Anthony M. Quattrone
Negli ultimi mesi del 2011, il presidente americano Barack Obama è diventato molto più aggressivo e determinato nell’attaccare l’immobilismo e l’ostruzionismo del Congresso americano, dove i repubblicani, che controllano la Camera, riescono a paralizzare quasi tutte le iniziative proposte dalla Casa Bianca. Obama accusa il Congresso di non essere più capace di risolvere i problemi del Paese, sia per incapacità, sia per interessi di parte. Obama ha abilmente colto l’occasione che si è presentata a fine dicembre quando l’ostruzionismo di destra rischiava di far saltare alcuni tagli fiscali per il ceto medio. Il presidente ha suonato l’adunata per i suoi sostenitori, lanciando una fortissima campagna di opinione contro il partito repubblicano, accusandolo di sostenere solo gli americani più ricchi, a discapito delle classi medie. I deputati e senatori repubblicani hanno suonato la ritirata, votando il 30 dicembre 2011 a favore della proposta fiscale di Obama, dopo aver ricevuto migliaia di telefonate, email e lettere di protesta da parte di elettori inviperiti per la presa di posizione del partito. Obama ha potuto così rafforzare l’immagine del decisionista che lotta contro la casta di Washington, in nome del popolo americano.
Il presidente è anche partito all’attacco delle spese del Dipartimento della Difesa, dando al Segretario Leon Panetta il difficile compito di individuare una strategia complessiva che permettesse agli Stati Uniti di rimanere la principale potenza militare nel mondo, eliminando sprechi e ridondanze. Il 5 gennaio 2012, Obama e Panetta hanno presentato la nuova strategia per la Difesa americana, che abbandona, dopo 60 anni, la dottrina delle “due guerre”, ovvero la capacità di combattere guerre separate su due fronti. Secondo le stime del Dipartimento della Difesa, si dovranno tagliare almeno 450 miliardi di dollari di spesa nei prossimi dieci anni. Il messaggio che Obama sta facendo trapelare è che gli americani devono concentrarsi sulle spese in patria, mirando a non abbassare la guardia nel campo della sicurezza, attraverso l’efficienza e il vantaggio tecnologico.
Ora Obama sta sfruttando abilmente anche la situazione favorevole che si è creata con le buone notizie sull’andamento dell’economia USA e in particolare sui dati della disoccupazione. La notizia del 6 gennaio 2012, che la disoccupazione americana è scesa a 8,5 percento, da 9,1 del dicembre 2010, e che nel 2011 sono stati aggiunti oltre 1,5 milioni di posti di lavoro, va letta assieme al miglioramento della fiducia rispetto all’economia espressa dai consumatori americani nei dati riassunti nel “Consumer Confidence Index”, dal 55,2 di novembre al 64.5 di dicembre, superando anche le migliori previsioni degli analisti, che si erano attestate a 59 percento. L’andamento dell’economia e in particolare i dati sulla disoccupazione sono, secondo molti osservatori, i fattori più importanti che possono influenzare come voteranno gli americani il prossimo novembre per le elezioni presidenziali, per rinnovare un terzo del Senato e l’intera Camera.
Mentre Obama costruisce la sua strategia del consenso basandosi sulla lotta contro i vecchi poteri di Washington, sulle buone notizie dall’economia, e sulle proposte a tutela del vastissimo ceto medio americano, i repubblicani sono impegnati, senza esclusioni di colpi, nelle primarie in corso per scegliere il candidato da opporre al presidente democratico in carica il prossimo novembre. Il 3 gennaio 2012 si sono svolte le primarie in Iowa, dove l’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, ha sconfitto l’ex senatore della Pennsylvania, Rick Santorum, per soli otto voti, con 30.015 voti contro 30.007, ottenendo 24,6% contro 24,5% del suo concorrente. Il terzo posto è andato al deputato del Texas, Ron Paul, ispiratore del movimento ultra conservatore “Tea Party” con il 21,4%. Il quarto posto è andato all’ex presidente della Camera, Newt Gingrich. Il governatore del Texas, Rick Perry, è arrivato quinto, ottenendo il 10,3% dei voti. Gli altri candidati, la deputata del Minnesota, Michelle Bachman, l’ex governatore dello stato dello Utah, Jon Huntsman, e l’ex presidente della Banca federale di Kansas City, Herman Cain non hanno raggiunto nemmeno il 10 percento, con quest’ultimo che ha ottenuto soli 58 voti.
Le primarie repubblicane assegneranno i delegati che voteranno nella “convention” che si terrà il 27 agosto 2012 a Tampa, in Florida, per scegliere lo sfidante di Obama. Il candidato che otterrà la maggiorana di 1.144 delegati sui 2.286 disponibili gareggerà contro Obama. Con le primarie dell’Iowa, Romney ha ottenuto 13 delegati contro 12 per Santorum, e nessun delegato per gli altri candidati. Il prossimo appuntamento per i repubblicani è nel New Hampshire il 10 gennaio 2012, dove i sondaggi danno a Romney un enorme vantaggio, con 40 percento dei consensi, contro circa 20 percento del Paul e 12 per Santorum. Nel New Hampshire sono in palio 12 delegati.
Se l’economia continua a riprendersi e il numero degli americani occupati sale, sia in termini assoluti, sia in quelli percentuali, e considerando che durante la presidenza Obama sono stati neutralizzati vari nemici degli Usa, come Osama bin Laden, i repubblicani dovranno scegliere un candidato capace di battere l’attuale presidente su temi che non sono inerenti né all’economia, né alla difesa del Paese. Oltre a scegliere il candidato giusto, i repubblicani devono ancora identificare un tema dominante nella campagna contro Obama, e il tempo scorre. I sondaggi della Gallup indicano una crescita dei consensi nei confronti di Obama da 40 percento del 17 settembre 2011 a 45 percento del 5 gennaio 2012.