Obama affronta la platea islamica

Anthony M. Quattrone

Egyptian villagers watch a live broadcast of a speech by U.S. President Barack Obama is seen on screen at a coffee shop in Qena, south Cairo, Egypt, Thursday, June 4, 2009. Obama was calling for a new beginning between the United States and Muslims, during his speech delivered at Cairo University in Egypt. (AP Photo)
Egyptian villagers watch a live broadcast of a speech by U.S. President Barack Obama is seen on screen at a coffee shop in Qena, south Cairo, Egypt, Thursday, June 4, 2009. Obama was calling for a new beginning between the United States and Muslims, during his speech delivered at Cairo University in Egypt. (AP Photo)

Barack Obama aveva promesso lo scorso gennaio, durante il discorso che ha tenuto in occasione del suo insediamento alla presidenza americana, dinnanzi a miliardi di persone che lo hanno ascoltato in diretta televisiva, che avrebbe fatto passi rilevanti nei confronti del mondo mussulmano per eliminare pregiudizi e malintesi causati da decenni di sfiducia reciproca fra l’America e gli islamici. Obama aveva auspicato nei confronti dell’Islam, “una nuova via in avanti, basato sul rispetto reciproco, e su interessi comuni”. Il presidente, cristiano dalla nascita, ma che proviene, da parte del padre, da antenati mussulmani, conserva il secondo nome, Hussein, di chiara matrice islamica.

Ieri, Obama ha mantenuto la sua promessa di affrontare direttamente la platea islamica, tenendo un discorso di 55 minuti all’Università del Cairo, dinnanzi a tre mila studenti e accademici egiziani, e milioni di islamici attraverso la televisione. Il presidente ha esordito il suo discorso rivolgendosi direttamente alla platea egiziana, affrontando subito il tema dei rapporti fra islamici e americani: “Sono qui per cercare un nuovo inizio. Dobbiamo fare uno sforzo per rispettarci a vicenda. Non siamo in contrapposizione, possiamo arricchirci a vicenda. Certi cambiamenti non avvengono in un giorno, ma dobbiamo provarci.” Obama ha invitato americani e islamici a combattere contro i pregiudizi e gli stereotipi che creano sfiducia e risentimento.

Obama non è stato, tuttavia, timido nell’invitare gli arabi ad isolare quelle frange estremiste all’interno del mondo islamico e nel nazionalismo arabo che vogliono condurre una guerra costante contro l’America in particolare, e contro l’intero occidente, in generale. Obama ha detto che “Qualsiasi cosa pensiamo del passato, non dobbiamo rimanerne prigionieri. I nostri problemi vanno affrontati in partnership, e il progresso va condiviso. Ma la prima questione da affrontare è l’estremismo violento in tutte le sue forme. L’America non è e non sarà mai in guerra con l’Islam. Tuttavia, affronteremo senza tregua gli estremisti violenti che pongono un serio rischio alla nostra sicurezza. Il mio primo compito come presidente è quello di proteggere il popolo americano”.

Obama ha toccato il tema della presenza delle truppe americane in territori islamici, promettendo che entro il 2012 avrebbe ritirato i soldati Usa dall’Iraq, e che non c’erano alcune intenzioni americane di avere una presenza a lungo termine in Afghanistan. Obama ha ribadito la necessità di riaprire un dialogo con l’Iran, e ha fatto aperture anche sulla possibilità di uno sviluppo del nucleare civile per Teheran, se l’Iran aderisse al Trattato di non-proliferazione. Obama non ha deluso le attese della platea quando ha riaffermato la sua nota posizione sul conflitto fra Israele e palestinesi, chiedendo agli israeliani di non continuare la politica degli insediamenti in territorio palestinese, e ai palestinesi di non ricorrere alla violenza contro Israele. Obama ha esplicitamente chiesto ad Hamas di riconoscere il diritto all’esistenza di Israele, e propone ancora la soluzione di due Stati per due popoli, come unica soluzione al conflitto.

Un sondaggio condotto dalla University of Maryland e dalla Zogby International lo scorso mese in sei paesi mediorientali ha rilevato che George W. Bush, quando era in carica, era il presidente americano che gli arabi adoravano odiare, ma che, tuttora, rimane il più detestato fra i leader stranieri. Secondo lo stesso sondaggio, il 45 percento degli arabi ha una visione positiva di Barack Obama, e il 51 percento è speranzoso a proposito dei piani che il giovane presidente ha per il medio oriente. Secondo Shibley Telhami, uno dei principali investigatori del sondaggio annuale dell’opinione pubblica araba, “le persone vogliono innamorarsi di lui, vogliono credergli, vogliono abbracciarlo”. Nei giorni precedenti all’arrivo nel Cairo, la popolarità di Obama è salita vertiginosamente, come succede nei casi delle rock star. L’entourage di Obama è ora preoccupata che gli arabi, specialmente i più giovani, aspettino troppo dal presidente, e, pertanto, possano rimanere estremamente delusi.

Il discorso di Obama non sarà ricordato né per i temi, né per lo stile oratorio, cui ci ha abituato il giovane presidente americano. Sarà ricordato per l’ambiente e per il momento in cui è stato fatto – la cornice di una Cairo attenta ad ogni sua parola. Già da oggi, un giorno dopo il suo discorso, si capirà se è iniziata una nuova traiettoria nei rapporti fra America e mondo islamico. Dalla rabbia degli estremisti, dalle dichiarazioni farneticanti di al Qaeda e soci, arrivate alla stampa nelle ultime ore, sembra che Obama abbia fatto centro.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.

2 pensieri riguardo “Obama affronta la platea islamica”

  1. …forse, perchè nessuno crede più in niente..nè politica, nè religione,nè nulla…e i suoi discorsi sembrano di aprire uno piccolissimo spiraglio di luce…ancora molto lontano..ma forse ..c’è…

    ps-gli articoli written by A M.Quattrone sono stupendi!!Complimenti!

  2. bravo tony è proprio un buon articolo, speriamo che questi due mondi alla fine trovino un punto di incontro per poter stabilire un dialogo più concreto e costruttivo per le generazioni future.
    PS continua cosi sei forte ciao enzo

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