Anthony M. Quattrone
Con le schiaccianti vittorie nelle Potomac Primaries del 12 febbraio, il senatore dell’Illinois, Barack Obama, ha, per la prima volta, sorpassato la senatrice di New York, Hillary Clinton, nel conteggio dei delegati per la nomina a candidato presidente per il partito democratico. Obama ha vinto con il 75 percento nel Distretto di Columbia (dove ha sede la capitale, Washington), con 64 in Virginia e con 60 nel Maryland. Le primarie appena svolte prendono il nome dal fiume Potomac che bagna, appunto, la capitale americana e gli stati della Virginia e del Maryland.
Secondo la Real Clear Politics, Obama conduce per 1.252 delegati contro 1.210 per Clinton, nella gara per conquistare la maggioranza dei 4.049 delegati che voteranno nella Convention democratica del prossimo agosto a Denver.
Obama, che si trova già in Wisconsin dove si voterà il 19 febbraio, ha commentato i risultati che pervenivano durante la serata di martedì, affermando che “il cambiamento che desideriamo ha spazzato la baia di Chesapeake, fino al fiume Potomac. Abbiamo conquistato lo stato del Maryland. Abbiamo conquistato il Commonwealth della Virginia. E anche se abbiamo vinto a Washington, questo movimento non si fermerà fino a quando ci sarà il cambiamento a Washington e stasera stiamo andando in quella direzione”.
La senatrice Clinton ha incassato la sconfitta, già prevista da molti osservatori e dai sondaggi, e ha iniziato immediatamente a concentrarsi sulle prossime primarie. In particolare, lo staff della Clinton punta il tutto per tutto non tanto sulle consultazioni in Wisconsin dove sono in palio 74 delegati, o nelle Hawaii, dove si voterà il prossimo 2 marzo per 20 delegati, bensì sulle primarie del 4 marzo, quando si voterà nel Texas dove sono in palio 193 delegati, nell’Ohio con 141, nel Rhode Island con 21, e nel Vermont con 15.
La Clinton ha dichiarato che “durante le prossime tre settimane, attraverseremo il Texas per portare il nostro messaggio su quello di cui ha bisogno l’America e sul tipo di presidente di cui ha bisogno il Paese, un presidente che sarà capace, già dal primo giorno in carica, a essere il comandante in capo e a cambiare il corso dell’economia. Io sono stata già messa alla prova, sono pronta”.
Sul fronte repubblicano, si consolida la posizione del senatore dell’Arizona, John McCain, il quale ha vinto nel Distretto di Columbia con il 68 percento, nel Maryland con il 54 e nella Virginia con 50 percento, battendo l’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee. Nel conteggio dei delegati, secondo l’Associated Press, McCain è in testa con 821 delegati contro 241 per Huckabee, e 14 per il deputato del Texas, Ron Paul. McCain continua a vincere, avvicinandosi a conquistare i 1.191 delegati che servono per essere nominato candidato presidente per il partito repubblicano.
McCain, nel frattempo, ha iniziato a focalizzare la sua attenzione su Obama e Clinton, piuttosto che sui due concorrenti repubblicani ancora in gara, attaccandoli in particolare sulla politica estera americana e la sicurezza nazionale. In un discorso tenuto in Virginia martedì sera, McCain ha affermato che Obama e Clinton “vogliono dipingere un quadro del mondo, dove gli errori dell’America sono considerati come un pericolo più grave per la nostra sicurezza, un pericolo molto più grave delle intenzioni malvagie di un nemico che disprezza noi e i nostri ideali”.
Ora l’attenzione degli osservatori americani si rivolge verso i rilevamenti dei sondaggi per le prossime tornate elettorali, specialmente quelle democratiche del 4 marzo in Texas e in Ohio. Mentre gli osservatori dànno Obama è vincente nel Wisconsin e nel suo stato nativo, le Hawaii, i primi risultati dei sondaggi per le consultazioni in Texas ed in Ohio, che si terranno fra tre settimane, saranno disponibili solo fra qualche giorno.
Pubblicato il 14 febbraio 2008 su IL DENARO.