Obama in vantaggio su McCain, mentre continua la selezione dei vice.

ANTHONY M. QUATTRONE

I sondaggi USA confermano che, a partire dal 3 giugno, la data in cui Barack Obama ha conquistato la nomination democratica, si è delineato una leggera forbice a suo favore nei confronti del candidato repubblicano, John McCain.

Le rilevazioni della Gallup indicavano Obama e McCain pari con il 46 percento il primo giugno, con quest’ultimo che ha gradatamente perso punti, attestandosi al 42 percento il 10 giungo, contro un guadagno di 2 punti per Obama.  Ora Obama conduce, secondo la Gallup, per 48 a 42 percento.  Anche un sondaggio prodotto per il Wall Street Journal e la rete televisiva NBC indica un distacco di 6 punti percentuali, con Obama al 47 percento contro McCain al 41.

Un sondaggio della Rasmussen misura il gradimento degli elettori nei confronti dei due candidati.  McCain registra il gradimento del 54 percento degli elettori, contro il 43 a sfavore.  Obama registra il gradimento del 59 percento, contro il 40 a sfavore.

Gli strateghi democratici e repubblicani sono ora al lavoro per la scelta del candidato vice presidente da accoppiare ai rispettivi candidati presidenti.  La procedura decisionale normalmente prende in considerazione almeno tre fattori principali. Il primo è la necessità di scegliere un vice con qualifiche e competenze che completano quelle del candidato presidente, colmando apparenti debolezze.  Nel caso di Obama, la scelta di un vice con grande esperienza in politica estera o nella difesa potrebbe ridurre notevolmente preoccupazioni sulla sua apparente inesperienza in entrambi i campi.  Nel caso di McCain, la scelta di un vice legato alla destra religiosa potrebbe placare gli animi dei conservatori per quanto riguarda alcune posizioni espresse dal senatore dell’Arizona su temi inerenti ai valori cristiani.

Il secondo fattore è legato alla necessità di scegliere un vice che bilanci, da un punto di vista geografico, il candidato presidenziale, cercando di abbinare un rappresentante dell’America rurale con uno dell’America urbana, uno della Heartland (del cuore dell’America) con uno della costa, oppure uno del nord con uno del sud.  Sia Obama, sia McCain hanno bisogno di trovare candidati che possono attirare i voti rurali e della Heartland.

Il terzo fattore è legato alla necessità di usare in modo vantaggioso la forza elettorale degli avversari di partito sconfitti durante le primarie.  Obama potrebbe avere un vantaggio significativo scegliendo la senatrice di New York, Hillary Clinton, così come lo avrebbe McCain scegliendo l’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, o l’ex governatore dell’Arkansas, il pastore Mike Huckabee.

Secondo gli osservatori d’oltreoceano, Obama sta prendendo in considerazione, oltre alla ovvia potenziale candidatura della Clinton, anche quelle di generali in pensione, come l’ex comandante della NATO, Wesley Clark, e diversi parlamentari con grosse credenziali per quanto riguarda la politica estera, come il senatore del Delaware, Joe Biden, o il senatore della Virginia Jim Webb, il quale ha ricoperto l’incarico di segretario della marina militare nel governo del presidente repubblicano Ronald Reagan.  La squadra di Obama guarda con interesse anche diverse donne come il governatore del Kansas, Kathleen Sebelius, il governatore dell’Arizona, Janet Napolitano, e la senatrice del Missouri, Claire McCaskill.

In campo repubblicano, McCain sta prendendo in considerazione, oltre a Romney e Huckabee, anche il deputato dell’Ohio, Rob Portman, il governatore del Minnesota, Tim Pawlenty, il senatore del Sud Dakota, John Thune, e l’indipendente democratico Joe Lieberman, senatore del Connecticut.  Quest’ultimo è stato il candidato vice presidente di Al Gore nelle elezioni del 2000, vinte dall’attuale presidente repubblicano, George W. Bush.

Mentre gli schieramenti continuano la ricerca del candidato vice presidente, le strategie della comunicazione si vanno delineando, con McCain che tenta di utilizzare strumenti indirizzati agli elettori più giovani e moderni, come l’Internet, e Obama che tenta di utilizzare una terminologia più da comandante in capo e da falco in politica estera, nel tentativo di rassicurare gli elettori più attenti alle questioni relative alla sicurezza nazionale.

Durante le prime settimane dell’estate si prevede che le bordate dei due schieramenti contro i candidati presidenti avversari si andranno ad intensificare, sfruttando apparenti debolezze, ed in particolare qualsiasi contraddizione rilevata nelle affermazioni fatte dai candidati presidenti durante le primarie.  Obama già rimpiange di aver dichiarato, durante uno dei dibattiti delle primarie, che incontrerebbe, senza porre condizioni, i presidenti di Iran, Siria, Nord Corea, e Venezuela, durante il suo primo anno di presidenza.  McCain sta facendo un percorso ad ostacoli per dimostrare alla destra religiosa che non è veramente a favore della ricerca sulle cellule staminali, e ai conservatori che era contrario alla riduzione delle tasse proposta dal presidente Bush solo perchè non le considerava sufficienti.  Sia Obama, sia McCain avranno un bel da fare nel “rettificare” e chiarire le proprie posizioni, mirando a conquistare gli indecisi e i non allineati, senza perdere il sostegno della base elettorale dei rispettivi partiti.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.