La Russia dello “zar” Putin e il prossimo presidente Usa

Sergei Guneyev / RIA-Novosti for TIME
Photo-illustration; Painting of Peter the Great: Getty; Putin: Sergei Guneyev / RIA-Novosti for TIME

Marco Maniaci

Con la campagna elettorale per la presidenza Usa che volge al termine, gli analisti della politica internazionale si interrogano su cosa dovrà affrontare il nuovo presidente americano per quanto riguarda il rapporto con la Russia dello “zar” Putin. Se da un lato c’è grande preoccupazione per il potenziale ritorno ad un periodo caratterizzato da una nuova “Guerra Fredda”, dall’altro c’è la speranza che una rinvigorita collaborazione fra americani e russi prende il sopravvento.

Lo scontro vissuto in Georgia lo scorso agosto, secondo alcuni, ha tutti i toni di una nuova “guerra fredda”. Mikhail Gorbaciov è dell’opinione che gli USA starebbero tessendo una cospirazione imperialistica nei confronti della Russia con il tentativo di espansione della loro influenza verso le ex repubbliche sovietiche, tradendo, in pratica il nuovo corso che fu inaugurato dallo stesso Gorbaciov e da Bush Senior, che prevedeva un nuovo mondo, un nuovo ordine mondiale, caratterizzata anche dalla promessa americana che mai ci sarebbe stata un’espansione della NATO ad est.

I rapporti fra Usa e Russia viaggiavano verso acque mosse in un quadro internazionale poco tranquillo, già prima dell’ultima crisi caucasica, anche a causa dalla corsa al riarmo e dallo scontro sullo scudo spaziale. All’interno di una situazione internazionale complessa, si è dovuto anche registrare un aumento della tensione tra Russia e Georgia per l’aumento delle spese militari da parte di quest’ultima. Gli organi di stampa hanno riferito di un aumento considerevole nelle spese militari georgiane, specialmente viste le piccole dimensioni della repubblica caucasica: in un anno, la Georgia avrebbe speso oltre 200 milioni di dollari in più per spese militare, 600 milioni di dollari l’anno complessivi per l’esercito (circa un terzo del bilancio annuale del paese), un considerevole aumento degli effettivi militari, passati a 32.000 unità. E’ interessante notare che l’aumento delle spese della Georgia rientrano anche fra le condizioni necessarie per il suo ingresso nell’Alleanza Atlantica.

Le tensioni fra gli Stati Uniti e la Russia hanno portato di nuovo alle luci della ribalta il vecchio sogno del presidente Ronald Reagan di dotare l’America e i suoi alleati di una protezione missilistica che dovrebbe servire per rendere innocuo ogni eventuale lancio di testate nucleari contro di loro. La fretta americana nel tentare di concludere accordi in Europa per lo scudo spaziale, proprio fra gli ex alleati di Mosca, sembrerebbe dettato dalla preoccupazione repubblicana che un’eventuale vittoria del candidato democratico alle presidenziali, il senatore dell’Illinois Barack Obama, potrebbe significare l’accantonamento del progetto dello scudo spaziale per diversi anni.

La tecnologia antimissilistica sarà installata in Polonia ed è su questo punto che i rapporti tra Russia e Stati Uniti hanno probabilmente toccato il fondo. Il posizionamento di tali basi in paesi così vicini al territorio russo è vissuto come una minaccia intollerabile da parte di Mosca. Quando il 20 agosto a Varsavia è stato firmato l’accordo tra la Polonia e gli USA per il dislocamento di dieci missili intercettori sul suolo polacco, la reazione di Mosca è stata dura. Il ministro degli esteri Sergey Lavrov ha tuonato che questo “è un piano contro la Russia” aggiungendo che “ la Russia sarà costretta a reagire e non solo con le vie diplomatiche”, come riportato nel sito internet del ministero degli esteri. Tutto ciò solo a pochi giorni dall’inizio della crisi in Georgia.

Secondo molti osservatori, la Russia non ha mai realmente digerito l’estensione dell’influenza americana e della NATO nei paesi dell’ex Patto di Varsavia, ma non hanno saputo contrastare l’esigenza degli ex alleati di entrare a far parte, a pieno titolo, dell’Europa e del mondo occidentale.
Questi paesi ormai vogliono entrare a far parte dell’Unione Europea e soprattutto della NATO (ed almeno in parte ciò è avvenuto) in modo da garantire la loro sicurezza da Mosca, sotto l’ombrello militare Atlantico. Paesi come la Polonia, Repubblica Ceca e l’Ungheria ad esempio, ricordano ancora come un incubo il periodo in cui esse erano sotto il tallone sovietico ed è per questo motivo che si sono letteralmente gettate nelle braccia americane pur di avere una sicurezza militare nei confronti del gigante russo.

