Anthony M. Quattrone
Molti osservatori americani avevano espresso preoccupazione per la velocità con cui Barack Obama avrebbe dovuto affrontare una serie di problemi complessi, già dalle prime ore del suo insediamento come presidente degli Stati Uniti d’America. Il team di Obama ha spesso risposto ai critici usando una frase idiomatica inglese, “hit the ground, running” (toccare terra correndo), per assicurare tutti che il nuovo presidente sarebbe stato “operativo” sin dal primo momento in carica, e che non aveva bisogno di un “time out” né per documentarsi sui temi, né per chiedere consigli. La straordinaria collaborazione fra l’amministrazione del presidente repubblicano uscente, George W. Bush, e quella democratica di Obama, durante i 77 giorni trascorsi fra le elezioni del 4 novembre 2008 e l’insediamento di martedì 20, e la generale soddisfazione degli osservatori di tutte le correnti politiche a proposito della composizione della nuova squadra di governo, hanno sicuramente aiutato a dissipare timori e dubbi nei confronti della capacità del giovane presidente di assumere subito le piene funzioni di capo di governo.
A poche ore dalla conclusione della festa dell’insediamento, Obama ha dettato le prime regole, ha firmato ordini, e ha debuttato sulla scena internazionale chiamando alcuni leader mediorientali, segnando in modo chiaro le traiettorie che la sua amministrazione seguirà fin dal primo momento. La celerità dell’azione di Obama, il primo presidente americano completamente abile nell’uso del computer e dell’Internet, è forse anche dovuta alla facilità con cui utilizza tutta la tecnologia a disposizione. La Cnn ha osservato che lo staff di Obama ha completamente cambiato la struttura del sito Web della Casa Bianca, creando uno stile più aperto e all’insegna della trasparenza.
Obama ha iniziato il suo mandato con alcune azioni simboliche per inviare segnali chiari sulla trasparenza e la questione etica. Durante una cerimonia di giuramento di alti funzionari dello Stato, che ha presenziato alla Eisenhower Executive Office Building nella capitale, Obama ha detto che “per troppo tempo c’è stata troppa segretezza in questa città”, aggiungendo che “la trasparenza e lo stato di diritto saranno i capisaldi di questa presidenza.” Durante la campagna elettorale, Obama aveva promesso di ridurre l’influenza delle lobby nella capitale e aveva promesso più trasparenza. Così, ha decretato subito delle severe limitazioni sulle attività di quei collaboratori che hanno lavorato in passato con lobby di qualsiasi tipo, limitando anche i rapporti futuri che si potranno avere con le lobby, anche dopo aver lasciato il proprio incarico governativo.
Sulla questione della trasparenza, Obama ha, in sostanza, ribaltato due decisioni del suo predecessore, cancellandone una presa (da Bush) subito dopo l’attacco dell’11 settembre 2001, che poneva una serie di restrizioni sul Freedom of Information Act, limitando, pertanto, in modo rilevante l’accesso a documenti pubblici da parte di chi faceva richiesta. Obama ha dichiarato, a questo proposito, che “da oggi, ogni agenzia e dipartimento del governo deve sapere che quest’amministrazione è dalla parte, non di chi vuole nascondere le informazioni, ma di coloro che cercano di farle conoscere.” Obama ha anche ribaltato una decisione di Bush che permetteva a tutti gli ex presidenti, e ai loro diretti discendenti, di proteggere la segretezza dei documenti presidenziali. La decisione di Obama ha soddisfatto, in particolare, ricercatori e studiosi come Lee White, il direttore esecutivo della National Coalition for History, il quale ha dichiarato al New York Times che “gli storici sono particolarmente felici per questa decisione.”
Obama ha anche voluto dare un chiaro messaggio ai milioni di americani che stanno soffrendo a causa dell’attuale crisi economica, ponendo un tetto sullo stipendio statale dei suoi più diretti collaboratori. Il messaggio è molto simbolico, e mette anche in risalto il concetto di servizio pubblico, un tema molto caro al nuovo presidente.
