Arizona: Grana immigrazione per i repubblicani

La nuova legge in materia varata dallo Stato dell’Arizona fa perdere ai repubblicani i consensi degli ispanici

In this Monday, April 10, 2006 picture, immigration rights supporters hold a rally in downtown Los Angeles. (AP Photo/Kevork Djansezian)

Anthony M. Quattrone

Il tema immigrazione è scoppiato fra le mani dei leader repubblicani americani nel momento meno opportuno, a sei mesi dalle elezioni di mid-term del prossimo novembre, quando saranno rinnovate un terzo dei seggi del Senato, l’intera Camera dei Deputati, e andranno in gara 36 cariche di governatore dei 50 Stati dell’unione. Le proteste in America stanno montando contro una legge sull’immigrazione clandestina approvata il 23 aprile 2010 dal governatore dell’Arizona, la repubblicana Jan Brewer. Diversi consigli comunali in varie parti degli Stati Uniti, molte organizzazioni culturali e sportive, e rappresentanti delle associazioni che tutelano i diritti delle minoranze chiedono il formale boicottaggio dello Stato dell’Arizona, fino a quando rimarrà in vigore la nuova legge. Le organizzazioni che rappresentano la comunità ispano-americana sono fra le più attive nel protestare contro la nuova legge, creando notevoli difficoltà per i dirigenti politici repubblicani, compagni di partito della governatrice Brewer e della maggioranza che controlla il ramo legislativo dello Stato dell’Arizona..

Secondo il New York Times, la legge approvata dallo Stato dell’Arizona “trasforma in sospetti criminali tutti gli abitanti di origine ispanica dell’Arizona, anche se sono immigrati con regolare permesso di soggiorno, o cittadini americani”. Secondo la versione finale della legge, sarà possibile per la polizia chiedere alle persone fermate perchè sospettate di aver violato una legge, i documenti relativi all’immigrazione. Secondo alcuni osservatori, diventerebbe buona prassi per un cittadino americano che viaggia in Arizona, di avere con se il passaporto perché, da come è stata emanata la legge, l’onere della prova di cittadinanza o di presenza legale nello Stato è totalmente a carico del fermato, e in mancanza di documenti, si va in prigione. Mentre da un punto di vista formale, la legge approvata in Arizona potrebbe anche reggere nelle corti federali contro eventuali eccezioni legali, la protesta delle organizzazioni ispaniche verte sulla questione del “racial profiling”, ovvero del “puntamento” razziale nei confronti delle persone che hanno un aspetto ispanico, nelle zone a ridosso del confine con il Messico. In breve, la preoccupazione degli oppositori della nuova legge dell’Arizona è che sarebbe troppo facile per la polizia trovare mille scuse per fermare delle persone “sospette”, finendo per puntare illegalmente gli ispanici. Secondo alcune stime ufficiali, tre quarti dei quasi 12 milioni di immigrati clandestini in America sono ispanici. Il racial profiling è già stato considerato una violazione dei diritti costituzionali di coloro che ne sono vittime, e le corti hanno condannato, in diverse occasioni, i dipartimenti di polizia e le agenzie governative che lo praticavano.

Alcune città e organizzazioni hanno già iniziato a boicottare l’Arizona. Il consiglio comunale della città di Los Angeles, retta dal sindaco ispano-americano, il democratico Antonio Villaraigosa, ha deciso con 13 voti a favore e uno contrario di vietare alla città di fare affari con lo stato dell’Arizona per protestare contro la nuova legge. La risoluzione approvata dal consiglio comunale della città californiana probabilmente non avrà un grosso effetto da un punto di vista economico, perché gli affari fra l’Arizona e il comune di Los Angeles si aggirano attorno alla cifra relativamente bassa di 8 milioni di dollari, ma sicuramente avrà una ripercussione notevole da un punto di vista politico, con un possibile boicottaggio commerciale e industriale di più vasta portata da parte di organizzazioni che danno importanza al punto di vista dei “clienti” latino-americani.