Gli ultimi accordi tra USA e Polonia, per l’installazione di basi antimissilistiche, rientrano proprio in questa logica. Mentre Mosca è consapevole che non può prendere contromisure nei confronti di quei paesi che hanno ormai abbandonato la sua sfera d’influenza in modo definitivo, non può certo tollerare che paesi come la Georgia e l’Ucraina, due ex repubbliche sovietiche, entrano a far parte dell’Alleanza Atlantica. Con la guerra dello scorso agosto, i russi hanno, almeno in parte, risolto, per il momento, il problema dell’allargamento della NATO a paesi come questi ultimi, creando anche fra gli alleati della NATO divisioni sulla futura composizione dei paesi aderenti al patto.

Il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha detto chiaramente che non è opportuno aprire le porte della NATO a due candidati come Georgia e Ucraina perché questi due paesi hanno una situazione interna assai delicata e un contenzioso in atto con la Russia. Il primo ministro francese Francois Fillon ha affermato la contrarietà della Francia ad un ingresso di Ucraina e Georgia anche nel il Membership Action Plan, cioè il primo passo per un futuro ingresso nell’Alleanza Atlantica, perché “altererebbe i rapporti di forze in Europa nonché gli equilibri tra l’Europa e la Russia”.

Certamente la situazione interna dell’Ucraina, ad esempio, è particolare. Da poco tempo la coalizione di governo tra il primo ministro Yulia Timoshenko e Victor Yushchenko (forte sostenitore dell’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica) è naufragata, e secondo molti ci potrebbe essere dietro questa rottura la mano di Mosca. La “Vecchia Europa”, che non vuole entrare in un conflitto aperto con la Russia, anche per non rovinare i suoi rapporti privilegiati con Mosca, è sicuramente spaventata.

E così, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali Usa, con una crisi economica mondiale in pieno svolgimento, sia il candidato democratico, Barack Obama, sia il candidato repubblicano, il senatore dell’Illinois, John McCain, sperano che l’attuale amministrazione del presidente in carica, George W. Bush, lavori per creare stabilità, coinvolgendo tutti i partner mondiali, e in primo luogo la Russia e la Cina. Il candidato che diventerà presidente il prossimo 21 gennaio, quando Bush passerà le consegne, non vorrà certo una nuova guerra fredda con la Russia, ma avrà bisogno di tutta la cooperazione possibile a livello mondiale per ridare fiducia ai mercati, e al mondo della produzione.

Bush Senior parlava nel 1991 di un nuovo ordine mondiale dopo la guerra del Golfo. Dopo un decennio di distensione, e dopo l’11 Settembre e le guerre in Afghanistan ed in Iraq, il mondo si ritrova, invece, con tutti i presupposti per una nuova guerra fredda, nel contesto di una crisi economica globale, paragonabile a quella del 1929. Il prossimo presidente americano dovrà lavorare duro per evitare che il mondo si trovi coinvolta in una spirale pericolosa, caratterizzata da una miscela esplosiva, composta da crisi economica, riarmo, e generale sfiducia nel dialogo.

Un commento su “La Russia dello “zar” Putin e il prossimo presidente Usa”

  1. Un’analisi perfetta: le nuove sfide poste al “Nuovo Disordine mondiale” (per parafrasare grottescamente le parole del Presidente Bush Senior) chiaramente pongono concreti ed urgenti grattacapi al nuovo Presidente Statunitense. Credo che la Russia non allenterà, nel lungo periodo, la presa sui paesi dell’Europa Orientale, rientranti precedentemente nella sua sfera di influenza. La questione energetica, più di tutte, indurrebbe ad escludere questa tendenza. In ogni caso, è pur sempre un gigante regionale, e tutte le questioni riguardanti gli ex-satelliti sovietici “passano irrimediabilmente” per Mosca. Un’alterazione (decretata anche dall’allargamento dell’Alleanza Atlantica ai suoi confini ed a paesi rientranti precedentemente nella sua sfera d’influenza) degli equilibri mondiali, non sarebbe placidamente tollerata.

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