Elettronica e contestazioni permettendo, domani sapremo chi sarà il nuovo presidente Usa
Anthony M. Quattrone
Ci siamo. Gli americani oggi votano per eleggere non solo il successore di George W. Bush alla presidenza degli Stati Uniti, ma anche l’intera Camera, un terzo del Senato, e 11 governatori. Secondo i sondaggi, i democratici sembrerebbero in procinto di conquistare la presidenza ed il Congresso, e sette cariche di governatore degli undici in palio. Per le presidenziali, il senatore democratico dell’Illinois, Barack Obama è in testa contro il senatore repubblicano dell’Arizona, John McCain, secondo tutti i sondaggi che rilevano le tendenze degli elettori a livello nazionale. Secondo i diversi sondaggi, il vantaggio di Obama varia dal cinque all’undici percento, ma, in tutti i casi, supera ampiamente il margine di errore dei singoli rilevamenti.
Lo staff di Obama non è convinto, tuttavia, che le indicazioni del voto popolare a livello nazionale possono garantire la presidenza per il candidato democratico. Per vincere le elezioni, infatti, è necessario ottenere la maggioranza dei 538 grandi elettori che compongono il collegio elettorale. Ad ogni stato è assegnato un numero di seggi in base al censimento della popolazione che si svolge ogni dieci anni. In quasi tutti gli stati vige la regola che chi ottiene la maggioranza del voto popolare prende tutti i voti dei grandi elettori assegnati a quello stato. E’ necessario raggiungere quota 270 per essere eletti presidente. Secondo i sondaggi, Obama può contare su 238 grandi elettori, provenienti in larga parte dagli stati delle due coste e dagli stati bagnati dai grandi laghi, mentre McCain può contare su 132 voti provenienti dal sud e dal centro del paese. La competizione di oggi sarà decisa da come voteranno gli stati “toss up”, quelli incerti, cui appartengono 128 voti. Obama ha bisogno di conquistare almeno 32 voti, ma, secondo i sondaggi, potrebbe conquistarne 60, pescando addirittura in qualche stato che in passato ha votato consistentemente per i repubblicani.
In campo repubblicano, McCain spera di poter contare sui 200 grandi elettori che i sondaggi già gli attribuiscono, e riconquistare la Pennsylvania, con 14 voti, la Florida, con 27, e l’Ohio con 20, per arrivare a 268 grandi elettori. Il miracolo potrebbe avverarsi per McCain se riuscisse anche a vincere in qualche altro stato “toss up” come la Virginia, con 13 voti. Secondo tutti i maggiori organi di stampa americani, McCain è in netto recupero, e lo stesso Obama ha confermato che secondo i suoi collaboratori, lo scarto fra i due candidati sarà, alla fine, minimo.
Alla Camera dei deputati, i democratici dovrebbero confermare il vantaggio ottenuto due anni fa, attestandosi ad una maggioranza di 235 seggi dei 435 in palio, mentre al Senato tenteranno di aumentare il vantaggio, che attualmente è di 51 senatori contro 49 repubblicani, mirando ad ottenere 60 seggi, sufficienti per bloccare qualsiasi tentativo di “filibuster” (ostruzionismo parlamentare) da parte dei repubblicani nel corso della prossima legislatura.
Durante la notte fra oggi e domani, i risultati cominceranno ad arrivare dall’una italiana. I primi seggi che si chiuderanno saranno nel sud e in alcuni stati della costa occidentale, mentre nel resto del paese il voto sarà ancora in pieno svolgimento. I primi stati che daranno risultati abbastanza definitivi sono quelli dov’è prevista la vittoria di McCain, e pertanto, durante l’una e le tre del mattino, McCain sarà probabilmente in vantaggio. Dalle tre in poi, arriveranno i risultati degli stati dove, secondo i sondaggi, Obama è in vantaggio. Solo dalle 5 di domani mattina, arriveranno i risultati della costa occidentale, che sono, in genere, favorevoli ad Obama. L’Alaska, lo stato della candidata repubblicana alla vice presidenza, Sarah Palin, chiuderà i seggi alle 7 di domani mattina, ora italiana.
Tutti gli occhi degli osservatori sono ora puntati su come si svolgeranno le procedure di voto, che, negli Stati Uniti, sono decise dalle singole amministrazioni statali. Dopo le contestazioni del 2000, quando le presunte irregolarità del voto in Florida richiesero l’intervento della Corte Suprema, e quelle del 2004, quando in Ohio oltre 100 mila voti non furono contati, i consulenti legali dei due schieramenti sono già stati inviati nei punti caldi per controllare lo svolgimento delle consultazioni elettorali. Secondo Ian Urbina del New York Times, gli esperti prevedono grandi problemi legati alla prevista massiccia affluenza al voto. Due terzi degli elettori esprimeranno il voto marcando una scheda a lettura ottica, mentre un terzo degli elettori utilizzerà sistemi elettronici. Il primo sistema è più affidabile in caso di contestazioni, ma potrebbe creare lunghe file, e possibili rallentamenti nella determinazione dei risultati finali. Nel secondo caso, la preoccupazione degli esperti è diretta a quegli stati dove il sistema elettronico non lascia traccia cartacea, rendendo difficile la verifica del voto, in caso di contestazioni. Fra 24 ore, tecnologia ed eventuali contestazioni permettendo, il mondo saprà chi sarà il prossimo presidente Usa.
Pubblicato sull’Avanti! del 4 novembre 2008 in prima pagina.
Caro Tony,
è fatta! Obama vince e, a giudicare dai primi risultati, anche con una larga maggioranza. La sua giovinezza e le sue idee hanno convinto gli Americani più di quanto non abbiano fatto l’aspetto, un po’ dimesso, e le vecchie idee di McCain.
A presto, Enzo.
Tony,
I’m more than sure that our fellow Americans will make the right choice. It’s time for a drastic change and the only man who can do this is Obama. He’s stable and realistic and I’m more than positive that he will honour our Country and serve it with dedication. Americans need to have faith in someone now and he’s our guy..
Ciao
Joanne