America-Russia, disgelo a metà

Anthony M. Quattrone

US President Barack Obama (R) shakes hands with Russian President Dmitry Medvedev (L) at the Kremlin in Moscow. Obama later met Russia's powerful Prime Minister Vladimir Putin, a man who he described in the run-up to the summit as having "one foot" in the past of the Cold War. (AFP/RIA/Vladimir Rodionov)
US President Barack Obama (R) shakes hands with Russian President Dmitry Medvedev (L) at the Kremlin in Moscow. Obama later met Russia's powerful Prime Minister Vladimir Putin, a man who he described in the run-up to the summit as having "one foot" in the past of the Cold War. (AFP/RIA/Vladimir Rodionov)

La visita di Barack Obama a Mosca il 6 e 7 luglio 2009 aveva lo scopo di far ripartire i rapporti fra Stati Uniti e Russia con il piede giusto, dopo un lungo periodo d’incomprensioni. Alcune decisioni delle precedenti amministrazioni americane avevano fatto scattare reazioni basate sull’orgoglio ed il nazionalismo russo. La politica americana a favore dell’ampliamento dell’Alleanza Atlantica verso est, e l’invasione russa in Georgia, lo scorso agosto, hanno portato allo stallo la cooperazione fra i due paesi. In campagna elettorale, Obama aveva promesso di fare un “reset” del rapporto con la Russia, per rimettere in piedi una più fattiva collaborazione, mirando anche ad una drastica riduzione degli arsenali nucleari.

Obama e il presidente russo Dmitry Medvedev hanno raggiunto un accordo preliminare che dovrebbe prendere il posto del trattato sulla riduzione delle armi strategiche (START), che scade il prossimo 5 dicembre. Americani e russi possiedono oltre il 90 percento di tutte le armi nucleari, e ora mirano a diminuire i loro arsenali di almeno un terzo, riducendo il tetto attuale delle 2.200 testate strategiche a circa 1.500, entro sette anni. Il nuovo accordo prevede anche una drastica riduzione dei vettori strategici, comprendenti missili balistici, e quelli montati su sottomarini e caccia bombardieri, lasciando in piedi l’attuale sistema di verifica.

Obama è riuscito ad ottenere il transito in Russia di truppe americane dirette in Afghanistan, e la Russia ha anche ripreso il dialogo e la collaborazione militare con l’Alleanza Atlantica, sospesa dopo l’invasione della Georgia. La questione dei sistemi radar e di difesa missilistica che gli americani vorrebbero installare nella Repubblica Ceca e in Polonia, rimane ancora aperta, ma Medvedev ha indicato che il dialogo prosegue.

Obama può sicuramente registrare un passo in avanti nei rapporti con Mosca, ma rimane una generale diffidenza da parte dei russi nei confronti degli americani. A differenza di quanto è successo nelle altre capitali, visitate negli scorsi mesi dal presidente americano, non si è registrato alcuna manifestazione di “obamamania”. Secondo alcuni sondaggi, la maggioranza dei russi è sospettosa degli americani, e considerano gli Stati Uniti colpevoli di flagranti atti di abuso di potere nelle questioni di politica internazionale.

Durante il viaggio in Russia, Obama ha affermato che i semplici cittadini, le imprese, e gli imprenditori hanno un ruolo fondamentale nel migliorare i rapporti fra i due ex avversari della Guerra Fredda. In un discorso con gli studenti della New Economic School di Mosca, Obama ha sostenuto che “l’America vuole una Russia forte, pacifica, e prosperosa.” Per il presidente americano, si deve “guardare verso il futuro da costruire rifiutando il peso dei vecchi ostacoli e sospetti” che hanno caratterizzato il rapporto fra le due potenze.

Obama ha evitato di criticare direttamente il Cremlino, senza rinunciare, tuttavia, di proporre l’universalità d’alcuni ideali americani, quali la democrazia, la prosperità, e lo stato di diritto, lanciando un messaggio non troppo subliminale. Obama ha dichiarato che “tutti hanno il diritto di fare affari e ottenere un’educazione scolastica senza dover pagare una tangente” alludendo indirettamente alla cultura della corruzione, ora dominante in Russia.

Il rapporto commerciale fra Stati Uniti e Russia non è, in questo momento, particolarmente rilevante per i russi. Durante lo scorso anno, lo scambio commerciale ha raggiunto 36 miliardi di dollari, una cifra pari allo scambio fra il Cremlino e la Polonia. Obama ha fatto notare che dalla fine della Guerra Fredda ad oggi, lo scambio fra USA e Russia non ha avuto variazioni in termini percentuali rispetto al totale degli scambi americani. Il segretario del commercio americano, Gary Locke, ha puntualizzato che gli imprenditori americani “richiedono più trasparenza, prevedibilità, stabilità, e stato di diritto” nei rapporti commerciali.

Il tentativo di Obama di dare nuovo impulso ai rapporti fra USA e Russia potrà avere successo se si migliora la fiducia fra le due nazioni, a tutti i livelli, ed in particolare fra la gente comune. Obama ha fatto un passo necessario nell’interesse della nuova politica internazionale americana. Putin e Medvedev dovranno decidere se premere l’acceleratore per migliorare i rapporti con gli americani, o se hanno ancora bisogno di un “nemico” esterno, per distrarre la popolazione dai tanti problemi domestici. Fu proprio Putin, nel maggio 2007, a paragonare gli Stati Uniti al Terzo Reich, riportando la memoria collettiva ai venti milioni di morti causati proprio dall’aggressione nazista durante la Seconda guerra mondiale. A questo punto, sarebbe necessario e urgente una rettifica da parte di Putin.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.