Anthony M. Quattrone
Secondo alcuni studi sulla composizione dell’elettorato americano, risulta che la partecipazione al voto da parte degli elettori afro americani è aumentata fra le consultazioni presidenziali del 2000 e quelle del 2004, sia in termini di voti percentuali, sia in termini di voti popolari. Nel 2000, i neri rappresentavano il10 percento di coloro che hanno effettivamente votato, mentre nel 2004 hanno rappresentato circa il 12 percento. Nel 2000, votarono circa 10,5 milioni di neri, mentre nel 2004 il voto afro americano è salito a 14, 6 milioni, con una crescita di circa 4,1 milioni.
Un attento studio degli exit poll condotti dalla Voter News Service nel 2000, e da parte dell’Edison/Mitofsky nel 2004, danno alcune interessanti indicazioni, che sicuramente sono già allo studio degli strateghi elettorali del senatore democratico dell’Illinois, Barack Obama, e del senatore repubblicano dell’Arizona, John McCain, i due candidati alla presidenza USA del prossimo novembre.
Nel 2004, il voto nero a favore del candidato repubblicano, George W. Bush, è salito in termini percentuali rispetto al 2000, registrando un aumento di ben 3 punti, dall’8 percento del 2000 all’11 del 2004. Mentre a livello nazionale l’aumento del voto nero per Bush ha sicuramente contribuito alla sua vittoria, nello stato dell’Ohio è stato probabilmente determinante. Si ricorda che nel 2004 Bush vinse contro il candidato democratico, il senatore del Massachusetts John Kerry, per 286 electoral votes a 251. I venti voti elettorali dello stato dell’Ohio andarono a Bush per soli 119 mila voti popolari (Bush ottenne circa 2.859.000 voti contro circa 2.740.000 per Kerry). In Ohio, nel 2000, solo il 9 percento della comunità nero votò per Bush, mentre nel 2004, la percentuale salì al 16 percento. Secondo alcuni studi, se Bush non avesse potuto contare sull’incremento di circa 7% degli elettori neri a suo favore in Ohio, pari a circa 45 mila voti, la differenza nel totale dei voti in quello stato avrebbero visto Bush in vantaggio su Kerry per soli 29 mila voti, a fronte di circa 150 mila voti provvisori (contestabili), che avrebbe permesso al candidato democratico di chiedere un nuovo conteggio e la verifica dei voti provvisori e, pertanto, contestabili. Nelle elezioni USA, i voti “provvisori” sono quelli che sono stati espressi da persone la cui identità non è stata accertata, o i cui nomi non appaiono sulle liste elettorali di un particolare distretto, o a causa di quale altra irregolarità. Nella consultazione elettorale del 2004, i voti provvisori furono ben 1,9 milioni a livello nazionale.
Ora che Obama è diventato il primo candidato afro americano alla presidenza degli Stati Uniti, gli organi d’informazione americani sondano gli umori dell’elettorato nero, cercando di capire se sarà possibile per il senatore dell’Illinois catturare anche il voto dei neri che si riconoscono nel partito repubblicano. Frederic J. Frommer, dell’Associated Press, racconta in un articolo del 14 giugno, che diversi neri conservatori e simpatizzanti del partito repubblicano hanno dichiarato apertamente che sosterranno Obama, anche se qualcuno, come John McWhorter, un collaboratore dell’istituto conservatore Manhattan e opinionista del New York Sun, si è lamentato per le posizioni troppo liberal del candidato democratico. Per McWhorter, “Obama e probabilmente troppo a sinistra su molti temi, ma la possibilità di poter superare la questione razziale è un fatto fondamentale per me. E’ così intelligente, e penso che sarà un presidente perfettamente competente — pertanto sono per lui”.
Frommer riferisce anche la posizione di Armstrong Williams, un conduttore televisivo nero che non ha mai votato per un candidato democratico alla presidenza. Williams ammette che per la prima volta non è sicuro di votare repubblicano, anche se non gli piacciono le posizioni politiche di Obama, e racconta che “fra i conservatori neri, mi dicono privatamente, che troverebbero molto difficile votare contro di lui a novembre”. Per molti di questi repubblicani, un conflitto interiore sembra all’ordine del giorno, perché, scrive Frommer, mentre “gioiscono dall’idea che ci potrà essere un presidente nero, lottano contro l’idea che il senatore dell’Illinois è ideologicamente così distante da loro”.
McCain è al lavoro per arginare la perdita di voti neri o di riportarli al partito repubblicano. Frommer riferisce che il candidato repubblicano ha annunciato che parteciperà il prossimo mese al convegno annuale della NAACP (la famosa organizzazione per l’avanzamento dei diritti civili delle persone di “colore”), e che ha recentemente visitato la cittadina di Selma in Alabama, che fu al centro delle proteste decisive che si svolsero negli anni 60 per i diritti civili, ed il particolare per il diritto al voto dei neri, parlando della necessità di includere nella politica anche quegli “americani che sono stati dimenticati”.
Nel 2004, la grossa mobilitazione da parte di diverse organizzazioni civiche per portare gli elettori neri alle urne risultò nell’incremento del voto afro americano. Fra questi, si registrò un incremento del voto da parte di circa 1,6 milioni di giovani neri, fra i 18 e 29 anni d’età. E fu proprio fra i giovani che i repubblicani riuscirono a conquistare il 13 percento del voto nero nel 2004, contro l’8 nel 2000, registrando a livello nazionale un incremento del 5 percento, mentre fra i più anziani, quelli oltre 60 anni d’età, il voto dei neri per i repubblicani scese dall’11 percento del 2000 al 9 percento del 2004. Bush e i repubblicani riuscirono, tuttavia, a guadagnare punti anche nei due gruppi intermedi, salendo dal 7 all’11 in quello dai 30 ai 44 anni, e da 9 all’11 percento nel gruppo dai 44 ai 59, sempre nel confronto fra le presidenziali del 2000 e del 2004.
Diversi opinionisti e politici neri sono preoccupati, tuttavia, che un voto nero per Obama espresso su linee razziali piuttosto che su quelle politiche potrebbe innestare un razzismo al contrario, dove il candidato è giudicato positivamente per il colore della pelle, piuttosto che per le posizioni politiche e le capacità che esprime. Joseph C. Phillips, un attore e scrittore afro americano conservatore, è affascinato da Obama, ma trova ironico che si potrebbe finire per votare per Obama per motivi razziali. Phillips afferma che “non dobbiamo giudicarlo in base alla sua razza, ma in base al suo gradimento in quanto candidato politico”.
Pubblicato il 16 giugno 2008 su Agenzia Radicale