La riforma sanitaria Usa – Obama in difficoltà

Anthony M. Quattrone

La presidenza di Barack Obama potrebbe essere definita dalla sua abilità di convincere il Congresso a riformare il sistema sanitario americano, entro la fine di quest’anno. Se Obama riuscirà a far approvare dal Congresso un pacchetto legislativo, condiviso da repubblicani e democratici, garantendo sia l’ampliamento della copertura sanitaria, sia una drastica riduzione dei costi causati da sprechi ed inefficienze, sarà ricordato come un grande presidente. Se Obama fallirà, la sua proposta di riforma del sistema sanitario potrebbe diventare la sua “Waterloo”, come auspica il senatore repubblicano della Carolina del sud, Jim DeMint, che augura, cinicamente, al presidente di non riuscire nel suo progetto di riforma.

Obama vorrebbe estendere la copertura sanitaria a circa 47 milioni di americani che attualmente non sono coperti né da programmi pubblici, né da quelli privati. Il presidente vorrebbe anche ridurre il costo della spesa sanitaria degli americani attraverso una serie di misure nei confronti delle assicurazioni sanitarie private, degli ospedali, le case farmaceutiche, e dei medici. La riforma proposta dai deputati democratici va nella direzione suggerita dal presidente, e offre la possibilità agli americani di scegliere fra assicurazioni sanitarie private e una nuova assicurazione pubblica.

Un sondaggio, condotto la settimana scorsa dalla GfK Roper Public Affairs & Media, rileva che il 56 percento degli americani è fiducioso che Obama riuscirà a riformare il sistema sanitario durante il suo mandato presidenziale. Tuttavia, secondo lo stesso sondaggio, solo il 50 percento degli americani approva come Obama sta portando avanti la politica per la riforma, mentre il 43 percento è contrario, indicando che il presidente sta perdendo l’appoggio degli elettori “indipendenti”.

Obama e la presidentessa della Camera, Nancy Pelosi, vorrebbero che il Congresso approvasse una serie di misure per riformare il sistema sanitario, prima dell’intervallo estivo della Camera, che quest’anno inizia il 9 agosto 2009. La presenza della maggioranza democratica sia alla Camera, sia al Senato, permetterebbe al partito di Obama di far approvare le riforme in brevissimo tempo, ma l’eterogeneità della composizione del partito democratico, dove convivono conservatori puri e progressisti liberal, non permette alla direzione democratica di poter contare su una maggioranza strettamente numerica. Nel partito democratico, un partito generalmente collocato nel centro-sinistra americano, esiste una componente di conservatori, chiamata “Blue Dog” (cane blu), che spesso, vota assieme ai conservatori repubblicani sui temi di economia, e, spesso, anche sui temi sociali.

Obama aveva promesso di lavorare per ottenere l’appoggio bipartisan per quelle riforme che riguardano il cuore del sistema economico e sociale americano, come nel caso della riforma sanitaria. Se il presidente vuole forzare il Congresso a votare sulla riforma sanitaria prima dell’intervallo estivo, lo dovrà fare a spese della promessa di lavorare per la condivisione delle riforme strutturali con i repubblicani. Fino ad ora, Obama è riuscito ad ottenere il consenso “bipartisan” solo su alcune misure, come nel caso della recente decisione di non produrre più il caccia F-22, considerato superato. Il più delle volte, il presidente non è riuscito ad onorare la sua promessa elettorale di lavorare per una Washington meno divisa, e i repubblicani stanno facendo notare all’opinione pubblica quest’insuccesso presidenziale. Già nel caso dell’approvazione dello stimolo economico a febbraio, il Congresso ha votato secondo gli schieramenti di partito, non raggiungendo alcuna condivisione. Ora, per la riforma sanitaria, si rischia che accada lo stesso.

Obama sembrerebbe intento a spingere sull’acceleratore, anche per non dare troppo tempo ai repubblicani per ampliare la campagna per ottenere l’appoggio dell’opinione pubblica contro la riforma sanitaria. Se il Congresso decide di spostare l’approvazione della riforma a dopo l’intervallo d’agosto, i repubblicani avranno abbastanza tempo a disposizione per smantellare, pezzo per pezzo, la proposta democratica, cercando di dimostrare che il nuovo sistema costerà troppo, che ridurrà i servizi, e creerà una nuova burocrazia statale per la gestione del sistema sanitario.

I conservatori democratici vorrebbero appoggiare il presidente, ma sono molto preoccupati per la copertura finanziaria delle riforme proposte, ed in particolare non gradiscono alcun aumento delle tasse per il ceto medio. Obama ha ripetuto, in un discorso tenuto il 22 luglio 2009, che non intende aumentare le tasse del ceto medio, ma vorrebbe aumentare quelle per le famiglie che dichiarano un reddito superiore al milione di dollari (circa 715 mila euro) annuali.

Secondo il deputato John Boehner, capogruppo repubblicano alla Camera, la proposta democratica andrebbe ad aumentare i costi dei piccoli datori di lavoro, e rischierebbe di causare il licenziamento di circa 1,6 milioni di lavoratori. Boehner cita anche uno studio che stima che l’America perderebbe oltre 4,7 milioni di posti di lavoro nell’arco dei prossimi dieci anni. Il capogruppo democratico alla Camera, Steny Hoyer, ha recepito il messaggio della minoranza repubblicana, e ha suggerito ai democratici, cedendo anche alla pressione dei conservatori all’interno del suo partito, di ritornare “alla lavagna” per ridisegnare le proposte di riforma.
Obama dovrà scegliere se andare avanti verso una proposta condivisa che potrebbe arrivare dopo l’estate, o se spingere l’acceleratore e ottenere una riforma prima dell’intervallo estivo, ma appoggiata solo dai democratici. Forse i consiglieri del presidente gli suggeriranno di fare un passo indietro, e di lavorare con coloro che lo criticano, per sviluppare un progetto meno radicale, finanziariamente più prudente, ma condiviso da repubblicani e democratici.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.