Ambientalisti arrabbiati con Obama

Anthony M. Quattrone

President Barack Obama speaks with an F/A-18 F 'Green Hornet' jet behind him, at an event about energy security, Wednesday, March 31, 2010, at Andrews Air Force Base in Maryland. The F-18 'Green Hornet' will run partly on bio fuel. (AP Photo/Evan Vucci)

La decisione di Barack Obama di permettere la trivellazione dei fondali marini sulla costa sud orientale degli Stati Uniti è un nuovo esempio della via del compromesso adottato dal presidente americano nell’affrontare le questioni fondamentali del Paese. Ovviamente, il tentativo di costruire il consenso su di una posizione mediana lascia scontenti gli aderenti alle posizioni estreme di destra e di sinistra, così com’è successo già pochi giorni fa per la riforma sanitaria. La riforma non assomiglia più a quella proposta inizialmente dal presidente, ma comprende, invece, molte “correzioni” conservatrici suggerite dagli oppositori repubblicani e dalla destra democratica. La riforma è il frutto di oltre un anno di trattative fra tante parti interessate, rappresentati nel Congresso da senatori e deputati dei due maggiori partiti, ma anche da una rete trasversale, influenzata da lobby che hanno lavorato in modo metodico, riuscendo a rompere l’unità del partito democratico.

L’autorizzazione a trivellare alcuni fondali marini americani, in particolare quelli dal Delaware fino alla Florida, è una nuova decisione che ha richiesto coraggio da parte di Obama, perché è un compromesso che scontenta sia le industrie petrolifere che avrebbero voluto mano libera anche in tutte le acque territoriali americane, sia gli ambientalisti, che si sentono traditi dal presidente. Obama ha annunciato il suo piano il 31 marzo 2010 in un discorso alla base dell’Air Force di Andrews, alla presenza del segretario agli Interni Ken Salazar, rivolgendosi in particolare agli scontenti, ricordando che è necessario trovare una via di mezzo, un compromesso, che prenda in considerazione sia le esigenze energetiche degli Stati Uniti, sia la necessità di proteggere le risorse naturali americane. Obama ha dichiarato che, “per aumentare la crescita economica, creare posti di lavoro e mantenerci competitivi, dobbiamo sfruttare le fonti tradizionali, mentre lavoriamo per aumentare la produzione di energie rinnovabili”. Obama ha dovuto anche rassicurare gli amministratori locali repubblicani e democratici che l’autorizzazione a trivellare sarà concessa assicurando la protezione delle aree vitali per il turismo, l’ambiente e la sicurezza nazionale, evitando di essere guidati dall’ideologia politica, ma seguendo i progressi della scienza.

Il presidente ha ricordato agli americani nel suo discorso che è necessario trovare una via di mezzo sulle questioni fondamentali per il Paese. Secondo Obama è necessario “andare in avanti, oltrepassando gli stanchi dibattiti fra sinistra e destra, fra imprenditori e ambientalisti, fra chi pensa che trivellare è la cura, e quelli che pensano che non sia mai ammissibile trivellare.” Per Obama la questione energetica “è troppo importante da permettere che il nostro progresso possa languire, mentre perdiamo tempo nel condurre le stesse vecchie battaglie, trite e ritrite”.

Obama punta ancora una volta a trovare un accordo bipartisan per attuare, almeno in parte, alcuni elementi fondamentali del suo programma politico in tema di energia e ambiente. Attraverso le concessioni sulla trivellazione dei fondali marini, il presidente spera di convincere i repubblicani a non boicottare due riforme che gli stanno più a cuore, cioè, quella sull’indipendenza energetica e quella ecologica. In campo energetico, Obama vuole assicurare all’America la possibilità di sganciarsi dalla dipendenza dal petrolio straniero, variando le fonti di energia negli Usa. Mentre il suo governo lavora per indirizzare il Paese verso le fonti di energia verde, Obama non esclude l’uso massiccio di tutte le fonti disponibili, fra cui anche il nucleare. Infatti, il presidente aveva già causato l’ira degli ambientalisti, quando, durante un recente discorso, auspicò l’ampliamento dell’uso del nucleare per il prossimo futuro, ponendo come condizione la massima sicurezza delle centrali. Nel ricordare agli americani che il progresso della scienza deve avere priorità sull’ideologia nel campo dell’energia, Obama sta preparando il terreno anche per sfruttare maggiormente le vaste risorse di carbone disponibili negli Usa. Per il presidente, la trivellazione, l’uso delle riserve di carbone, così come il nucleare, sono giustificabili se di pari passo va avanti una politica per rendere praticabili le energie verdi.

Le critiche degli ambientalisti sono piovute sul presidente immediatamente. Per molti liberal Obama ha in sostanza copiato i piani del suo predecessore, il repubblicano George W. Bush, considerato da molti democratici come il braccio politico dell’industria petrolifera americana. I sostenitori del presidente, tuttavia, fanno notare che la politica di Obama non permetterà nuove trivellazioni nel Pacifico, né sulla costa nord orientale degli Usa, dal New Jersey fino al Canada, e proteggerà la baia di Bristol, nel sud-ovest dell’Alaska, dove si trova uno dei più grandi centri di pesca. Nel frattempo, Obama ha ordinato agli enti federali, fra cui anche il Dipartimento della Difesa, a iniziare ad acquistare motori elettrici o che funzionano con carburante ibrido, permettendo anche alle forze armate di usare miscele con biocarburanti.

Le discussioni parlamentari delle prossime settimane in America saranno probabilmente le ultime che si terranno prima che inizi la campagna elettorale per le elezioni di mid-term di novembre, quando si voterà per rinnovare l’intera Camera e un terzo del Senato. Obama dovrà agire immediatamente per ottenere l’approvazione del pacchetto energia e clima, prima che le consultazioni di novembre possano stravolgere l’attuale maggioranza democratica al Congresso, e prima che deputati e senatori siano distratti dalla campagna elettorale.

Autore: Tony Quattrone

Tony Quattrone è stato eletto rappresentante del Partito Democratico USA in Italia dal marzo 2015 al marzo 2017 (Democrats Abroad Italy-Chair). Ora vive a Houston, Texas, dove milita nel Partito Democratico della Contea di Harris. Ha vissuto in Italia per quasi 50 anni, dove ha lavorato prima per i programmi universitari del Dipartimento della Difesa USA, e poi come Capo delle Risorse Civili del Comando NATO di Napoli. Ha pubblicato oltre 200 articoli in italiano per diverse testate (Quaderni Radicali, Il Denaro, L'Avanti, ecc.) ed è stato intervista più volte dalla RAI e altre emittenti in Italia a proposito delle elezioni USA.