Anthony M. Quattrone, Ph.D.
Uno dei più straordinari successi del presidente-eletto Donald Trump è quello di aver elevato ad arte e scienza, in contemporanea, la bugia, traendone enormi vantaggi, sempre, in ogni circostanza, almeno fino ad ora. E’ riuscito a farsi eleggere divulgando “notizie” senza fondamento, cioè false, costruite ad arte, o prese in prestito da siti complottisti della peggiore specie.
La CNN, nel servizio serale del programma di Erin Burnett del 29 novembre 2016, Out Front, ha evidenziato che diverse volte durante la campagna elettorale e anche oggi nel ruolo di presidente in pectore, Trump ha fatto affermazioni che si basavano sui falsi divulgati dal sito complottista di destra infowars.com. Il conduttore radiofonico conservatore Alex Jones, responsabile del sito complottista, ha evidenziato con compiacimento che Trump rilancia le bugie sostenute dalla destra estrema americana. Ultima della serie di bugie, è la notizia che milioni di immigrati illegali avrebbero votato nelle presidenziali USA e, pertanto, non è vero che nel voto popolare la candidata democratica Hillary Clinton è avanti di ben due milioni di voti. Il presidente-eletto Trump ha rilanciato la bufala su Twitter scatenando preoccupazioni anche fra i repubblicani di comprovata fede conservatrice come l’ex presidente della camera e ideologo di destra Newt Gingrich. Per quest’ultimo, Trump ha fatto un errore gravissimo nel rilanciare questa bufala, creando non poca preoccupazione fra gli addetti ai lavori rispetto alle future decisioni che sarà chiamato a prendere.
Le bufale sono ormai una caratteristica del marchio Trump. Qualche anno fa, nel 2011 portò avanti, sempre con il sostegno di vari conduttori radiofonici dell’esterma destra complottista, la bufala che il presidente Barack Obama non era nato negli Stati Uniti, che il certificato di nascita era falso, e che, pertanto, non aveva uno dei requisiti fondamentali per ricoprire la carica di presidente degli Stati Uniti. Finalmente, il 16 settembre 2016, Trump ammise che Obama era nato negli USA, ma divulgò la notizia falsa che era stata Hillary Clinton a mettere in giro dubbi su dove fose nato Obama. Insomma, è stato abile anche quando è stato totalmente sbugiardato, riuscendo ad insinuare il dubbio che la colpa della bufala contro Obama era stata generata dalla Clinton!
Trump ha utilizzato l’arte della bugia in modo maestrale anche durante le primarie repubblicane, specialmente contro il rivale Ted Cruz, divulgando la notizia falsa, presa direttamente da Alex Jones, che il papà di Ted Cruz era con Lee Harvey Oswald, l’assassino di John F. Kennedy, poco prima dell’uccisione di quest’ultimo.
Il 20 ottobre 2016, poche settimane prima delle elezioni, Trump ha dichiarato che il Dipartimento di Stato aveva “smarrito” 6 miliardi di dollari e che la Clinton, da Segretario di Stato, non poteva non sapere che fine avevessero fatto i soldi. Ovviamente, la “notizia” era completamente senza fondamento ed è servita a dipingere la Clinton come una “criminale” da rinchiudere in galera – la “crooked Hillary” (Hillary la malfattrice) seguita dall’urlo della folla “lock her up” (rinchiudetela). Trump ha, infatti, promesso ai suoi elettori che avrebbe messo la Clinton dietro le sbarre se fosse stato eletto… anche se oggi, dopo aver vinto, sembrerebbe intenzionato a rimangiarsi la promessa… Troppo magnanime!
Una delle balle più inquietanti sostenute dal presidente-eletto è che i cinesi sono responsabili della “bufala” del riscaldamento globale. Per Trump i cinesi usano l’imbroglio del riscaldamento globale per danneggiare le industrie americane, e, pertanto, il presidente Barack Obama, firmando trattati a difesa dell’ambiente, è responsabile della scarsa competività delle imprese americane nel mercato globale.
Non ci sarà da sorprendersi se a breve il presidente-eletto farà dichiarazioni sulle scie chimiche, contro la riunione del Bilderberg, sul ruolo dei banchieri ebrei nella gestione delle crisi finanziarie, e, semmai chiederà anche una riunione delle grandi potenze per bloccare le attività dei “rettiliani”, in perfetta sintonia con i complottisti mondiali, e in linea con la destra estrema americana.
Siamo entrati nell’era della post-verità, un termine ben descritto da Gloria Origgi in un commento pubblicato sul suo blog su “Il Fatto Quotidiano” online il 21 novembre 2016. Il termine è stato definito la parola inglese dell’anno (“post-truth”) da parte della prestigiosa Oxford English Dictionary.
E ora prepariamoci alla prossima balla del presidente-eletto.