nei prossimi mesi, i dati sulla disoccupazione, il mercato degli immobili, e di come va la borsa determineranno le strategie che repubblicani e democratici dovranno approntare per la fase finale delle elezioni Usa. Se i dati saranno positivi, o almeno in ripresa, Obama potrà sperare in un secondo mandato. Se i dati saranno stazionari o negativi, la battaglia fra democratici e repubblicani potrebbe diventare molto aspra, con durissime conseguenze per la stabilità del Paese.


Pubblicato da “il Denaro” il 24 novembre 2011.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.