ANTHONY M. QUATTRONE
Nelle primarie repubblicane della Florida del 29 gennaio, il senatore dell’Arizona John McCain ha vinto con il 36 percento, contro il 31 per l’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, il 15 per l’ex sindaco di New York, Rudi Giuliani, il 13 per l’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee, e il 3 del deputato del Texas, Ron Paul. Con questa vittoria, McCain si aggiudica tutti i 57 delegati della Florida che voteranno nella convention repubblicana del prossimo settembre a Minneapolis-Saint Paul, Minnesota.
La vittoria di McCain in Florida non solo conferma la traiettoria positiva che sta caratterizzando le sue ultime prove elettorali, ma getta anche le basi per costruire un’alleanza che potrebbe portarlo a superare il 50 percento dei consensi in casa repubblicana. Secondo il Devlin Barrett dell’Associated Press, sembrerebbe, infatti, che dopo la cocente sconfitta in Florida, Rudi Giuliani sarebbe intenzionato a gettare la spugna a favore dell’anziano ex prigioniero di guerra..
La possibile alleanza fra McCain e Giuliani potrebbe essere alla base della dichiarazione che McCain ha fatto, dopo aver ricevuto le congratulazioni dell’ex sindaco per la vittoria in Florida. McCain ha detto, “voglio ringraziare il mio caro, caro amico Rudi Giuliani, che ha investito il suo cuore e la sua anima in queste primarie e si è sempre comportato in linea con le qualità di un eccezionale leader americano, quello che lui è. Grazie Rudi per tutto quello che hai aggiunto a questa gara e per essere un’ispirazione per me e per milioni d’Americani”.
La sconfitta di Giuliani era nell’aria già da qualche giorno, specialmente da quando McCain, Romney e Huckabee continuavano a guadagnare consensi attraverso le competizioni negli stati più piccoli.
Per gli analisti americani, due fattori maggiori hanno contribuito alla sconfitta di Giuliani. In primo luogo, Giuliani non era è in linea con il credo conservatore, tanto caro alla destra religiosa americana. Non è completamente contro l’aborto, non è contrario ad alcuni diritti dei gay, e non ha dimostrato di essere particolarmente a favore della libertà di portare un’arma. In secondo luogo, Giuliani ha preferito condurre una campagna elettorale atipica, concentrandosi solo sugli stati grossi, con un alto numero di delegati. Questa strategia non gli ha permesso di mettersi in luce negli stati più piccoli, dove si sono svolte le prime consultazioni. Pertanto, non solo non ha ricevuto una adeguata copertura dei media, ma non è riuscito ad apparire come un “vincitore”.
Per Michael Powell e Michael Cooper del New York Times, la sconfitta di Giuliani in Florida va ricercata in un’altra dinamica, forse ancora più semplice: “Più gli elettori repubblicano lo vedevano, meno lo volevano votare”. Per i giornalisti del Times, Giuliani ha fatto enormi sforzi per sembrare un “vero” conservatore, ma, non è riuscito a convincere l’elettorato repubblicano in Florida.
In Florida hanno votato anche gli elettori democratici, ma, a causa della decisione della Florida di anticipare le primarie, la direzione nazionale del partito ha privato lo stato di tutti i suoi delegati per la convention del prossimo agosto. La senatrice di New York, Hillary Clinton, ha ottenuto il 50% dei voti, contro il 33 per il senatore dell’Illinois, Barack Obama, e il 14 per l’ex senatore del Nord Carolina, John Edwards.
Ora si va spediti verso il Super Tuesday del prossimo 5 febbraio, quando gli elettori in 22 stati voteranno per i candidati democratici e repubblicani. L’unico appuntamento elettorale prima del Super Tuesday, sarà la competizione repubblicana di venerdì 1 febbraio nel Maine.
Pubblicato su Agenzia Radicale il 30 gennario 2008.