Il giornale di New York appoggia Clinton per i democratici e McCain per i repubblicani
di ANTHONY M. QUATTRONE
Alla vigilia delle primarie democratiche nel Sud Carolina e a pochi giorni dalle importantissime primarie repubblicane in Florida, il New York Times ha deciso di annunciare pubblicamente le sue preferenze per la nomina a candidato presidente per i due maggiori partiti. Per i democratici, il massimo giornale di New York appoggia Hillary Clinton, e per i repubblicani, John McCain.
Il New York Times considera la senatrice di New York, Hillary Clinton, pronta per affrontare dal primo giorno alla Casa Bianca sia i problemi internazionali, sia quelli interni. Per il giornale, la Clinton è sicuramente più esperta e preparata del senatore dell’Illinois, Barack Obama, per dirigere il paese e riportare l’America sulla rotta giusta. Il giornale si dichiara affascinato dalle idee e dall’entusiasmo di Obama, ma è preoccupato che il relativamente giovane senatore nero non abbia ancora avuto l’occasione di dimostrare come metterebbe in pratica le sue idee. Invece, Hillary Clinton, specialmente nel suo ruolo di senatrice dello stato di New York, ha già dato ampia dimostrazione delle sue capacità di fare quello che promette. Il New York Times auspica che la senatrice Clinton dimostri agli elettori le sue immense capacità di ascoltare e di dirigere, nutrendo la speranza che la grande capacità intellettiva della Clinton serva anche a dimostrare agli scettici che è capace di aprirsi, spiegarsi, e dirigere.
Il Times, tuttavia, ammonisce la Clinton che”così come appoggiamo risolutamente la sua candidatura, chiediamo alla signora Clinton di cambiare il tono della sua campagna”. Per il giornale, la dura campagna della Clinton contro Obama “non fa bene al paese, al Partito Democratico, o alla signora Clinton stessa, che spesso è etichettata come una persona che crea divisioni”.
Il Times liquida l’ex senatore del Nord Carolina, John Edwards, lamentando che a causa delle troppe opinioni che il senatore ha cambiato negli ultimi anni su diversi temi, “non siamo certi quali siano le sue opinioni”.
Fra i repubblicani, il New York Times appoggia il senatore dell’Arizona, John McCain, perchè, secondo il giornale, oltre ad essere un eroe nazionale (riferendosi ai 5 anni trascorsi nelle prigioni comuniste in Vietnam) è l’unico candidato repubblicano che si è coerentemente battuto contro la tortura dei prigionieri sospettati di appartenere ad organizzazioni terroriste, per i diritti degli immigrati, e per la riforma del sistema di finanziamento delle elezioni americane. Il giornale di New York ammette di non essere in linea con le fondamentali convinzioni dei repubblicani, ma crede che John McCain è l’unico fra i candidati repubblicani che ha dimostrato di essere capace di lavorare con i deputati e senatori di entrambi i partiti, nell’interesse del paese.
Il giornale spiega le ragioni per cui non appoggia l’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, e l’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee, addebitando al primo troppi cambiamenti di opinioni, e al secondo la troppa intransigenza religiosa, tipica della destra cristiana americana.
Il giornale ha voluto spiegare in dettaglio perchè non può appoggiare l’ex sindaco di New York, Rudi Giuliani. Il New York Times appoggiò Giuliani per la sua rielezione nel 1997, perchè il giornale era convinto che il sindaco aveva trasformato New York da una città sporca, pericolosa, ed ingovernabile, in una città pulita, sicura, e ordinata. Per il New York Times il Giuliani di allora non esiste più, se è mai esistito. Il Giuliani che è venuto alla luce in questi ultimi anni è un arrogante, reticente, e vendicativo politico, che ha utilizzato ed utilizza il potere per fini personali, circondandosi di pessimi collaboratori, alcuni dei quali sono finiti sotto inchiesta per crimini di varia natura. Il New York Times accusa Giuliani di aver sfruttato per fini politici il disastro dell’undici settembre e le paure create dal terrorismo, scrivendo che “il Rudolph Giuliani del 2008 ha vergognosamente trasformato l’orrore dell’undici settembre in un affare lucrativo, con una lista di clienti segreti, per poi sfruttare il peggiore incubo della città e del paese, per promuovere la sua campagna elettorale”.
Con la stroncatura del New York Times, il test della Florida potrebbe diventare decisivo per Rudi Giuliani, il quale, sino ad ora, non è riuscito a brillare in nessuno degli stati in cui si sono svolte le primarie repubblicane.
Pubblicato su Agenzia Radicale del 26 gennaio 2008.