Edwards appoggia Obama, e gli porta il voto operaio.

Anthony M. Quattrone

Il senatore dell’Illinois, Barack Obama, non poteva sperare di più dopo la sonora, anche se prevista, sconfitta di martedì 6 maggio in West Virginia: mercoledì ha ottenuto il sostegno ufficiale da parte dell’ex senatore del Nord Carolina, John Edwards.

Gli organi di informazione hanno spostato immediatamente la loro attenzione dai risultati negativi delle primarie di martedì, alla decisione di Edwards. La tempistica dell’annuncio di Edwards sembrerebbe parte di un’abile strategia mediatica della squadra di Obama, volta ad eliminare immediatamente qualsiasi ripercussione sfavorevole dei risultati di martedì. La campagna della senatrice di New York, Hillary Clinton, aveva tentato di capitalizzare il successo in West Virginia, dove la senatrice aveva vinto con oltre il 66 percento del voto popolare, ottenendo 20 delegati contro gli 8 per Obama, indicando che quest’ultimo non è particolarmente gradito dalla classe operaia bianca e dai bianchi con bassi livelli di scolarizzazione. Il West Virginia è uno stato conservatore, dove dominano i valori tradizionali americani di “dio, patria, e famiglia”.

L’appoggio di Edwards sarà fondamentale per Obama su due fronti: nell’ottenere il sostegno dei superdelegati, e nell’allargamento della sua base elettorale. La decisione di Edwards potrà sicuramente influire sulle scelte che faranno quei superdelegati che non hanno ancora deciso chi sostenere. Fino ad ora, Obama è riuscito ad ottenere l’appoggio ufficiale di 290 superdelegati, contro 273 per la Clinton, e sono ancora 232 quelli che devono esprimersi. Nel frattempo, Obama ha raggiunto la somma di 1.889 fra delegati e superdelegati, e, pertanto, gli mancano solo 136 per arrivare alla nomina. La senatrice Clinton può contare su di un totale di 1.719 fra delegati e superdelegati, e, per vincere, avrebbe bisogno di vincere le rimanenti consultazioni elettorali con gli stessi margini con cui ha vinto in West Virginia, oltre a conquistare la maggioranza dei superdelegati che non si sono ancora espressi.

L’appoggio di Edwards potrebbe risultare fondamentale per Obama nel cercare di ottenere consensi fra quei bianchi a bassi livelli di scolarizzazione e i cosiddetti colletti blu, che oggi, secondo i sondaggi, appoggiano la senatrice di New York. Edwards è gradito ai sindacati ed è considerato vicino agli americani comuni, alle persone che lavorano, e che affrontano ogni giorno i problemi legati alla difficile situazione economica americana. Secondo gli analisti americani, per poter aspirare a vincere le elezioni presidenziali di novembre, Obama ha la necessità di unire il partito democratico al più presto, e deve allargare la sua base elettorale, includendo quella che finora ha sostenuto la Clinton.

La campagna elettorale di Obama ha deciso di invitare Edwards a fare il suo annuncio proprio in uno stato operaio, particolarmente colpito dall’attuale crisi economica americana e dalla perdita di migliaia di posti di lavoro. A Grand Rapids, nello stato del Michigan, Edwards ha tenuto un discorso in cui ha ripreso il tema della sua campagna elettorale, prima dell’abbandono del 30 gennaio, “l’abbattimento del muro che divide gli americani in due, quelli che hanno, da quelli che non hanno”. Edwards ha aperto il suo discorso lodando la senatrice Clinton, ma poi è passato subito ai motivi per i quali è necessario portare Obama alla Casa Bianca, e sconfiggere i repubblicani. Per Edwards, Obama è capace di unire gli americani nella lotta contro la povertà, per il miglioramento del sistema scolastico, per la riforma del sistema di assistenza sanitaria, nella lotta contro le lobby, e per un diverso modo di fare la politica estera.

La scelta di tenere il discorso di Edwards nel Michigan è particolarmente significativa anche perchè i delegati di questo stato sono stati esclusi dal conteggio utile per la nomina democratica, a causa della decisione del partito di questo stato di anticipare le primarie, in violazione delle regole del partito. Durante le consultazioni che si sono svolte in Michigan il 15 gennaio, la senatrice Clinton conquistò il 55 percento del voto popolare, ma il senatore Obama non solo non aveva fatto la campagna elettorale in quello stato, ma il suo nome non compariva nemmeno sulle schede elettorali.

Immediatamente dopo il discorso di Edwards, Obama ha potuto registrare il sostegno ufficiale di alcuni importanti sindacati americani, fra cui quello dei metallurgici, la United Steelworkers Union, con i suoi 600 mila aderenti. Questo sindacato appoggiava Edwards, quando era ancora un candidato per la nomination democratica, ed è composto proprio da quella categoria di lavoratori che fino ad ora hanno appoggiato la Clinton.

Ora si aspettano le mosse della Clinton. Nelle primarie del 20 maggio nell’Oregon e nel Kentucky ci saranno 103 delegati in palio, e mentre nel primo stato i sondaggi indicano Obama, nel secondo i pronostici sono a favore della ex first lady.

I responsabili del partito democratico sono al lavoro per sviluppare una “exit strategy” che può permettere, da un lato, una resa onorevole per la senatrice, e, dall’altro, unire il partito attorno ad Obama. Secondo gli strateghi democratici è ormai arrivato il momento di concentrare gli sforzi contro il candidato repubblicano, il senatore dell’Arizona John McCain.

Pubblicato il 16 maggio 2008 su Agenzia Radicale.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.