Anthony M. Quattrone
“Saranno le elezioni più costose della storia degli Stati Uniti”, ha dichiarato a gennaio Michael Toner, il presidente della Commissione Elettorale Federale. Secondo Toner, le presidenziali del 2008 costeranno almeno un miliardo di dollari, e se un candidato “vuole essere preso sul serio, dovrà raccogliere almeno 100 milioni di dollari entro la fine del 2007.” La campagna del 2008 costerà più del doppio di quella del 1996.
Hillary Clinton è già al lavoro per racimolare la cifra necessaria per battersi prima per la nomination del partito democratico, e poi contro il candidato repubblicano per la presidenza. Pochi giorni fa, ha organizzato una cena milionaria presso casa sua, dove ha ospitato 70 sostenitori che hanno promesso di raccogliere fra i 250 mila e un milione di dollari a testa. I collaboratori di Hillary hanno anche organizzato altre iniziative indirizzate ai sostenitori “medi”, vale a dire quelli che possono raccogliere almeno $25 mila dollari a testa.
Sul fronte repubblicano, Rudi Giuliani mira a raccogliere fra i 100 e i 125 milioni di dollari attraverso l’aiuto di 250 sostenitori, secondo il “New York Daily News”. Giuliani, che riceve massicci finanziamenti dai più importanti studi legali e finanziari degli stati di New York, New Jersey, e Connecticut, ha anche iniziato ad “esplorare le miniere d’oro della California”, sviluppando contatti con sostenitori pronti a contribuire grosse cifre – sta infatti conducendo un secondo viaggio sulla costa ovest nel giro di poche settimane.
Tutti gli altri candidati, come i democratici Barack Obama e John Edwards, ed il repubblicano John McCain, in questa fase sono al lavoro per racimolare fondi. La legge federale obbliga i candidati a dichiarare tutti i contributi privati che ricevono e che accettano. I candidati che accettano contributi privati non possono ricevere i fondi pubblici previsti dalla legge sul finanziamento delle campagne elettorali. Gli avvocati di Barack Obama hanno presentato una richiesta urgente, datata 1 febbraio 2007, alla Commissione Elettorale Federale per sapere se un candidato che “riceve” fondi privati, ma che decide in un secondo momento di non “accettarli”, lasciandoli in un conto speciale presso terzi prima di restituirli, se questo candidato rimane idoneo a ricevere un finanziamento pubblico per la campagna elettorale. I collaboratori di Obama pongono questa domanda perchè il loro candidato vuole tenere aperta l’opzione del finanziamento pubblico, che negli Stati Uniti viene collegata al concetto di “clean money, clean elections” (soldi puliti, elezioni pulite), dove l’influenza delle grosse lobby dovrebbe scomparire, almeno teoricamente. Obama, assieme a McCain e altri candidati hanno posto al centro della loro campagna elettorale anche la questione etica che riguarda il rapporto fra grandi finanziatori e politici.
La campagna elettorale del 2008 costerà molto di più di quelle del passato anche perchè diversi stati stanno cercando di anticipare le date delle primarie. Tradizionalmente, il piccolo stato del New Hampshire è dal 1952 il primo a condurre le primarie per entrambi i partiti, alla fine di gennaio o nel febbraio dell’anno delle elezioni. Nel 2008, Iowa ha dichiarato che anticiperà le primarie al 14 gennaio 2008, causando un rush di anticipi da parte di altri stati. Le spese per tutti i candidati saliranno vertiginosamente se diversi grossi stati decideranno di anticipare le primarie a gennaio e febbraio. La tabella di marcia attuale vede Iowa il 14 gennaio, Nevada il 19, New Hampshire il 22 ed il Sud Carolina il 29. Tuttavia, New Hampshire potrebbe decidere di anticipare la data delle sue primarie addirittura al dicembre 2007, perchè una sua legge statale prevede che debba essere il primo stato a condurre le primarie. Il danno più grosso per i budget dei diversi candidati è la possibile decisione da parte di California, Michigan, Pennsylvania e Illinois di anticipare la data delle loro primarie al 5 febbraio.
I sostenitori della riforma del sistema per il finanziamento elettorale credono che sia indispensabile creare un meccanismo che permetta ai candidati di partecipare alle elezioni senza doversi “vendere” ai finanziatori. La Corte Costituzionale americana, tuttavia, ha stroncato il tentativo di mettere un limite sull’ammontare che un candidato o un sostenitore può spendere per la campagna elettorale perchè sarebbe una limitazione del diritto d’espressione garantito dal primo emendamento della Costituzione. Sarà necessario trovare al più presto un equilibrio fra libertà d’espressione e pari opportunità nel processo democratico, specialmente di fronte ad una campagna elettorale che costerà oltre un miliardo di dollari.