McCain avanti nei sondaggi, Obama nei voti elettorali

Democratic presidential candidate Sen. Barack Obama, D-Ill. speaks during a rally in Manchester, N.H., Saturday, Sept. 13, 2008. (AP Photo/Chris Carlson)
Democratic presidential candidate Sen. Barack Obama, D-Ill. speaks during a rally in Manchester, N.H., Saturday, Sept. 13, 2008. (AP Photo/Chris Carlson)

Anthony M. Quattrone

I sondaggi nazionali per le presidenziali Usa del prossimo novembre, pubblicati il 10 settembre, hanno sancito il sorpasso da parte del candidato repubblicano, il senatore dell’Arizona, John McCain, nei confronti del candidato democratico, il senatore dell’Illinois, Barack Obama.  Il rilevamento del Gallup Tracking indica McCain in vantaggio su Obama per 48 a 44 percento; quello della Fox News segna il candidato repubblicano in vantaggio per 45 a 42; mentre il sondaggio del Rasmussen Tracking mostra un pareggio al 48 percento.  Per alcuni analisti, la forte impennata di McCain nei sondaggi va attribuita sia all’entusiasmo generato dallo svolgimento della Convention Repubblicana, terminata il 4 settembre a Minneapolis-St. Paul, Minnesota, sia dalla nomina della governatrice dell’Alaska, Sarah Palin, come candidata alla vice presidenza sul ticket repubblicano.

Secondo Bob Beckel, un analista della FOX News, il balzo in avanti di McCain potrebbe essere spiegato dall’effetto sorpresa della nomination della Palin, vista di buon occhio dalla destra religiosa, e dall’entusiasmo generato nel periodo post convention.  Beckel nota, tuttavia, che l’entusiasmo attorno alla Palin potrebbe dissiparsi in brevissimo tempo perché “in politica, la sovraesposizione mediatica causa una perdita di freschezza del prodotto politico, e così sarà anche per la Palin”, la quale potrebbe aver toccato il massimo dei consensi durante l’ultima settimana, e sarebbe, pertanto, destinata ad un ridimensionamento.  Il giornalista della Fox News fa notare che il tentativo da parte dell’organizzazione elettorale di McCain di tenere i giornalisti lontani dalla Palin non potrà durare a lungo, e quando la stampa comincerà ad esercitare il suo mestiere investigativo fino in fondo, la candidata alla vice presidenza dovrà rispondere a numerose domande potenzialmente imbarazzanti.

Republican presidential nominee Senator John McCain arrives to accept the Republican presidential nomination at the 2008 Republican National Convention in St. Paul, Minnesota September 4, 2008. (Shannon Stapleton/Reuters)
Republican presidential nominee Senator John McCain arrives to accept the Republican presidential nomination at the 2008 Republican National Convention in St. Paul, Minnesota September 4, 2008. (Shannon Stapleton/Reuters)

Secondo Timothy J. Burgher e Tony Hopfinger di Bloomberg News, la governatrice, presentata dai repubblicani come una riformatrice impegnata in una battaglia per il buon governo e indenne dall’influenza delle lobby, sarà chiamata a spiegare alcune assunzioni nella sua amministrazione in Alaska, accuse d’abuso di potere nei confronti di un ex cognato, ed accuse riguardanti alcuni suoi affari economici.

Mentre la stampa si prepara a mettere sotto i riflettori la governatrice dell’Alaska, l’attenzione degli strateghi dei due partiti si concentra ora su dati statistici e demografici nei diversi stati.  Il sistema elettorale americano prevede, in generale, che il candidato che ottiene la maggioranza dei voti popolari in uno stato si aggiudica tutti i voti elettorali assegnati a quello stato.  I voti elettorali sono assegnati in base al numero dei cittadini residenti in quello stato alla data dell’ultimo censimento.  Il candidato che raggiunge 270 dei 538 voti elettorali in palio, diventa presidente.

