L’industria medica Usa s’inchina ad Obama

Anthony M. Quattrone

President Barack Obama met with healthcare stakeholders in the Roosevelt Room at the White House on May 11, 2009. Photo from www.healthreform.gov.
President Barack Obama met with healthcare stakeholders in the Roosevelt Room at the White House on May 11, 2009. Photo from www.healthreform.gov.

L’impegno elettorale del presidente Barack Obama di riformare il sistema sanitario americano sembrava dover passare in secondo piano rispetto ad altri temi come la crisi economica e l’impegno militare in Iraq ed in Afghanistan.  Nei primi cento giorni della sua amministrazione, Obama ha effettivamente dedicato il grosso del suo impegno proprio all’economia e alle due guerre in corso.

Dietro le quinte, tuttavia, i suoi collaboratori hanno intrecciato una fitta rete di contatti con chi fornisce prestazioni sanitarie, con chi le finanzia, e con i fruitori delle prestazioni.  L’obiettivo dello staff del presidente era ed è quello di evitare che Obama finisse nelle trappole in cui sono caduti i coniugi Clinton nel 1992, durante l’ultimo tentativo dei democratici di riformare la sanità.  Il presidente Bill Clinton e sua moglie Hillary riuscirono ad alienare tutte le parti interessate alla riforma, quando, nell’arco di poche settimane proposero, per poi abortire, una proposta di riforma confusa, non condivisa, e facilmente attaccabile sia dall’industria medica, sia dalle assicurazioni sanitarie.

E’ da diversi mesi che l’amministrazione Obama utilizza ogni occasione possibile per collegare l’alto costo della spesa sanitaria con la crisi economica.  La spesa sanitaria degli americani ammonterà a circa 40 mila miliardi di dollari nell’arco dei prossimi dieci anni.  Secondo Obama e i democratici nel Congresso, la riduzione del costo della salute potrebbe contribuire ad influenzare in modo decisivo l’andamento dell’economia americana, incidendo in particolare sia sul costo del lavoro, per chi ha un’assicurazione medica aziendale, sia sulle spese sostenute dagli enti federali e statali, per chi ha diritto all’assistenza pubblica.

Il primo risultato del lavoro tessuto dai collaboratori di Obama è la riunione che il presidente ha presieduto lunedì, 11 maggio 2009, alla Casa Bianca, fra i rappresentanti delle assicurazioni mediche, delle organizzazioni degli enti ospedalieri, delle associazioni dei medici, dell’industria farmaceutica, dei produttori delle attrezzature mediche, dei rappresentanti degli imprenditori, dei sindacati, e delle associazioni dei pazienti, cogliendo di sorpresa gli osservatori politici Usa.

Nel corso della riunione, Obama ha riformulato la sua strategia in tema di salute pubblica, dettando alcune priorità già proposte in campagna elettorale.  Obama vuole abbassare il costo totale della sanità americana, dare la copertura sanitaria a 50 milioni d’americani non assicurati, e permettere a tutti di scegliere come e dove curarsi. Su quest’ultimo punto, le lobby mediche, ospedaliere, assicurative e farmaceutiche hanno svolto, già dal 1992, efficaci campagne pubblicitarie sui misfatti dei sistemi sanitari pubblici in paesi come il Canada ed in Europa, fin dal tentativo di riforma da parte dei Clinton.

Obama ha chiesto all’industria sanitaria di prendere una serie d’iniziative dall’interno dell’industria stessa, per riformare il perverso meccanismo che porta ad una spirale. Il primo risultato della riunione di lunedì è la decisione dei rappresentanti dell’industria medica di ridurre, volontariamente, di due mila miliardi di dollari la spesa sanitaria americana nei prossimi dieci anni.

L’attuale popolarità di Obama, assieme al paziente lavoro fatto dai suoi collaboratori avrà convinto l’industria sanitaria americana a lavorare con e non contro il presidente per evitare un intervento troppo deciso da parte del governo.  Gli assicuratori vogliono evitare che il governo faccia un piano sanitario pubblico indirizzato al ceto medio, in diretta competizione con le assicurazioni private.  Le ditte farmaceutiche e quelle che producono apparecchiature mediche non vogliono che il governo includa il rapporto costo-beneficio nella procedura d’approvazione dei nuovi medicinali e dispositivi medici.  Gli ospedali e i medici non vogliono che il governo emani una tabella degli onorari per le prestazioni mediche, come già fa per gli anziani e i poveri che ricevono l’assistenza pubblica.

Con la riunione di lunedì, Obama ha ottenuto l’impegno delle parti interessate a lavorare per formulare un piano condiviso, accettabile e sostenibile.  Il presidente ha anche ottenuto il 13 maggio 2009 l’impegno di Nancy Pelosi, il presidente democratico della Camera, di mettere, entro agosto, la riforma sanitaria all’ordine del giorno.  Ora tocca ai tecnici produrre un piano in linea con le priorità del presidente, utilizzando gli ottanta giorni che mancano alla chiusura estiva del Congresso, per realizzare, in tal modo, la prima riforma sanitaria americana di portata storica.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.