Anthony M. Quattrone
Decima vittoria consecutiva del senatore dell’Illinois, Barack Obama, contro la senatrice di New York, Hillary Clinton, nelle primarie del partito democratico per la scelta del candidato presidenziale per le prossime elezioni di novembre. Obama ha sconfitto la Clinton per 76 a 24 percento nelle Hawaii, e per 58 a 41 nel Wisconsin. In questa tornata elettorale, Obama ha conquistato 58 delegati contro i 28 per la Clinton, portandosi a 1.354 delegati contro i 1.263 per la Clinton. La senatrice di New York continua ad avere un vantaggio fra i superdelegati, conducendo su Obama per 239 a 169, mentre quest’ultimo continua a macinare delegati eletti attraverso le consultazioni elettorali, conducendo per 1.185 a 1.024 sulla Clinton.
Il vantaggio che Obama ha ottenuto sulla Clinton, nelle consultazioni dirette, sta creando non poche difficoltà per i superdelegati, i quali, mentre sono liberi di votare come preferiscono, sono sotto pressione affinché non sovvertano le indicazioni che vengono dagli elettori democratici, stato per stato. Già qualche superdelegato che aveva espresso, inizialmente, la preferenza per la senatrice Clinton, ha deciso di dichiararsi “non impegnato”, lasciando aperto la possibilità di votare per Obama durante la Convention del prossimo agosto.
Fra i repubblicani, il senatore dell’Arizona, John McCain, conferma e consolida il suo vantaggio sull’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee, vincendo i 31 delegati in gara nel Wisconsin. Ora, McCain conduce per 960 delegati, contro i 245 per Huckabee, e i 14 per il deputato del Texas, Ron Paul.
Mentre per McCain ormai servono ancora pochi delegati per arrivare ai 1.191 che gli permetteranno di diventare il candidato repubblicano con grande anticipo rispetto alla Convention del prossimo settembre, la situazione fra i democratici rimane sempre incerta, perchè non sembra che né Obama, né Clinton possono arrivare ai 2.025 delegati necessari per la nomina. Entrambi i candidati democratici avranno bisogno, pertanto, del voto dei 795 superdelegati per superare il quorum necessario per la nomina, e, se si arriverà alla Convention senza un accordo fra i due, la direzione del partito è preoccupata per la possibilità di uno scontro “fratricida” fra i democratici, a vantaggio dei repubblicani.
Ora gli strategisti democratici sono al lavoro per le primarie del 4 marzo, quando saranno in palio 193 delegati nel Texas, 141 nell’Ohio, 21 nel Rhode Island, e 15 nel Vermont. Secondo i sondaggi più recenti, Hillary Clinton è in vantaggio su Obama nel Texas per 50,2 percento a 40,6, e nell’Ohio per 52,7 a 38.
Nel frattempo, McCain ha iniziato ad includere nella sua strategia elettorale attacchi diretti contro Obama. McCain descrive la proposta politica di Obama come “un eloquente appello per il cambiamento che non promette null’altro che una vacanza dalla storia e un ritorno alle false promesse e politiche fallite che fanno parte di una filosofia esausta”. McCain considera Obama pericoloso, perchè inesperto e ingenuo in politica estera, e non gli perdona l’idea di voler discutere direttamente con “Iran e Nord Corea, due nemici dell’America”. McCain ha rincarato la dose contro Obama, dichiarando che s’impegnerà “ogni momento, di ogni giorno, in questa campagna, per assicurarmi che gli americani non siano ingannati da un’eloquente ma vuoto appello per il cambiamento”.
Hillary Clinton, concedendo la vittoria a Obama nelle Hawaii ed in Wisconsin, ha ribadito che “sia io, sia il senatore Obama creeremo la storia se verremo eletti. Ma solo uno di noi due è pronto per essere il comandante in capo, pronto per dirigere la nostra economia, e pronto a sconfiggere i repubblicani. Quest’è la scelta che si dovrà fare in queste elezioni.”
Barack Obama ha dichiarato, dinnanzi ai suoi sostenitori a Houston, in Texas, che “il cambiamento che cerchiamo è ancora distante tanti mesi e tante miglia.” Nel suo discorso, Obama è tornato sul tema della guerra in Iraq, che lo distingue sia dalla Clinton, sia da McCain, i quali hanno sostenuto l’intervento deciso dal presidente George W. Bush nel 2002, e poi effettuato nel marzo del 2003. Obama ha affermato che era “contrario alla guerra nel 2002, e porterò questa guerra alla sua fine nel 2009. Porterò a casa le nostre truppe”.
Secondo l’ultimo sondaggio della Reuters/Zogby, pubblicato il 21 febbraio, Obama conduce sulla Clinton, a livello nazionale, per 52 a 38 percento per la nomination democratica, con 10 percento di indecisi.
Sempre secondo lo stesso sondaggio, per le presidenziali Obama è in vantaggio su McCain per 47 a 40 percento, con 13 percento di indecisi, mentre McCain batte Clinton per 50 a 38, con 12 percento di indecisi.
Pubblicato il 20 febbraio 2008 su Agenzia Radicale.