Gli analisti concordano che alcuni stati si possono definire, in base alla tradizione elettorale ed i risultati dei più recenti sondaggi, “solid red”, in altre parole, saldamente rossi, il colore dei repubblicani, mentre altri sono sicuramente “solid blue”, il colore dei democratici.  Per esempio, il Texas, con i suoi 34 voti elettorali, è uno stato rosso, mentre New York, che vale 31 voti, è blu. Negli stati saldamente rossi o blu, le campagne elettorali dei due partiti sono di “mantenimento”, e le spese pubblicitarie sono ridotte all’osso.  Altri stati sono definiti “leaning” — tendono verso il blue o il rosso– come nel caso della Florida, con i suoi 27 voti, che tende al rosso, e il New Jersey, che vale 15 voti, e che tende al blu.  In questi stati, gli strateghi dei due partiti devono costantemente valutare fino a che punto valga la pena di continuare ad investire denaro in pubblicità, per tentare di confermare od invertire la tendenza elettorale– sarebbe inutile investire milioni di dollari quando uno stato “leaning” cambia status e diventa “solid” rosso o blu.

Ad oggi, McCain può contare su 172 voti elettorali che provengono da 20 “solid states”, e su 44 voti da quattro “leaning states”, per un totale di 216 voti elettorali.  Obama può contare su 157 voti che provengono da 12 “solid states” e su 60 voti da cinque “leaning states”, per un totale di 217 voti elettorali.  In breve, nel conteggio dei voti che provengono da stati “solid” e “leaning”, vige il pareggio, con nessuno dei due candidati che si avvicina alla soglia dei 270 voti necessari per vincere.

L’attenzione principale degli strateghi, pertanto, in questo momento, si concentra sui nove stati incerti, i cosiddetti “toss-up states”, che valgono, in totale, 105 voti elettorali.  Fra questi stati, ci sono cinque con larghi settori di lavoratori industriali, particolarmente colpiti dalla crisi economica in atto.  Il voto dell’Ohio, il Michigan, la Pennsylvania, dell’Indiana e della Virginia, che contano 82 voti, sarà determinante per la scelta del presidente. In Ohio, che vale 20 voti, McCain è in vantaggio per 47,8 a 46 percento nella media dei sondaggi. In Indiana (11 voti elettorali) McCain è in vantaggio per 48 a 43,3.  In Pennsylvania (21 voti), Obama è in vantaggio per 47,3 a 45. In Michigan (17 voti), Obama è in vantaggio con 47,2 a 45,2.  In Virgina (13 voti), McCain è in vantaggio per 49,3 a 46,7.

I tre stati “toss-up” che mancano all’appello potrebbero decidere il risultato finale.  Il Colorado, con 9 voti, registra un favore per Obama per 48,3 a 46 percento. Il Nevada, con 5 voti, è a favore di McCain per 45,4 a 44,4 per Obama.  E il New Mexico, con 5 voti, andrebbe ad Obama con 47 a 44,7 percento.  Il New Hampshire, con 4 voti, registra Obama al 48 percento contro il 44,7 per McCain. Il risultato finale vedrebbe Obama vincitore con 273 voti contro 265 per McCain.

Mentre i sondaggi danno, da un lato, McCain in vantaggio in termini di voti popolari a livello nazionale, e Obama in vantaggio per quanto riguarda la conquista dei voti elettorali, gli analisti fanno notare che un dato non registrato dai sondaggi è la massiccia opera di registrazione degli elettori da parte dei due partiti.  Nei 28 stati dove gli elettori possono dichiarare il partito di preferenza al momento dell’iscrizione nelle liste elettorali per partecipare nelle primarie, i democratici hanno registrato circa due milioni di nuovi elettori a fronte di una perdita di circa 344 mila repubblicani.

A poco più di un mese e mezzo dalle elezioni di novembre, gli strateghi di Obama e di McCain devono calibrare bene l’uso delle risorse disponibili.  Negli stati “toss-up”, così come in quelli “leaning”, gli elettori ancora incerti dovranno decidere chi fra i due candidati è quello più capace di guidare il paese fuori dalla crisi economica, creando una speranza per la rinascita del sogno americano.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.