Democratici USA: Si parla di “dream ticket” Clinton-Obama!

Anthony M. Quattrone

Con i risultati delle primarie nell’Ohio, Texas, Rhode Island, e Vermont del 4 marzo, è ormai evidente che né la senatrice di New York, Hillary Clinton, né il senatore dell’Illinois, Barack Obama, potranno raggiungere i 2.025 delegati necessari per ottenere la nomination a candidato presidente per il partito democratico, senza contare anche sul sostegno dei 795 superdelegati (parlamentari, governatori, e funzionari di partito) che hanno il diritto di voto nella Convention democratica del prossimo agosto.

Ad oggi, Obama è in vantaggio sulla Clinton nel conteggio totale dei delegati assegnati attraverso le consultazioni popolari, con 1.366 contro 1.222, mentre l’ex first lady gode ancora di un lieve vantaggio, 242 contro 207, fra quei super delegati che si sono già apertamente schierati a favore di uno dei due candidati. Pertanto, anche dopo la sconfitta in tre dei quattro stati dove si è votato martedì, Obama conduce per un totale di 1.573 delegati contro 1.464 per la Clinton. In base al sistema proporzionale con cui sono assegnati i delegati nelle primarie democratiche, è alquanto improbabile, hanno scritto Adam Gourney e Carl Hulse sul New York Times del 6 marzo, che uno dei due riuscirà ad ottenere una maggioranza schiacciante fra i 1.461 delegati ancora da assegnare attraverso le consultazioni popolari.

Dall’analisi del voto di martedì, il New York Times conclude che, mentre da un lato le vittorie della senatrice Clinton in Ohio, Rhode Island e Texas non hanno diminuito il vantaggio di Obama in un modo significativo – la Clinton avrà, infatti, recuperato solo fra i 5 e i 15 delegati quando saranno completati gli scrutini nel Texas alla fine di questa settimana – dall’altro, hanno creato una diga alle undici vittorie consecutive registrate da Obama durante il mese di febbraio. Una schiacciante vittoria di Obama in Texas ed in Ohio, in particolare, avrebbe sicuramente messo fine alla campagna elettorale della senatrice di New York, come gli stessi collaboratori della Clinton avevano ammesso durante diverse interviste prima delle consultazioni dello scorso martedì. Invece, oggi gli strateghi della Clinton, consapevoli della forza che quest’ultima ha fra i superdelegati, che saranno chiamati, di fatto, a scegliere il candidato democratico, possono anche giocare la carta del “dream ticket”, facendo trapelare alla stampa il gradimento dell’ex first lady per una possibile accoppiata con Obama come vice presidente.

Durante una trasmissione della rete televisiva americana NBC, la senatrice Clinton ha detto che forse si sta andando proprio nella direzione di un ticket composto di entrambi Clinton e Obama, chiarendo però, che secondo gli elettori dell’Ohio, la presidenza dovrebbe andare a lei, mentre Obama potrebbe essere il suo vice. Secondo la Clinton, ora che gli elettori democratici sanno che il senatore dell’Illinois, John McCain, sarà il candidato repubblicano, e che quest’ultimo ha il sostegno del presidente uscente, George W. Bush, si stanno ponendo la domanda a proposito di chi, fra Clinton e Obama, può essere il migliore “comandante in capo”, delle forze militari americane, un ruolo che tocca al presidente, e che, specialmente in tempo di guerra, assume notevole importanza. Obama ha reagito all’offerta “non ufficiale” per la vicepresidenza ricordando che la lotta per la nomination è ancora in pieno svolgimento, ed è troppo presto per parlare non solo di “dream ticket”, ma anche di chi dovrebbe essere il candidato presidente e quello per la vice presidenza.

Ora gli strateghi della Clinton e di Obama guardano verso lo scontro il Pennsylvania, dove, fra sette settimane, il 22 aprile, saranno in palio 158 delegati, seguito poi dalle consultazioni del 6 maggio in Nord Carolina, con 115 delegati, nell’Indiana, con 72.

La strategia dei due candidati nei confronti dei superdelegati è diversa. Per Obama, i superdelegati dovrebbero votare seguendo le indicazioni ricevute dal voto popolare negli stati che rappresentano o da cui provengono, mentre per la Clinton i superdelegati devono essere liberi di votare come vogliono.

Lo staff della Clinton sta anche tentando di rimettere in gioco i delegati di due stati, Florida e Michigan, che non hanno nessun delegato che li rappresenterà alla Convention di agosto, perchè la direzione del partito ha punito entrambi gli stati per aver anticipato le consultazioni elettorali. Sia in Florida, sia in Michigan, la Clinton ha vinto con ampi margini, ed è, ovviamente, interessata a far contare anche i 185 delegati della Florida e i 158 del Michigan. E’ difficile che l’iniziativa della Clinton vada a buon fine, considerando che Obama non ha fatto la campagna elettorale in Florida, ed in Michigan, non era nemmeno fra i candidati in gara.

“Le prossime sette settimane saranno molto intense”, secondo il consulente politico democratico Chris Lehane, il quale sostiene che “non abbiamo visto una campagna così da almeno 30 o 40 anni”.

I prossimi appuntamenti, prima dello scontro decisivo del 22 aprile in Pennsylvania, sono nel Wyoming, l’8 marzo, con 12 delegati, e nel Mississippi, l’11 marzo, con 33 delegati.

Pubblicato su Agenzia Radicale il 6 marzo 2008.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.