Hillary Clinton abbandona e sostiene Barack Obama.

Clinton elogiata dalle commentatrici e opinioniste americane.

Anthony M. Quattrone

La senatrice di New York, Hillary Clinton, ha annunciato sabato 7 giugno, in un discorso presso il National Building Museum a Washington, D.C., l’abbandono della corsa per la nomina democratica per le presidenziali USA e il suo “inequivocabile e totale sostegno per il senatore dell’Illinois, Barack Obama,” nella sfida contro il candidato repubblicano, il senatore dell’Arizona, John McCain.  Il presidente Bill Clinton e la figlia Chelsea erano presenti affianco alla ex first lady durante il discorso, tenuto di fronte a migliaia di sostenitori.

Nel suo discorso, la Clinton ha elogiato pubblicamente Obama, affermando che “se vogliamo realizzare la copertura sanitaria universale, rialzare il prestigio dell’America nel mondo, e migliorare la condizione degli americani, dobbiamo assicurarci che Obama sia il prossimo residente degli Stati Uniti”.

Dopo una riunione segreta tenuta giovedì sera fra Obama e la Clinton, presso l’appartamento della senatrice californiana Dianne Feinstein, sembrerebbe che la Clinton avesse deciso non solo di sostenere in pieno Obama per le presidenziali, ma di impegnarsi in prima persona anche per la raccolta fondi.  Sembra che Obama abbia promesso di aiutare l’ex first lady nel pagare quasi 30 milioni di dollari di debiti accumulati dalla sua campagna.  E così, durante il suo discorso la Clinton ha esortato i suoi sostenitori ad unirsi a lei nel sostenere fino in fondo la candidatura di Obama.

Mentre i vertici democratici, assieme ad Obama e i suoi consiglieri, sono già al lavoro per unire sia il partito, sia la sua variegata base elettorale, gli editorialisti e commentatori dei maggiori giornali USA rendono l’onore delle armi alla ex first lady, mettendo in risalto il ruolo positivo che ha avuto non solo nell’affermare la posizione delle donne nella politica americana, ma anche per quello che ha fatto per ridare alla politica una nuova vitalità.

Marie Wilson, presidentessa della White House Project, un’organizzazione non partigiana e non a scopo di lucro, che mira all’avanzamento della leadership femminile, ha scritto sul Washington Post del 7 giugno che ha incontrato, durante gli ultimi mesi, centinaia di donne che fanno parte della “prossima generazione di leader femminili – donne di tutte le età e di diverse idee, che stanno cercando i mezzi ed l’incoraggiamento per occupare posizioni di leadership nelle loro comunità, donne di tutte le parti politiche, che ringraziano Hillary Clinton per aver fatto apparire possibile quello che sembrava impossibile”.  Secondo la Wilson, la lotta per aumentare il numero delle donne nei ruoli di leadership “non finisce con la campagna di Hillary Clinton.  La candidatura Clinton ha aiutato a mettere in traiettoria una massa critica di donne diverse e ben equipaggiate, cambiando tutto sul futuro della leadership in questo paese.  E’ un’eredità di cui lei e il nostro paese devono essere fieri”.  A conferma dell’importanza della candidatura della ex first lady, Marie Wilson cita le donne in posizioni di leadership che le hanno detto “sono qui per merito della Clinton”.

Gail Collins, editorialista del New York Times, ha scritto sul giornale del 7 giugno, che “alla fine delle primarie e caucus, Hillary ha fatto apparire normale che una donna gareggiasse per diventare presidente”.  Per l’editorialista del Times, anche se la “campagna della Clinton non è riuscita a risolvere il dilemma se una donna è abbastanza ‘dura’ per fungere da comandante in capo delle forze armate, ha sicuramente aperto la strada a tale possibilità”.  Collins mette in risalto che da ora in poi “nessuno metterà più in dubbio se è possibile per una donna gareggiare al pari contro anche il più duro dei candidati maschi per la presidenza degli Stati Uniti”.

Per Meghan Daum del Los Angeles Times, dopo tutto quello che la Clinton ha dovuto fare e quello che ha subito durante la campagna elettorale,  “alla fine, forse non diventerà mai presidente, ma probabilmente sarà ricordata come una figura storica più importante di tanti presidenti, perchè avrà inciso più profondamente nella coscienza collettiva”.

Dal discorso della Clinton si evince che sarà importante capire quale sarà il ruolo ufficiale e reale che la senatrice di New York assumerà nella battaglia che Obama dovrà affrontare contro McCain.  Se il partito democratico riuscisse a canalizzare la forza della Clinton, con circa 18 milioni di elettori che hanno votato per lei durante le primarie e le forze sociali che rappresenta, Obama potrebbe trovarsi con il più formidabile degli alleati, coadiuvato anche dall’ex presidente Bill Clinton, la cui esperienza e il suo successo in politica estera potrebbe essere essenziali per colmare un’apparente debolezza del senatore afro americano nei confronti con il più navigato McCain.

Se la Clinton fosse elogiata, ringraziata, e riconosciuta solo ufficialmente, ma poi umiliata e alienata nei fatti, allora Obama potrebbe trovarsi di fronte non solo McCain e i repubblicani sulla strada verso la Casa Bianca, ma anche la macchina politica dei Clinton e dei loro sostenitori, i quali potrebbero sperare in una disfatta di Obama nel 2008, per ripresentare Hillary nel 2012.  Il presidente del partito democratico, l’ex governatore del Vermont, Howard Dean, così come la presidentessa della Camera, Nancy Pelosi, lavorano già da diverso tempo per ricucire l’unità del partito, che, secondo molti osservatori, passa necessariamente dal ruolo futuro che Obama e la direzione del partito vorranno dare alla Clinton.

Dal discorso della Clinton, tuttavia, non è emerso alcuna indicazione su quali potrebbero essere gli accordi che lei e Obama hanno raggiunto a riguardo del suo futuro.  Non è ancora chiaro quale sarà il ruolo di Hillary, e quello dell’ex presidente Bill Clinton, sia nella campagna presidenziale, sia nella futura amministrazione democratica, sempre se i democratici riusciranno a vincere a novembre.

Pubblicato su Agenzia Radicale l’8 giugno 2008

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.