Secondo il New York Times , Obama ordinerà entro oggi alla Central Intelligence Agency, la CIA, di chiudere quello che rimane della catena di prigioni segrete all’estero, e di mettere fine sia al programma di detenzioni segrete, sia all’uso di qualsiasi metodo di interrogazione che preveda uso di sistemi coercitivi. Secondo il giornale newyorchese, la CIA dovrà attenersi alle regole previste per le forze armate americane nel condurre interrogatori di prigionieri o sospetti. La CIA ha sostenuto, in passato, che le 19 tecniche utilizzate dalle forze armate non sono sufficienti nel condurre interrogatori di personaggi di primo piano di Al Qaeda, come Khalid Sheikh Mohammed, per ottenere informazioni preziose nella lotta al terrorismo.
Giovedì 22 gennaio 2009, Obama ha firmato un ordine esecutivo che prevede la chiusura di Guantanamo entro un anno, l’implementazione piena della Convenzione di Ginevra nei confronti dei 245 detenuti, e la sospensione per 120 giorni delle attività dei tribunali militari. Il direttore esecutivo della American Civil Liberties Union ha dichiarato al New York Times che le iniziative di Obama “riaffermano i valori Americani e sono un raggio di luce, dopo otto lunghi anni bui.”
Obama ha fatto il suo debutto in politica internazionale prestando attenzione immediatamente alla crisi di Gaza, come aveva promesso quando è stato criticato per il suo silenzio durante la parte iniziale dell’attacco israeliano contro Hamas. Ha chiamato il primo ministro israeliano Ehud Olmert, il presidente palestinese Mahmoud Abbas, il presidente egiziano Hosni Mubarak, e il re giordano Abdullah. Secondo l’ufficio stampa della casa Bianca, Obama ha posto l’obiettivo di raggiungere una pace stabile e duratura entro il suo primo mandato presidenziale, che dura quattro anni.
Dopo aver incassato l’appoggio del Senato che ha confermato mercoledì Hillary R. Clinton come segretario di Stato, con una schiacciante maggioranza di 94 a due, Obama ha continuato a rafforzare la squadra responsabile della politica estera. Il presidente ha annunciato giovedì la nomina dell’ex leader dei senatori democratici, George Mitchell, come suo inviato speciale in Medio Oriente. Mitchell ha al suo attivo, nel ruolo di mediatore internazionale, la risoluzione del conflitto fra cattolici e protestanti nell’Irlanda del Nord, dove riuscì a far firmare, a Belfast nel 1998, un trattato di pace, conosciuto oggi come “l’accordo del venerdì Santo.” Obama ha anche nominato l’ex ambasciatore alle Nazioni Unite, Richard Holbrooke, come inviato speciale in Afghanistan e Pakistan. Holbrooke portò serbi, croati e bosniaci al tavolo della trattavia nel 1995, riuscendo a farli firmare il Trattato di Dayton, che pose fine alle ostilità in Bosnia e Herzegovina. .
Le prime 72 ore della presidenza Obama sono state intense ed emozionanti. L’emozione ha coinvolto tutti, anche il presidente della corte Suprema USA, il giudice John G. Roberts, Jr., il quale, durante la cerimonia ufficiale del 20 gennaio, ha invertito due delle 35 parole del giuramento. Per evitare noie future e possibili contestazioni legali, Obama ha prestato di nuovo il giuramento il 21 gennaio, in privato, dinnanzi al giudice Roberts. Questa volta, il giuramento, della durata di 25 secondi, è andato a buon fine.
Obama ha messo il turbo…speriamo bene. Non è facile governare godendo ai nastri di partenza di un consenso mondiale. Ma sono convinto che farà grandi cose per far uscire l’America e l’intero occidente da una crisi morale ed economica.