La patata bollente in mano ai repubblicani è particolarmente scottante perché da diversi anni il GOP cerca di corteggiare il voto ispano-americano, responsabile in parte anche del successo del presidente George W. Bush nella rielezione del 2004. In quell’occasione, Bush riuscì ad ottenere 44 percento del voto ispano americano, mentre nel 2008, il candidato repubblicano, John McCain, ne riuscì ad ottenere solo 33. La comunità ispanica è tradizionalmente di matrice conservatrice, di forte ispirazione cattolica, idealmente più vicina a molte posizioni espresse dalla destra repubblicana, come quelle sul concetto di matrimonio, inteso come unione fra uomo e donna, e della forte opposizione contro l’aborto. Nelle elezioni del prossimo novembre, gli ispano-americani potrebbero influenzare il voto per 37 seggi del Congresso, e l’elezione dei governatori della California, il Colorado, ed il Texas.

La questione dell’immigrazione clandestina è considerata uno dei temi di maggiore interesse per gli elettori americani. Secondo un sondaggio condotto dalla Pew Research fra il 6 e il 9 maggio 2010, 62 percento degli americani è favorevole che la polizia possa interrogare chiunque sia sospettato di essere entrato illegalmente nel Paese, mentre 67 percento è a favore dell’arresto nei confronti di chiunque non riesca a produrre la documentazione comprovante la presenza legale in America. Secondo i risultati di un sondaggio condotto per la NBC/Wall Street Journal, due terzi degli americani sostengono la nuova legge contro l’immigrazione clandestina promulgata dallo stato dell’Arizona. Tuttavia, secondo questo stesso sondaggio, 70 percento degli ispano-americani sono fermamente contrari alla legge.

Il presidente americano Barack Obama è contrario alla legge approvata in Arizona e vorrebbe affrontare la questione dell’immigrazione clandestina attraverso un pacchetto di misure comprensive, miranti a rafforzare le frontiere, disincentivare l’immigrazione clandestina promossa dell’industria, migliorare il sistema federale a sostegno dell’immigrazione legale, creare un percorso per legittimare i clandestini attualmente presenti nel Paese, salvaguardare il livello occupazionale dei lavoratori americani, ma, soprattutto, non rinunciare al patrimonio storico che definisce l’America come un Paese d’immigrati.

La riforma del “sistema immigrazione”, inteso come l’insieme di quello clandestino e quello legale, è sicuramente una grande sfida per tutta la classe politica americana. Secondo i sondaggi condotti prima della decisione dell’Arizona di implementare la nuova legge sull’immigrazione clandestina, era previsto un balzo in avanti dei repubblicani alla Camera con un guadagno attorno ai 35 seggi, rimanendo partito di minoranza, ma rafforzandosi notevolmente. Ora, se non riescono a guadagnare consensi fra gli ispano-americani, i repubblicani potrebbero giocarsi i possibili guadagni di seggi nel Congresso e nelle cariche di governatore a novembre. I democratici rischiano di perdere il voto degli ispanici se non protestano fermamente contro le decisioni prese dallo Stato dell’Arizona, ma rischiano di perdere il voto della maggioranza degli americani che invece sono a favore di quanto ha fatto l’Arizona.

Obama dovrà probabilmente scendere in campo in prima persona, con una proposta di legge esaustiva, capace di convincere la maggioranza degli americani, senza alienare gli ispano-americani, che il problema immigrazione può essere risolta senza che il Paese rinneghi la sua storia. La sfida di Obama, e di tutta la classe politica americana, democratica e repubblicana, sarà quella di conciliare la necessità di riformare il “sistema immigrazione” con l’invocazione della poetessa Emma Lazarus, scritta sul piedistallo della Statua della Libertà: “Datemi i vostri figli stanchi, i vostri poveri, le vostre masse confuse che desiderano respirare la libertà, i vostri derelitti. Io sollevo la mia fiaccola, davanti alla porta d’oro”.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.

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