Anthony M. Quattrone
Già nel marzo 2007 il giovane senatore dell’Illinois, Barack Obama, chiedeva a Ben S. Bernanke, presidente della Federal Reserve americana, e a Henry M. Paulson, segretario del tesoro del presidente George W. Bush, di convocare una conferenza di esperti per discutere i primi segnali di turbolenza nei mercati finanziari e immobiliari. Durante la campagna elettorale per la presidenza, ed in particolare durante la crisi finanziaria del settembre 2008, Obama ha reclamato a gran voce la necessità di colmare i vuoti legislativi nelle regole che disciplinano il sistema finanziario Usa. La filosofia che guida l’iniziativa politica di Obama nel campo finanziario è la necessità da parte del governo di usare tutta la sua forza per dare regole sicure, efficienti, e trasparenti per evitare che comportamenti spregiudicati e di dubbia correttezza possano danneggiare sia le imprese, sia gli investitori.
Il 21 aprile 2010, Obama ha dichiarato in un’intervista con l’emittente televisiva CNBC e con il New York Times che “durante la nostra storia, ci sono stati dei momenti in cui il settore finanziario è andato fuori orbita” come nel caso della Grande Depressione del 1929. Per Obama “siamo arrivati ad uno di quei momenti, dove è necessario aggiornare le regole del gioco” per ricostruire un sentimento di fiducia da parte del Paese nei confronti del settore finanziario. La riforma di Wall Street è necessaria perché non si può permettere che comportamenti scorretti e spregiudicati da parte d’alcuni operatori possano creare una situazione come quell’attuale, dove, secondo il presidente, “la crisi economica ha distrutto otto milioni di posti di lavoro e ha bruciato migliaia di miliardi di risparmi delle famiglie.”
La proposta di riforma di Obama pone l’accento su quattro principi. Il presidente prospetta una maggiore regolamentazione nei confronti degli istituti finanziari che ricevono fondi federali, specialmente per quanto riguarda alcuni prodotti ad alto rischio come i derivati e altri “tossici”. Il presidente chiede che le banche aumentino le riserve, specialmente per attutire gli effetti di eventuali crisi economiche e finanziarie nel futuro. Per Obama è necessario rendere più efficienti e ridurre il numero delle agenzie federali responsabili per il controllo del settore finanziario. Obama, infine, vuole anche la creazione di un consiglio responsabile per il controllo dei rischi sistemici dell’intera economia americana.
Ieri, il presidente Obama è tornato alla Cooper Union College, non lontano da Wall Street, dove aveva tenuto un discorso già nel 2008 per chiedere più regole per il sistema finanziario americano. Ieri, alla presenza di una platea di 700 persone, che includeva oltre agli studenti e professori della Cooper Union, anche molti esponenti del mondo finanziario, Obama ha chiesto a Wall Street di unirsi a lui nella riforma e di non creare ulteriori ostacoli, proprio nell’interesse della stessa industria finanziaria che ha bisogno di riguadagnare la fiducia dei cittadini.
Per Harold Meyerson del Washington Post, Obama ha molti grandi ostacoli da superare per riformare il sistema finanziario perché “Wall Street rimane la lobby più potente nel paese” che riesce ad influenzare non solo i politici repubblicani, ma anche molti democratici. Per il giornalista, tuttavia, il recente scandalo che ha coinvolto i vertici della finanziaria Goldman Sachs, accusati dalla Security and Exchange Commission (la Consob americana) di aver creato e venduto alcuni prodotti finanziari collegati a mutui subprime, omettendo fatti chiave o fornendo agli investitori informazioni non esatte, potrebbe dare lo slancio necessario affinché “l’impensabile accada”, in altre parole, che il Congresso approvi nuove regole per disciplinare il settore finanziario.
I critici della riforma finanziaria di Obama vanno da coloro che pensano che le nuove norme proposte danneggiano il settore già appesantito da troppe regole, a coloro che sono dell’opinione che quanto proposto non sia affatto sufficiente per impedire operazioni scorrette ed ad alto rischio per l’intera economia americana. Per i liberisti, il presidente sembra non comprendere che qualsiasi altro intervento da parte del governo potrebbe distorcere o distruggere il mercato, favorendo alcuni operatori a danno di altri. In pratica, i liberisti accusano Obama di sostituire il mercato con il Congresso. Per coloro che sostengono che è necessario avere più regolamentazione, anche nella riforma proposta da Obama mancano gli strumenti federali per garantire la massima trasparenza di tutte le operazioni finanziarie.
Obama ha deciso di intervenire con tutto il prestigio dell’ufficio presidenziale per riformare il settore finanziario. Forse troverà più sostegno da parte dell’americano medio nel sostenere questa riforma di quanto ne ha trovato nel portare avanti quella sanitaria, perché nel folclore d’oltre oceano, il finanziere egoista è visto come il “cattivo”. Per il giornalista del Washington Post, Meyerson, la riforma finanziaria crea uno di quei momenti in cui i cittadini chiedono ai politici “da che parte stai, con gli istituti finanziari, o con noi?” La domanda di Meyerson, tuttavia, potrebbe creare qualche problema di credibilità per Obama, perché gli organi di informazione hanno ricordato agli americani che il presidente ha ricevuto dalla Goldman Sachs e dai suoi dipendenti quasi un milione di dollari come contributo per la campagna elettorale del 2008. Se il presidente vuole evitare che questo dato divenga un nuovo ostacolo per la riforma finanziaria, forse dovrà prendere in considerazione la restituzione del contributo ricevuto.
Credo che questa di Obama sia una “crociata” forse anche piu’ difficile della pur tormentata e tanto attesa riforma sanitaria.
Ancora una volta il Presidente Americano va avanti senza paura contro i poteri forti che da sempre governano le economie mondiali e i destini di noi cittadini. Dalla sua parte c’e’ una grossa fetta della popolazione mondiale che vede in lui la persona in grado di sostenere tali battaglie e bisogna davvero riconoscere che Obama, sino ad ora, non ha deluso le aspettative, ma anzi sta portando avanti le sue idee con fermezza e staordinario coraggio.
Forza Presidente!