Sanità: Obama pronto al compromesso

Anthony M. Quattrone

President Barack Obama walks to the gym at the Physical Fitness Center at Ft. McNair in Washington Sunday Feb. 14, 2010, to play basketball. (AP Photo/Susan Walsh)

“Mettiamo le migliori idee sul tavolo”, ha proposto il presidente americano Barack Obama ai leader democratici e repubblicani del Congresso durante un incontro tenuto lo scorso 9 febbraio. Il presidente è ormai consapevole che non ha i voti necessari nel Congresso per effettuare la massiccia riforma del sistema sanitario americano che avrebbe voluto portare a termine durante il suo primo anno di Presidenza.

Con la perdita del seggio democratico nel Massachusetts nelle elezioni di gennaio per sostituire il senatore democratico Edward Kennedy, scomparso lo scorso agosto, il partito del presidente ha perso la maggioranza assoluta di 60 dei 100 seggi che compongono il Senato, che permette al partito di maggioranza di controllare completamente l’agenda dell’alta camera, e di bloccare qualsiasi tentativo di ostruzionismo parlamentare da parte della minoranza. Obama oggi si rende conto che, indipendentemente dal seggio perso a gennaio da parte dei democratici, non aveva a disposizione nemmeno la maggioranza di 51 senatori per portare avanti la riforma. La divisione nel Partito democratico è molto ideologica, con la componente conservatrice pronta a votare assieme ai repubblicani per bloccare le proposte dei progressisti. Se Obama avesse avuto un sostegno reale da parte di tutti i senatori democratici, la riforma sarebbe stata approvata durante l’autunno del 2009, immediatamente dopo la sosta estiva. Non è stato così, perché il presidente era ed è rimasto in minoranza sul tema della riforma sanitaria, fin dal suo insediamento un anno fa.

Obama ha proposto ai capigruppo dei due partiti di svolgere un summit il 25 febbraio prossimo, dinnanzi alle telecamere, per discutere su come portare avanti la riforma sanitaria. Alcuni leader repubblicani hanno espresso, tuttavia, delle perplessità sull’idea del summit televisivo, perché lo considerano una potenziale trappola politica, che permetterebbe ai democratici di svilire, dinnanzi all’opinione pubblica, le proposte repubblicane. I repubblicani sono giustamente preoccupati, perchè, secondo un sondaggio condotto pochi giorni fa per il “Washington Post”, la maggioranza degli americani vuole che il Congresso e il presidente continuino a lavorare per fare la riforma del sistema sanitario. Secondo il sondaggio, sei americani su dieci sono dell’opinione che i repubblicani non stanno facendo abbastanza per raggiungere un compromesso con Obama, e quattro su dieci credono che il presidente stia facendo troppo poco per ottenere l’appoggio degli avversari.

Per il leader repubblicano della Camera, John Boehner, c’è un problema pratico da affrontare se si vuole arrivare ad una riforma condivisa dalla maggioranza e dall’opposizione: “È troppo difficile trovare un accordo bipartisan su di un documento di 2.700 pagine che nemmeno la maggioranza democratica sia al Senato, sia alla Camera, non riesce ad approvare”. Per Boehner è necessario ripartire da zero. Obama vorrebbe evitare di buttare via il lavoro fatto nell’ultimo anno, ma, davanti alle insistenze repubblicane, e ai tentennamenti all’interno del suo stesso partito, ha dovuto dichiarare che sarebbe disposto a “partire da zero”. Secondo Obama, gli americani non hanno voglia di vedere un altro anno di discussioni interminabili, di atteggiamenti settari e capricciosi, mentre il costo dei premi assicurativi continuano a salire, assieme a quelli dei servizi medici. Anche i democratici più vicini al presidente hanno manifestato delle perplessità sulla potenziale utilità del summit, perché le posizioni degli schieramenti sono già ben noti, e non sembra che ci siano le premesse per raggiungere alcun compromesso. Per il senatore democratico del Connecticut, Chris Dodd, “i repubblicani e i democratici conoscono molto bene le posizioni dell’avversario”, e sarebbe possibile, se ci fosse la volontà politica, organizzare una riunione immediatamente per discutere e trovare un compromesso.

Il presidente vorrebbe salvare almeno tre elementi fondamentali della riforma: ridurre i costi della spesa sanitaria, ridurre il potere delle assicurazioni private, ed estendere la copertura assicurativa a milioni di persone attualmente non assicurate, o non assicurate adeguatamente. Alcuni repubblicani dubitano sulla sincerità del presidente nel convocare il summit sulla riforma sanitaria, e vorrebbero convincere il partito a non dare ad Obama alcuna possibilità di successo nel progetto di riformare il sistema sanitario prima di novembre, quando si svolgeranno a metà del mandato presidenziale di Obama, le elezioni del “mid-term”, per rinnovare l’intera Camera e un terzo del Senato. Obama dovrà dimostrare tutta la sua bravura e la sua leadership nel riuscire a convincere repubblicani e democratici ad incontrarsi per raggiungere un compromesso sulla riforma sanitaria. Nell’appuntamento del 25 febbraio, Obama si gioca tutta la sua credibilità. Se Obama fallisce, i democratici rischiano di perdere il Senato e la Camera a novembre, e gli americani perderanno un’occasione d’oro per allinearsi con il resto del mondo occidentale nel fornire alla quasi totalità dei propri cittadini l’assistenza sanitaria.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.