La sinistra democratica Usa: “Obama, ci manchi!”

Treasury Secretary Timothy Geithner (C) and Office of Management and Budget Director Jacob Lew (R) arrive Wednesday for a meeting with Congressional leaders to discuss the Bush-era tax cuts. Barack Obama's Republican foes laid out a year-end strategy on Wednesday that could doom efforts to approve a nuclear pact with Russia and lift a ban on gays serving openly in the military. (AFP/Getty Images/Chip Somodevilla)

Anthony M. Quattrone

La sinistra del partito democratico americano è in rivolta contro il presidente Barack Obama. Alcune decisioni che il Presidente ha preso dopo la sconfitta del suo partito nelle elezioni di un mese fa hanno messo in allarme i liberal, che oggi hanno dato inizio alla campagna “rivogliamo Obama”. La sinistra liberal accusa il presidente di essersi rimangiato alcune importanti promesse fatte in campagna elettorale.

La decisione di Obama, resa pubblica il 29 novembre 2010, di congelare gli stipendi dei dipendenti civili del governo federale, seguita dalla notizia del giorno dopo, secondo cui il presidente sembrerebbe intento a non abrogare le agevolazioni fiscali per i maxi redditi approvate dal suo predecessore, hanno provocato la dura reazione della sinistra del partito.

Secondo i liberal, il congelamento degli stipendi di tre milioni di civili del governo federale per il 2011 e il 2012 è un’operazione di facciata, atta solo a soddisfare la destra repubblicana, la quale è caratterizzata da posizioni liberiste e antistataliste. L’apparente obiettivo è quello di ridurre il debito pubblico attraverso un risparmio di circa due miliardi di dollari nel 2011, raggiungendo un risparmio di circa 28 miliardi nei prossimi cinque anni e di circa 60 miliardi nell’arco di dieci anni. La sinistra liberal accusa Obama di poca chiarezza perché il risparmio previsto non è altro che una goccia nel mare del disavanzo americano, e i due miliardi di dollari che si risparmierebbero nel 2011 sono nulla rispetto ad un bilancio federale stimato in circa 3.830 miliardi di dollari per il prossimo anno. Per la sinistra liberal, l’iniziativa di Obama punisce i lavoratori federali e renderà l’impiego pubblico americano ancora meno attraente. Secondo dati provenienti dallo stesso governo americano, gli stipendi dei dipendenti federali sono inferiori di circa 22 percento rispetto ai lavoratori che svolgono pari mansioni nel settore privato.

Un’analisi svolta dal think tank progressista Center for American Progress, il congelamento degli stipendi federali è un favore reso da Obama alla destra conservatrice senza avere nulla in cambio. In un articolo intitolato “Congelare la speranza“,  il think tank progressista denuncia che i conservatori continuano a puntare il dito contro il costo dei dipendenti federali solo per distrarre l’opinione pubblica dagli enormi costi causati da “guerre disastrose, agevolazioni fiscali per i ricchi, l’esplosione dei costi sanitari, e la recessione causata dalle malefatte di Wall Street”. Per la sinistra progressista, ci sono tanti altri mezzi per ridurre la spesa federale, come, per esempio, la ristrutturazione del sistema di approvvigionamento e di appalto del governo federale, che porterebbe ad un risparmio stimato in circa 400 miliardi di dollari in dieci anni, ben più sostanziale dei risparmi che si potranno avere con il congelamento degli stipendi federali.

Il secondo favore che Obama si appresterebbe a fare nei confronti della destra conservatrice è il rinnovo delle agevolazioni fiscali per i maxi redditi, approvate dalla precedente amministrazione Bush, che scadono a fine di questo mese. Per la sinistra democratica, l’apparente proposito di Obama è alquanto grave perché il presidente verrebbe meno ad una delle sue più importanti promesse elettorali, che era quello di rinnovare gli sgravi solo per i redditi inferiori a 250mila dollari. Dopo una riunione con i leader democratici e repubblicani del Congresso che si è tenuto il 30 novembre 2010 alla Casa Bianca, il presidente ha dato mandato al segretario al tesoro Timothy Geithner e al responsabile del bilancio Jack Lew, di negoziare un accordo per conservare gli sgravi. Per il Center for American Progress, l’abrogazione degli sgravi fiscali per gli americani che guadagnano più di 250 mila dollari all’anno, che sono solo il due percento della popolazione, avrebbe garantito alle casse federali introiti per oltre 690 miliardi di dollari nell’arco di dieci anni.

Si attende di conoscere cosa i repubblicani sono disposti a dare ad Obama in cambio del congelamento degli stipendi federali e il rinnovo delle agevolazioni fiscali approvate da George W. Bush per i maxi redditi. Secondo gli osservatori, il presidente mira ad ottenere dai repubblicani la ratifica del trattato START per la riduzione dei missili strategici e il rinnovo del finanziamento speciale per le indennità di disoccupazione che è scaduto il 30 novembre 2010.

Nel frattempo, uno dei movimenti della sinistra democratica, Move On, ha iniziato una campagna su Internet e sui media invitando Obama a rispettare le promesse fatte in campagna elettorale, lanciando la campagna “We want Obama back!” (Rivogliamo Obama!).  Gli attivisti di Move On stanno caricando su Youtube appelli video amatoriali chiedendo ad Obama di “ritornare all’Obama del 2008”.  Il messaggio più frequente è “Obama, ci manchi”.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.